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Tutti i sondaggi avevano ampiamente previsto un eclatante risultato per il partito di destra tedesco Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania; AfD), ma il trionfo è stato ancora più clamoroso: in Sassonia-Anhalt l’AfD ha conquistato il 24,2% dei voti (15-19% nei sondaggi), in Baden-Württemberg il 15,1% (10-13% nei sondaggi), in Renania-Palatinato il 12,6% (8-11% nei sondaggi). E così, anche se il partito non è diventato la prima forza politica in nessuno dei tre Land in cui si è votato domenica, la sua avanzata è stata così impressionante da far apparire l’AfD come la vera vincitrice di queste elezioni. Trema Angela Merkel, ma trema anche tutta l’Europa, sconvolta dall’avanzata delle destre populiste in molti stati occidentali e dalla deriva autoritaria di molti stati orientali. E da un’ondata di paura e intolleranza che la sconquassa da est a ovest, da nord a sud.

CONTRO GLI IMMIGRATI E I MUSULMANI

Alternative für Deutschland è nata nel 2013 come un partito di centro-destra populista, liberista ed euroscettico che, sfruttando il risentimento di molti tedeschi nei confronti dell’Europa meridionale (i “fannulloni” greci, spagnoli e italiani), proponeva la dissoluzione dell’euro e un ritorno alla sovranità nazionale a scapito dell’Unione Europea (di cui comunque non chiedeva la fine). Con il tempo il partito ha virato verso posizioni sempre più radicali e nazionalistiche, tanto da subire una scissione: i discorsi contro gli immigrati e i rifugiati, in particolare contro quelli musulmani, sono diventati sempre più frequenti, espliciti e centrali nell’ideologia del movimento. L’AfD è diventata così implicitamente il punto di riferimento elettorale dei movimenti razzisti e islamofobici in forte crescita in Germania.

Questa svolta verso l’estrema destra ha la faccia sorridente della conservatrice Franke Petry, proclamata presidentessa del partito a luglio del 2015. Ma ha anche il volto severo della sua vicepresidentessa, la duchessa Beatrix von Storch, esponente di spicco del cristianesimo ultra-tradizionalista tedesco, eurodeputata e fautrice di proposte come il bombardamento dei profughi. Nonostante questo, però, Alternative für Deutschland, proprio come la Lega Nord in Italia o il Front National (Fronte nazionale) in Francia, è riuscita a costruirsi una facciata da forza moderata. E, a seconda delle convenienze, sbandiera o nasconde le proprie posizioni intolleranti, comprese quelle che vorrebbero colpire i diritti e la dignità delle donne e delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender).

CONTRO LE DONNE E LE PERSONE LGBT

Nella bozza di programma nazionale (“Essere liberi cittadini, non sudditi”) dell’AfD circolata nella mailing list della direzione nazionale del partito e pubblicata da Correctiv e dallo Spiegel, vengono rilanciati i soliti attacchi (contro l’euro, contro gli immigrati, contro l’islam), ma acquista una nuova importanza una retorica sempre più ostile a donne, omosessuali e transessuali. Il capitolo sulla famiglia si apre affermando che “l’apprezzamento della famiglia tradizionale si sta perdendo in Germania”, attacca esplicitamente il femminismo, denuncia la “banalizzazione” dell’aborto che starebbe mettendo a rischio l’equilibrio demografico tedesco. E ovviamente non si deve neppure parlare di matrimoni tra persone dello stesso sesso!

Nella parte del programma dedicata alla scuola, largo spazio è dato alla richiesta di cancellare tutte le iniziative finalizzate al rispetto delle diversità e alla lotta alle discriminazioni, “strumenti delle lobby per rafforzare la propria egemonia culturale”. Facendosi eco di quell’allarmismo e complottismo cui ci hanno abituati Manif pour tous e Sentinelle in piedi, il partito punta il dito contro la presunta “diffusione dell’omosessualità e della transessualità nell’insegnamento” e lancia frasi ambigue che richiamano la confusione tra omosessualità e pedofilia: “I nostri figli non devono diventare il giocattolo degli orientamenti sessuali di una minoranza rumorosa”.

L’ASSURDA SEDUZIONE DELLA PAURA

L’avanzata dell’estrema destra in Germania e in tutta Europa, insomma, dovrebbe inquietare profondamente tutte le persone che credono nei diritti e nella democrazia, in particolare le minoranze di tutti i tipi. Le nuove strategie della destra radicale, però, puntano a giocare sulle paure delle minoranze, riuscendo persino a conquistarne alcune. Succede così che la comunità LGBT sia corteggiata da questi seminatori di odio che, mentre si camuffano da paladini degli omosessuali contro un’omofobia dipinta come prerogativa di stranieri e musulmani, portano avanti in realtà le proposte politiche dei gruppi omofobi e transfobi più agguerriti. E questo tentativo di seduzione troppo spesso va a buon fine.

“Nessuna tolleranza verso l’intolleranza importata” martella il gruppo degli omosessuali iscritti all’AfD su Facebook, assumendo senza vergogna prese di posizione inequivocabilmente razziste. E intanto cerca di spiegare perché, per fermare la presunta invasione di richiedenti asilo contrari ai diritti LGBT, è fondamentale appoggiare una forza politica esplicitamente contraria ai diritti LGBT. Se si lasciasse da parte per un attimo la paura, questi meccanismi apparirebbero subito ed evidentemente assurdi, eppure sono comuni ai due terzi di elettori gay sposati che votano Front National in Francia [Il Grande Colibrì] o ai sostenitori omosessuali della Lega Nord in Italia.

Così il movimento LGBT europeo deve affrontare una sfida difficile: combattere una lotta tanto esterna quanto interna contro una destra subdola e pericolosa, sapendo che in moltissimi contesti non potrà contare su una sinistra troppo spesso remissiva, ipocrita e bigotta.

 

Pier
©2016 Il Grande Colibrì

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