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La notizia che nei giorni scorsi avrebbe dovuto scaldare il cuore di tutte le persone sensibili ai diritti umani è che la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha stabilito, con un’articolata e precisa sentenza, nuove regole per il riconoscimento dell’asilo politico delle persone omosessuali provenienti da paesi dove sono oggetto di discriminazione e di persecuzione (curia.europa.it). La sentenza è frutto di una controversia tra il Ministero per l’immigrazione e l’asilo dei Paesi Bassi e tre cittadini provenienti da Sierra Leone, Senegal e Uganda ed è stata accolta con soddisfazione dalla stampa e dagli attivisti LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) europei perché nella sostanza amplia le possibilità per le persone perseguitate per il loro orientamento sessuale di ricevere accoglienza e protezione in Europa.

Nel documento ci sono naturalmente limiti chiari. Il solo fatto che gli atti omosessuali siano proibiti o punibili non costituisce titolo a chiedere asilo in Europa, ma non è necessario essere stati perseguiti – o perseguitati – personalmente per poter fare richiesta: è sufficiente che sia normalmente applicata una legge che preveda pene detentive per alcuni atti omosessuali. Nella sostanza le persone provenienti da paesi che puniscono per legge alcuni atti ma che poi non applicano la legge faticherebbero non poco ad accedere al diritto d’asilo.

Inoltre per poter fare richiesta è necessario tanto appartenere a un gruppo sociale percepito come diverso dalla società, quanto condividere con le altre persone di questo gruppo una caratteristica comune immutabile o fondamentale, che nel caso in oggetto è legata alla sfera dell’orientamento sessuale: e questa duplicità di caratteristiche da soddisfare è stata fortemente criticata dai giuristi che compilano il blog articolo29.it, che pure apprezzano gli effetti della decisione.

Decisamente più critica l’analisi di Amnesty International che punta il dito proprio sulla mancata difesa di chi rischia persecuzioni in quanto omosessuale solo perché la legge che discrimina trova blanda o quasi nulla applicazione (amnesty.org). E lo stesso tipo di critica arriva dal quotidiano maghrebino online lemag.ma, che osserva come il diritto di asilo sia ammesso solo se le persecuzioni raggiungono “un certo livello di gravità“.

Anche da Senthorun Raj, avvocato australiano paladino dei diritti dei civili dei rifugiati LGBT, sono arrivati commenti in cui gli apprezzamenti sono decisamente superati dalle critiche. Raj ha infatti dichiarato a starobserver.com.au che la sentenza europea equipara il vecchio continente alla pratica in vigore in Australia , ma che entrambe non garantirebbero – per esempio – ad una vittima delle vessazioni dei neonazisti russi (ilgrandecolibri.com), che sono purtroppo da mesi all’ordine del giorno, di ottenere asilo, perché le leggi contro la propaganda gay non sono considerate sufficientemente discriminatorie. “Ma le leggi non feriscono solo in modo diretto le persone LGBT – ha ricordato Raj – perché creano anche un clima di impunità in relazione alla violenza omofobica che si scatena con l’inazione dello stato“.

E mentre l’ILGA si è limitata a registrare la sentenza pubblicandone un breve sunto sul proprio sito, ma senza usare termini trionfalistici (ilga-europe.org), come si diceva i commenti di stampa progressista e attivisti italiani (probabilmente allertati unicamente da una notizia d’agenzia e ignari dell’esatto contenuto del dispositivo della Corte europea) sono stati di esultanza e giubilo. Da gay.it a queerblog.it, da repubblica.it a Sergio Lo Giudice (sergiologiudice.it), sono stati tutti contenti per una sentenza che, pur importante, rivela ancora una volta la paura di riconoscere un diritto a una minoranza la cui identificazione resta uno dei nodi controversi.

Lo dimostra, una volta di più, l’assurda richiesta fatta dalle autorità del Regno Unito di “provare” la propria omosessualità, che secondo alcuni parlamentari includerebbe la possibilità di fornire proprie immagini (video o foto) pornografiche mentre si è impegnati in rapporti omosessuali (bbc.co.uk). Sembrerebbe quasi una barzelletta, se non fosse una trovata “angosciante” (come l’ha definita il gruppo per i diritti LGBT inglese Stonewall).

 

Michele
Copyright©2013ilgrandecolibri.com

One Comment

  • Giorgio Dell'Amico ha detto:

    Che la sentenza per l'italia non sia forse un salto in avanti, è indubbio, anche se per alcune cose rafforza e chiarisce aspetti che già venivano tenuti in conto mentre in altri Paesi non succedeva… questo almeno secondo la mia esperienza… il dubbio che invece avevo, era forse che potesse farci su altri aspetti passi indietro, ma fortunatamente la nostra giurisprudenza ha già dato indicazioni precise…
    Proverò a spiegare meglio, da un lato la Corte ha detto che il tema della "discrezionalità" non può essere usato per respingere la domanda di protezione internazionale inoltre ha chiarito, che la presenza di leggi che sanzionano l'omosessualità sono un riferimento rispetto al diritto di protezione… due punti che per l'Italia non rappresentavano un problema che invece in altri Paesi UE, erano motivo di rigetto.
    Il problema per noi forse poteva essere rispetto all'attualità e concretezza delle pene applicate, ma la nostra giurisprudenza ha già chiarito, che basta solo il fatto che vi sia una norma (anche se non applicata o saltuariamente) è motivo per riconoscere la protezione.
    Insomma, forse per noi non si tratta di un grande passo avanti (però è importante) ma sicuramente non danneggia.
    Sulla situazione dei russi, credo invece che vi siano le condizioni perchè possano vedere riconosciuti lo Status di rifugiato, almeno in Italia e su questo, probabilmente già nei prossimi mesi, avremo un primo caso…
    Il problema, piuttosto è sul sostegno a richiedenti asilo che troppo spesso non sono informati, sono mal consigliati o sono seguiti da persone inesperte. Per questo Arcigay e altre realtà in Italia da diverso tempo stanno offrendo assistenza a queste persone sia dal punto di vista legale che sociale e a breve speriamo che vi possano essere anche le condizioni per offrire tutta una serie di opportunità legate all'assistenza, supporto legale e strumenti per l'integrazione nell'ambito di uno specifico progetto che potrà vedere accolti richiedenti asilo LGBT…
    Giorgio Dell'Amico
    migra@arcigay.it

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