Skip to main content

Ogni pagina di “Corpi, performance e immaginari. La riflessività estetica delle musulmane in Italia” (Altravista 2019, 192 p., 19 €), a cura di Letteria G. Fassari e Gioia Pompili, trasmette la passione, la dedizione e lo sforzo che le autrici hanno investito nell’attraversare i sentieri di vita delle donne musulmane italiane. Una ricerca accurata e stimolante, risultato della collaborazione di ricercatrici, studentesse e 40 donne che hanno deciso di raccontarsi, di mettere in condivisione speranze, paure, esperienze.

Le autrici dei saggi hanno partecipato alla vita quotidiana delle partecipanti alla ricerca, mantenendo uno sguardo profondo, rispettoso e cercando il più possibile di non imporre come standard i propri riferimenti culturali e religiosi. Il libro si compone di sei capitoli, aprendosi con un excursus teorico sull’idea di corpo, che apre a numerosi spunti di riflessione e pone il lettore nella condizione di avere un quadro interpretativo con cui proseguire la lettura.

Il corpo nell’Islam

Il secondo capitolo, dedicato al corpo nella tradizione islamica, è un ottimo tentativo di mettere ordine al variegato e complesso pensiero islamico sul corpo, riconoscendo i limiti e le problematiche della necessaria semplificazione. A volte non si pone abbastanza l’accento sulla pluralità di espressioni dell’Islam, rischiando di essenzializzare il comportamento dei musulmani. Alcune affermazioni non adeguatamente argomentate rischiano infatti di creare nel lettore impreparato incomprensione e di rafforzare alcuni dei più comuni stereotipi sul mondo femminile islamico.

Inoltre molti dei testi citati e delle tradizioni a cui si fa riferimento, non hanno in realtà un impatto diretto sulle donne musulmane italiane, che, come si vedrà in seguito, spesso reiterano comportamenti che hanno origine più nelle pratiche socio-culturali che in quelle religiose, ammesso che sia possibile scindere questi aspetti. Per questo motivo, non è un libro che si può lasciare a metà, soprattutto perché è proprio quando si entra nel vivo dell’analisi dei dati raccolti, che ne si apprezza il valore. Lo strumento interpretativo mutuato dalle quattro modalità di relazione con il corpo elaborate da Farid al-Zahi in un saggio in arabo del 1999, che le definisce “strati di consapevolezza“, è molto convincente.

donna musulmana velo rossoCultura, non religione

Il capitolo 3, cuore del libro, offre una vasta panoramica delle differenze e peculiarità che esistono tra le musulmane italiane con background migratorio. Non sono considerate infatti in questo studio le donne musulmane italiane convertite. L’Islam infatti nello studio è presentato più come tratto identitario, riferimento culturale, piuttosto che come religione in quanto insieme di pratiche spirituali. Il libro si conclude oltrepassando i confini italiani, dedicando spazio alle espressioni artistiche di donne musulmane nel mondo, per lo più conosciute da una ristretta cerchia di persone.

L’ultimo capitolo è dedicato a immaginari fiabeschi del mondo musulmano, prendendo in esame alcune rappresentazioni del femminile del famoso corpus di fiabe “Le Mille e una notte”, un testo che, come è noto, ha avuto molto successo in molti paesi del mondo e ha permeato l’immagine che si ha dell’oriente arabo-indiano-persiano, ma che nei paesi arabi, ad esempio, non ha molto impatto.

Un libro importante

Il testo nel suo complesso riveste un ruolo importante sia a livello accademico che a livello di divulgazione colta, offrendo uno sguardo profondo su un pezzo importante della società italiana e inducendo i lettori a riflettere sui suoi cambiamenti. Pone una solida base per future ricerche, che si allontanino sempre più dalla preponderanza dell’Islam come lente attraverso cui guardare le donne e gli uomini con background migratorio che abitano il nostro paese, per sviluppare una conoscenza più ampia e comprensiva degli aspetti psicologici, sociologici e antropologici di questi cittadini italiani.

Rosanna Maryam Sirignano
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazione da Ba Tik (CC0) / da pxhere (CC0)

Leave a Reply