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Carceri, mancano strutture idonee ai detenuti LGBTQ*
Folsom Street Fair, la più grande fiera BDSM del mondo
Cinema LGBTQ*, a Nizza uno sguardo sulle rivolte arabe
Segretario PD criticato per una battuta su Gasparri: isteria?

MONDO L’omofobia fa brutti scherzi e quasi ci sarebbe da ridere se gli effetti non fossero drammatici… Nella calda Nigeria gli atti omosessuali sono puniti con 14 anni di carcere e, nel nord, con la pena capitale, eppure il parlamento è pronto ad approvare una legge che vieterà i matrimoni gay. Insomma, si proibirà quello che è già ben più radicalmente proibito! E’ facile intuire che dietro a questa assurdità ci sono i gruppi cristiani fondamentalisti USA che manovrano e finanziano i politici omofobi nigeriani (leggi l’articolo su iGC) e che probabilmente vogliono diffondere quello stesso veto alle nozze omosessuali che propongono in America. Invece nella gelida Archangel’sk, estremo nord della Russia, ad essere assurdo è l’oggetto di un divieto che dovrebbe scattare entro fine anno: saranno proibite le “azioni pubbliche finalizzate a promuovere l’omosessualità tra i minori” (RT). Come se parlare di diversità e di rispetto significasse promuovere un orientamento sessuale a discapito di altri…

CRONACA Se l’omofobia e la transfobia si manifestano spesso per strada e nelle scuole, non sorprende il fatto che esse imperversino con violenza nelle carceri. Le prigioni, infatti, rischiano di essere un inferno per le persone LGBTQ* e strutture fatiscenti, sovraffollamento, mancanza di assistenza e di personale sono elementi che pesano su tutti i detenuti, ma ancora di più su quelli potenzialmente più deboli. Alcune strutture carcerarie italiane hanno istituito per i carcerati LGBTQ* reparti “protetti” che, al momento, ospitano 104 persone. Due parlamentari radicali, Marco Perduca e Rita Bernardini (presidente dell’Associazione Radicale Certi Diritti), dopo aver visitato i reparti, hanno denunciato come le strutture idonee spesso manchino del tutto e, quando ci sono, hanno gravi carenze organizzative e sanitarie. Siamo ben lontani dal Belgio, dove si sta valutando se accogliere la richiesta di due uomini, sposatisi in carcere, di poter condividere la stessa cella (7sur7).

SESSUALITA’ 400mila visitatori, 700 volontari nell’organizzazione, decine di stand e di performer, centinaia di migliaia di dollari raccolti per la lotta all’AIDS: i numeri della Folsom Street Fair di San Francisco sono stati, anche quest’anno, vertiginosi (SFGate). Eppure quello che rende davvero unico questo evento, che dà il capogiro, che scandalizza metà del mondo ed eccita l’altra metà non sono i numeri, ma sono le persone (soprattutto uomini, ma non solo; e soprattutto gay, ma non solo) che, nella più grande fiera del fetish e del sadomaso del mondo (per di più ad accesso libero; e per di più nelle strade della metropoli californiana), girano nude o seminude o in tenuta sadomaso alla luce del sole, intrattenendosi – lecitamente – in azioni BDSM (dal bondage allo spanking, dalle frustate all’adorazione dei piedi…) e – molto meno lecitamente – in altre pratiche sessuali (sesso orale, anale, pissing…). E’ l’inferno sceso in terra o il paradiso della libertà sessuale?

MOI Il festival del cinema LGBTQ* della Costa Azzurra (Nizza, 27 settembre – 7 ottobre; Polychromes) quest’anno ha scelto come tema principale le primavere arabe (insomma, più o meno, dal momento che il focus principale è sull’Iran, paese che arabo non è… ma forse non conviene andare troppo per il sottile). L’opera più attesa è “Quelques jours de répit” (Qualche giorno di tregua), terzo film del regista algerino Amor Hakkar, storia di una coppia gay iraniana rifugiatasi in Francia e poi espulsa, con la partecipazione di Marina Vlady. Presentato in anteprima mondiale, “Some far where” del californiano Everett Lewis è stato girato in Giordania e racconta il viaggio di un americano alla ricerca del compagno, soldato disperso in Iraq, e dell’incontro con una guida locale. Tra i cortometraggi, invece, si segnala Hudûd, dell’irano-belga Federico Ariu. Partecipano anche due film italiani: “Diverso da chi” di Umberto Carteni e “Il compleanno” di Marco Filiberti (segui MOI Musulmani Omosessuali in Italia).

POLITICA Maurizio Gasparri, capogruppo PdL al Senato, sarebbe gay, secondo l’outing degli amici anonimi dell’ineffabile Aurelio Mancuso (leggi l’articolo su iGC). “Se anche fosse sarebbe l’ultimo dei difetti” commenta sulla sua pagina Facebook Massimo Baldacci, segretario del Partito Democratico di San Miniato (Pisa). Di sicuro Baldacci non si aspettava che quelle otto parole lo avrebbero portato alla gogna mediatica: l’avere accostato l’omosessualità ad un difetto (anche solamente in uno slogan chiaramente ironico) gli è costato le accuse di omofobia, le bacchettate del presidente nazionale di Arcigay, Paolo Patanè, e l’accostamento con il violentemente intollerante Mario Adinolfi, or ora fuggito dal PD. Baldacci ha provato a spiegare l’evidente (“Non volevo dire che essere gay è un difetto, ma solo che, se Gasparri lo è, quello è proprio l’ultimo degli innumerevoli e gravissimi motivi per criticarlo“), ma invano: le critiche, piuttosto isteriche, continuano a fioccare (Nazione).

 

Pier
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