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Il momento non è lontano, o almeno tutto lascia prevedere che arriverà presto, ma per ora un coming out di un calciatore di primo piano, che sia in Italia o in Inghilterra, continua a mancare. Il rugby (Il grande colibrì), il baseball e il cricket hanno accettato atleti gay senza strepiti, in altre discipline come il tennis l’omosessualità è abbastanza frequente (almeno tra le donne), ma il calcio proprio non riesce a superare questo pregiudizio.

Una settimana fa un giocatore della Bundesliga ha rivelato anonimamente di essere gay, spiegando di avere paura di farlo sapere in pubblico, nonostante gli incoraggiamenti avuti dalla federazione tedesca e persino della cancelliera Angela Merkel (Fluter). C’è la paura della pressione, della stampa e – naturalmente – dei tifosi a tenerlo lontano dalla tanto attesa dichiarazione. E c’è la coscienza che la vita attuale è una finzione e che lui si trova ad essere prima ancora attore che calciatore.

Certo l’atleta tedesco non è il solo e non si sentirà rinfrancato dal fatto che, come racconta Clarke Carlisle (capo del management dei calciatori inglesi), “sette degli otto giocatori gay di Premier League non vogliono esporsi perchè hanno paura della reazione dei mezzi di informazione” (GFSN). Per tutti il rischio dichiarato è quello che si rompa il giocattolo, un po’ come accadde a Justin Fashanu, emarginato dopo il suo coming-out e poi morto suicida a seguito delle accuse di molestie di un diciassettenne.

Ma in realtà, oltre a quello che direbbero la stampa, la tv e la gente, a preoccupare è probabilmente ancora più di ogni altra cosa, cosa direbbero i tifosi. Il calcio è considerato dal 25% degli inglesi uno sport omofobico mentre “solo” il 10% pensa che sia anche razzista. E’ quanto emerge da una ricerca condotta nel maggio scorso per conto della Camera dei Comuni e diffusa nei giorni scorsi (House of Commons). E, nonostante sia sempre più combattuta, l’omofobia non viene considerata un’emergenza come la discriminazione razziale, secondo Tom Price, calciatore della squadra gay londinese dei Falcons: “L’omofobia è l’ultimo tabù. C’è ancora il razzismo, ma non è neanche lontanamente paragonabile al passato perché la Football Association lo prende molto più seriamente” (Gay Star News).

Il coming out di un giocatore di primo piano è comunque atteso. Se lo aspetta anche Paolo Colombo, giornalista sportivo de La7 e calciatore gay: “Sogno che un grande campione, di quelli che riempiono gli stadi e guadagnano milioni e milioni di euro, facesse coming out. In quel caso vorrei vedere le reazioni dei tifosi. Secondo me alla gente interessa come gioca a pallone un calciatore, nient’altro. Diventerebbe normale e non farebbe più clamore e darebbe coraggio anche ad altri che potrebbero uscire allo scoperto” (Sport News).

Intanto, però, a risollevare l’immagine dei calciatori italiani, visti come omofobi dopo le brutte dichiarazioni di Antonio Cassano agli ultimi Europei (Il grande colibrì), ci ha pensato un ex di lusso, Alessandro “Billy” Costacurta. Il quale, intervistato da Amica (nel numero che sarà in edicola ad ottobre) si è fatto fotografare vestito da donna, rilasciando dichiarazioni di grande apertura su un possibile coming out (ancora una volta erroneamente chiamato outing anche dal giornalista che riporta la notizia) nel mondo del pallone e risolvendo la questione tifosi con un’idea che riprende il discorso di Colombo: “Se a dire ‘sono gay’ fosse un grande campione amato da tutti, allora lui potrebbe fare la differenza” (Corriere della Sera).

 

Michele
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