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Niente seconda madre in Francia, sì al terzo padre in UK
Omofobia in Uganda? L’ispiratore è un evangelista USA
Tunisia, grave attacco hacker contro il giornale LGBTQ*

POLITICA Il Parlamento europeo si schiera a favore del “riconoscimento reciproco delle unioni civili e delle famiglie omosessuali“. Di più: “si rammarica dell’adozione da parte di alcuni Stati membri di definizioni restrittive di famiglia con lo scopo di negare la tutela giuridica alle coppie dello stesso sesso e ai loro figli“. La risoluzione approvata il 13 marzo nonostante la forte opposizione del Partito Popolare Europeo ha fatto giustamente parlare molto di sé, perché rappresenta una presa di posizione storica. Ha fatto parlare molto meno, invece, la proposta di regolamento sulle successioni di cui si è discusso il giorno successivo e che ha visto il Parlamento europeo dichiararsi a favore di un punto molto importante: gli stati membri dell’Unione europea dovrebbero rispettare i diritti all’eredità delle coppie omosessuali sposate o unite civilmente, indipendentemente dal fatto che riconoscano o non riconoscano i matrimoni e le unioni tra persone dello stesso sesso. E proprio richiamandosi al livello europeo, precisamente ad una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), in Italia la Cassazione ha stabilito che le coppie di fatto omosessuali, pur non potendosi sposare hanno “diritto alla vita familiare” e quindi anche ad un “trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata” (ANSA).

CRONACA Non è che sia tutto rose e fiori: nel bouquet di buone novelle spunta anche un fiore appassito. La brutta notizia arriva proprio dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, secondo la quale la Francia non avrebbe discriminato una donna lesbica negandole la possibilità di adottare il figlio della compagna con cui è unita da un PACS. Sarebbe successa la stessa cosa per una coppia pacsata eterosessuale, sostiene la Corte… e pazienza se la coppia etero può sposarsi e quella omosessuale no (Le Nouvel Observateur). Un’altra coppia lesbica è al centro di una complessa vicenda giudiziaria in Inghilterra: due donne hanno avuto un figlio tramite fecondazione assistita, grazie alla donazione di sperma da parte di un gay che, inizialmente, garantì di non voler essere considerato padre del nascituro. Col tempo, però, l’uomo ha cambiato idea e ha chiesto di essere riconosciuto, al pari della madre biologica e della sua compagna, come il terzo genitore del piccolo, che ormai ha due anni. La Corte d’appello di Londra gli ha dato ragione, sostenendo che per un bambino avere tre genitori non deve essere giudicato un problema (The Telegraph).

MONDO Abbiamo già parlato di David Bahati, il parlamentare ugandese che dal 2009 cerca di inasprire le pene contro gli omosessuali, arrivando a proporne la condanna a morte (Il grande colibrì), e di Martin Ssempa, pastore evangelista tra i più omofobi dell’Uganda (Il grande colibrì). Ora dobbiamo mandare a memoria anche il nome del loro ispiratore, il cristiano ultra-conservatore statunitense Scott Lively, presidente dell’organizzazione Abiding Truth Ministries. L’associazione Sexual Minorities Uganda lo ha denunciato presso una corte federale negli USA, accusandolo di aver fomentato la persecuzione, fatta di arresti, torture e uccisioni, degli omosessuali in Uganda, diffondendo l’idea che i gay sarebbero tutti pedofili interessati a corrompere i bambini e la cultura africana (The New York Times). Non si sa come proseguirà la vicenda giudiziaria, ma di sicuro Lively non è il solo evangelista dedito a seminare l’omofobia in Africa…

MOI Dare vita alla prima rivista LGBTQ* online in Tunisia è stata un’idea bellissima, ma sicuramente non priva di rischi: dopo le anonime minacce di morte e le minacce di chiusura da parte del ministro Samir Dilou (Il grande colibrì), Gayday Magazine ha subito l’ennesimo attacco da parte di hacker professionisti, che sono riusciti a violare gli account Google e Hotmail dell’editore, Fadi, ad impadronirsi del suo profilo su Facebook e a cancellare la pagina del giornale su Twitter. Fadi è sconsolato: “Gli hacker sono tunisini, è tutto quello che so per adesso sulla loro identità. Sembrano davvero determinati a distruggere la rivista. Questo è di gran lunga l’attacco omofobico più forte subito dal giornale. Sono determinati a farci stare zitti“. Il problema principale è che gli hacker sono entrati in possesso di mail e contatti che potrebbero usare nel peggiore dei modi… (GayStarNewssegui MOI Musulmani Omosessuali in Italia).

In breve:
1) Nashville come San Pietroburgo? No, almeno per ora. Nel Tennessee i proponenti della legge soprannominata “Non dire gay”, con la quale si voleva proibire di parlare di omosessualità nelle scuole, hanno deciso di posticipare (alle calende greche?) la discussione del provvedimento, puntando ora a campagne di educazione sessuale basate solo sull’astinenza (The Tennessean).
2) Niqash incontra uno degli adolescenti emo minacciati di morte in Iraq (iGC) e cita testimonianze che sembrano confermare la complicità delle forze di polizia nella strage di questi ragazzini il cui aspetto è giudicato troppo effeminato e satanico. E’ interessante anche notare come gli omicidi siano condannati con più fermezza dalle autorità religiose che dal ministero per i Diritti umani…
3) Per la femminista australiana Germaine Greer le transessuali MtF sarebbero “orribili parodie della femminilità“, “donne da pantomima“. Negli anni ’90 Greer tentò anche di impedire l’ammissione di una trans nel college dove lavorava. E così i Vendicatori Queer, gruppo di attivisti LGBTQ* neozelandesi, l’hanno accolta a Wellington con una pioggia di glitter per denunciarne la transfobia (GayNZ).
4) L’ossessione omofobica non ha limiti: nello Zimbabwe, la senatrice Sithembile Mlotshwa è terrorizzata dal fatto che i detenuti possano fare sesso tra di loro, diffondendo l’omosessualità nelle carceri e nella società, e per questo vorrebbe dissuaderli da desideri “innaturali” fornendo loro dei sex toy. Peccato che i detenuti non ricevano neppure cibo e vestiario in quantità adeguate… (New Zimbabwe)
5) Sorpresa (ma non troppo): l’8% degli iscritti eterosessuali al sito per incontri FlirtFinder manda messaggi a persone omosessuali del proprio stesso sesso e non si notano grandi differenze tra uomini e donne (RealWire). E’ l’ennesima dimostrazione che online cadono le barriere e si è più disponibili a sperimentare o che anche online trionfa la paura di esporsi o, peggio, l’ipocrisia?

 

Pier
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