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Quasi nelle stesse ore in cui, con piena legittimità, in Europa si esultava per la decisione della Corte europea di Strasburgo che, ribaltando la legge austriaca (che prevede unioni civili per gli omosessuali dal 2010, ma esclude il diritto all’adozione da parte del compagno del genitore), sanciva il diritto completo dei partner uniti civilmente all’omogenitorialità (Corte Europea dei Diritti Umani) per le nazioni che abbiano quantomeno una norma sulle unioni civili, altre notizie sull’argomento trovavano poca o nessuna visibilità sui media italiani. Si tratta certamente di notizie più regionali, o che meno attinenza avranno sui possibili sviluppi della futura legge italiana in materia (sempre che ci si arrivi), ma hanno tutte motivo di essere richiamate.

Se il mondo LGBT ha reagito, anche in Italia, con giubilo alla sentenza, la politica sembra sempre lontana. Molti programmi non parlano nemmeno di riconoscimento delle unioni civili o di legge contro l’omofobia (provvedimenti affossati, del resto, da un vasto schieramento bipartisan nell’ultima legislatura). Oltre ai prevedibili silenzi nei programmi di Lega, PdL, Gianniniani e Montiani, la questione manca anche nel programma del Movimento 5 Stelle. A favore del matrimonio ci sono solo SEL, Ingroia e i Radicali, mentre Centro Democratico e PD si attestano sulla via mediana delle unioni civili e della legge contro l’omofobia (Il tempo è scaduto).

Praticamente in contemporanea con Strasburgo, a Karlsruhe in Germania la Corte suprema ha dichiarato incostituzionale il divieto legislativo all’adozione per le coppie omosessuali, che non avevano pari diritti con le coppie etero a condividere l’adozione già registrata da uno dei due partner. Il tribunale ha dato tempo al legislatore fino al luglio 2014 per modificare la situazione legislativa, riscuotendo il plauso dei liberali (al governo insieme ai cristiano democratici) e dei verdi (Die Welt).

Notizie incoraggianti sull’argomento vengono anche da Israele, dove – come già segnalato da Il grande colibrì – il Ministero della difesa è stato condannato ad indennizzare una bimba che ha perso la compagna della madre in combattimento, sancendo così il principio delle coppie di genitori omosessuali e dove una coppia gay ha lanciato un appello via web per riuscire a coronare il proprio sogno di una gravidanza surrogata, attraverso una raccolta di fondi per riuscire a pagarne le spese (The Times of Israel).

E anche dagli Stati Uniti: ancora una volta il presidente Barack Obama ha speso parole a favore delle famiglie gay, tornando nella Chicago che lo ha visto crescere, commentando la legge in discussione per il matrimonio gay in Illinois e ricordando la sua esperienza di bambino “cresciuto senza un padre e che avrebbe tanto desiderato averne uno” (ChicagoPride).

Purtroppo ci sono però anche novità decisamente preoccupanti. A Portorico la Corte suprema ha ribadito il no al diritto all’adozione per le coppie omosessuali, sia pure in un giudizio passato con 5 voti contro 4 (Global Post). Dalla Turchia si leva la voce del governo che muove passi ufficiali per far ritornare nel Paese i bambini dati in adozione in nazioni dove rischiano di avere genitori cristiani o gay, che rischierebbero quindi di trasmettere uno stile di vita non conforme ai valori musulmani.

Al di là del contrappasso per i cristiani di essere accomunati agli omosessuali come diseducativi, la faccenda ha più di un lato triste e financo tragico: per i bambini che rischiano di non trovare genitori, ma soprattutto per coloro che già sono stati dati in adozione e che il governo di Ankara vorrebbe far tornare in patria, facendo loro subire un ulteriore dramma. Ma il governo turco è pronto, per raggiungere il suo scopo, a rivolgersi ai tribunali, accusando le autorità che hanno dato in affido a coppie estranee alla cultura dei bambini adottati di “violazione dei diritti umani e danno psicologico causato ai bimbi” (Hürriyet Daily News).

Una obiezione quasi identica (naturalmente limitata alla sola omogenitorialità) e decisamente prevedibile, dopo la svolta omofobica iniziata con le leggi sul divieto di propaganda gay approvate prima da San Pietroburgo e poi dal Parlamento nazionale, arriva dalla Russia:  qui la scusa usata è quella di un bambino russo dato in adozione negli USA e morto a causa delle violenze infertegli dalla madre adottiva, ma la limitazione che si vuole porre in atto riguarda – chissà come mai – le coppie omosessuali che non dovrebbero più accedere all’adozione di bambini russi, anche se la pratica, a differenza di quella turca, è ancora allo studio (The Voice of Russia).

In linea con queste chiusure alle coppie LGBTQ* è anche un provvedimento preso a gennaio dalle autorità indiane, anche se in questo caso non si tratta di bambini adottati ma di gravidanze surrogate, un’attività fiorente nel Paese, che saranno tuttavia proibite per genitori stranieri omosessuali (The Times of India).

 

Michele
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