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Kariat Arekmane, nel Marocco nord-orientale, vicino al confine con l’Algeria, è famosa per la sua magnifica spiaggia. Vicino alla spiaggia, c’è una casa abbandonata. Nella casa abbandonata due ragazzi, di 16 e 19 anni, stanno facendo l’amore. Mentre fanno l’amore, ecco che arriva la madre di uno dei due giovani. E così parte il dramma: la donna li denuncia alle autorità, la polizia li arresta, la giustizia li accusa di aver violato l’articolo 489 del codice penale, che punisce con una multa e soprattutto con la reclusione da 6 mesi a 3 anni “chiunque commetta un atto impudico o contro natura con un individuo dello stesso sesso”. E il fatto che il rapporto sessuale sia avvenuto durante il mese di ramadan complica la posizione dei due ragazzi.

La denuncia dell’episodio è arrivata dalla pagina Facebook dell’associazione Akaliyat (Minoranze), che difende i gruppi minoritari in Marocco, comprese le persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali). Per loro rimane purtroppo sempre attuale il video pubblicato a dicembre da Aswat (Voci), un’altra organizzazione marocchina di difesa dei diritti delle minoranze sessuali.

https://youtu.be/U0KxoEt0Xco

Legge e politica alimentano l’omofobia

Intanto lo scrittore Abdellah Taïa, gay dichiarato e musulmano, denuncia in un’intervista al Monde: “Nel momento in cui la legge marocchina afferma che un cittadino omosessuale è un criminale, autorizza gli altri cittadini a maltrattare gli omosessuali. I linciaggi sono la continuazione del silenzio del potere: evitando di condannare le aggressioni, i responsabili in pratica le incoraggiano. La reazione sociale è legata al potere. Bisogna cambiare prima la legge per cambiare le mentalità”. E aggiunge: “La gente si appoggia alla religione per legittimare l’omofobia, però questo male è fondamentalmente politico”.

A confermare quanto la politica alimenti e strumentalizzi gli atteggiamenti anti-gay, la stampa racconta un dettaglio non verificato fornito da presunte fonti anonime sull’arresto di Nasser Zefzafi, leader delle manifestazioni del Rif, regione povera del nord che chiede giustizia sociale e sviluppo economico [Nigrizia]. Zefzafi sarebbe stato trasferito in una cella individuale nella zona riservata agli omosessuali, dove gli uomini possono anche vestirsi e truccarsi da donne senza avere problemi con gli altri detenuti [Bladi.net]. L’informazione, volutamente poco chiara, lascia balenare l’ipotesi che il contestatore sia gay, tanto per colpirlo con quello che è considerato un marchio d’infamia.

 

Pier
©2017 Il Grande Colibrì

 

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