Skip to main content

Domani il nostro paese avrà il piacere di accogliere Yoweri Museveni, presidente dell’Uganda. Museveni è un vero esempio di democrazia. Anzi, potremmo proprio definirlo un pilastro della democrazia, se consideriamo il suo lungo servizio a favore del suo popolo: è in carica dal 29 gennaio 1986, cioè – al momento in cui pubblichiamo – da 10.827 giorni. In questi fortunati anni ha garantito agli ugandesi leggi discriminatorie, violazioni costanti dei diritti di parola e di associazione, persecuzioni per gli attivisti per i diritti umani, una gestione predatoria delle ricchezze naturali del paese, una corruzione dilagante e tutti gli straordinari risultati positivi che elenca il report di amnesty.org (p. 379). Come non essere grati al presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni per accogliere un simile eroe e all’Università di Bergamo per permettergli di venire a farci lezione?

Museveni, secondo fonti affidabili, prima dovrebbe incontrare a Milano il governatore lombardo leghista Roberto Maroni, insieme al ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni, poi è atteso nell’aula magna dell’Università di Bergamo per tenere una conferenza dal lirico titolo: “Uganda: land of opportunities” (Uganda: terra di opportunità) [unibg.it]. Opportunità, ovviamente, non opportunismo. La visita di Museveni, infatti, è legata a un progetto di grande umanità: la creazione di un ospedale a Lubowa, in Uganda, che verrà costruito dalla multinazionale italiana Finasi, una società che è finita sotto la lente degli inquirenti per simpatiche vicende di tangenti e che sembra godere di ottimi rapporti con varie dittature africane e mediorientali, come ricostruisce bene bgreport.org.

Sembra godere di ottimi rapporti anche con Francesco Belsito, ex tesoriere della Lega Nord, oggi sotto processo per reati come truffa sui rimborsi elettorali ai danni dello Stato, appropriazione indebita aggravata e riciclaggio. D’altra parte, non sembra la migliore esemplificazione del credo leghista “Aiutiamoli a casa loro”? Bombarda i gommoni con gli africani che scappano dalle guerre, dalla fame e dalle discriminazioni diffuse dai dittatori, e intanto fai un bel salamelecco davanti a quegli stessi dittatori perché creano interessanti “opportunità” per società poco trasparenti ma molto amiche.

Ma lasciamo perdere il vil denaro: Maroni e Museveni potranno sicuramente confrontarsi su tanti ameni argomenti. Converrà sorvolare su temi noiosetti come l’importanza dei diritti umani o l’amore leghista per gli africani e puntare su qualcosa di più divertente, come gli omosessuali. In fondo il governatore ama organizzare conferenze sulla “propaganda gender“, un falso allarme inventato originariamente da alcune chiese evangeliche integraliste americane, e proprio queste chiese sono quelle che dettano apertamente ai legislatori ugandesi proposte come la famosa legge “Kill the gays“, che prevedeva, come simpatico “regalo di Natale” [ilgrandecolibri.com], l’introduzione della pena di morte per chi avesse rapporti sessuali con persone del proprio stesso sesso.

Il progetto di legge, con contenuti mutevoli, è in discussione ormai da anni e sta vivendo un percorso accidentatissimo: viene presentato in parlamento, ritirato, emendato, discusso e ridiscusso. La pena di morte è stata sostituita da un più caritatevole ergastolo. Ma vale la pena ricordare che alla fine la proposta era stata anche approvata e ratificata da quel sant’uomo di Museveni. Poi, però, la legge è stata cancellata dalla Corte suprema per un vizio di forma, ma è pronta a tornare alla ribalta [ilgrandecolibri.com]. E se oggi Museveni la definisce “non necessaria” perché “abbiamo già una legge, lasciataci dai britannici, che affronta la questione” prevedendo il carcere [ap.org], questo piccolo passo indietro è dovuto esclusivamente alle pressioni internazionali.

Pressioni che a Bergamo arriveranno anche dal collettivo Rompiamo il silenzio, che dichiara: “Da donne e uomini impegnati costantemente nella costruzione di una città libera ed aperta, troviamo questa visita davvero inammissibile e, seguendo l’esempio dell’amministrazione comunale, invitiamo tutti gli studenti a boicottare l’evento e ad esprimere il proprio dissenso“. Così gli attivisti si ritroveranno alle 11 di domani mattina, 22 settembre, davanti alla nuova aula magna dell’università di Bergamo, nell’ex chiesa di Sant’Agostino (piazzale Sant’Agostino 2).

Il nostro ‘amico’ Roberto Maroni, governatore della Lombardia, non si smentisce mai – aggiunge Riccardo Tromba, dei Sentinelli di MilanoNon gli chiediamo certo di farsi portatore delle istanze di uguaglianza e giustizia della comunità LGBT, ma ci saremmo aspettati un minimo di pudore nel sostenere una visita che ha già sollevato grandi polemiche sia per la personalità dell’ospite, sia per i risvolti opachi dell’intervento di cooperazione nel cui ambito la stessa si inserisce“.

Intanto, mentre Maroni e Museveni faranno tintinnare i loro bicchieri e mentre l’Università di Bergamo si berrà le parole del presidente ugandese “con l’auspicio di favorire cordiali relazioni“, Jamal rimarrà nascosto nella sua “casa sicura” di Kampala. Una notte una folla inferocita, dopo aver scoperto la sua omosessualità, ha assediato la sua casa e ha bruciato tutti i suoi averi. Sul suo avambraccio spicca ancora la grossa ferita provocata da un colpo di machete inferto da un vicino, ma lui per fortuna si è salvato [humanosphere.org]. Eh sì, proprio una terra di grandi opportunità…

Pier Cesare Notaro
©2015 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

Leave a Reply