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A seguito di un’intervista al presidente del Ghana Nana Akufo-Addo, la comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali) sta organizzando una marcia per ringraziarlo delle sue parole, che sembrano dare speranza a tutti gli omosessuali e transessuali di non vedersi più ignorati e discriminati dalle leggi del paese, in un un futuro però ancora indefinito. Intrufolandosi un po’ nella stampa ghanese, ci si rende conto che le parole del presidente hanno avuto due letture completamente diverse: chi ci ha visto un conservatorismo e chi ci ha visto un’apertura futura, più o meno prossima verso la legalizzazione dell’omosessualità!

Nell’intervista fatta da Al-Jazeera, Akufo-Addo sostanzialmente afferma che in Ghana la legalizzazione dell’omosessualità non è affatto la priorità del momento e che non vede, a suo dire, una forte pressione e presenza di individui e associazioni che combattono per la causa. Il presidente parla della sua vita passata in Inghilterra, durante un’epoca in cui essere gay era contro la legge. E il cambiamento che lì è avvenuto attraverso le spinte degli attivisti avverrà anche in Ghana nel momento in cui queste lotte avranno un peso forte sull’opinione pubblica: “Penso che sia qualcosa che è destinato ad accadere come altrove nel mondo”.

“Riconoscere i diritti”

Per la comunità LGBTQIA del Ghana quest’ultima constatazione suona quasi come un’apertura prossima alla legalizzazione, o almeno ad una serie di leggi che riconoscano il loro diritto di esseri umani e di cittadini, tanto da organizzare una marcia.

L’avvocato per i diritti umani Nana Oye Lithur, sostiene che “siamo guidati dalla nostra costituzione del 1992 che afferma che siamo tutti uguali davanti alla legge e ogni persona in Ghana possiede i diritti dell’essere umano. Quindi, se ci sono degli omosessuali in Ghana, essendo esseri umani sono detentori di diritti. Nessuno ha chiesto che l’omosessualità sia legalizzata dalla legge, ma noi come avvocati dei diritti umani stiamo dicendo questo: una volta ammesso che la persona è un essere umano e risiede in Ghana, chiediamo alle istituzioni di accordare a quella persona il rispetto come essere umano” [Ghana Web].

“LGBT non in agenda”

In risposta ai movimenti di piazza LGBTQIA si sono scagliati i gruppi religiosi, i quali giudicano le possibili aperture come una minaccia mortale, come un oltraggio alla società, alla cultura della famiglia e alle tradizioni religiose del paese.

Il sito di notizie ghanese Gh Headlines lascia in secondo piano la frase del presidente che tanto ha fatto luccicare gli occhi alle minoranze sessuali, sottolineando nel titolo dell’articolo che per Akufo-Addo “gli omosessuali non rientrano nell’agenda politica” del governo. Il discorso qui ruota attorno al fatto che l’omosessualità è una questione socio-culturale. E dal momento che il quadro sociale e culturale in Ghana esula dal contemplare questo aspetto dell’essere umano, non c’è possibilità che avvenga legalizzazione alcuna.

Cambiamenti in atto

Nel 2011 la questione omosessuale raccolse notevole interesse quando l’ex presidente John Evans Mills si rifiutò di legalizzare i rapporti tra persone dello stesso sesso nonostante la minaccia di un’azione finanziariamente lesiva del Regno Unito verso quei paesi contrari e discriminatori nei confronti delle minoranze sessuali. Mills dichiarò che mai avrebbe sostenuto né tantomeno avviato una possibile legalizzazione.

Oggi le parole dell’attuale presidente mostrano una chiusura meno netta, in cui si fa spazio un cambiamento sociale e culturale che per il momento lui dichiara non esserci in Ghana, ma per cui le associazioni LGBTQIA stanno lottando e che, come ammette lo stesso Akufo-Addo, ha cambiato i paesi europei che un tempo erano anch’essi ostili.

 

Ginevra
©2017 Il Grande Colibrì

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