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Pride VS Pride: a Roma il movimento è sempre più diviso
Nozze gay in UK: Blair non sostiene gli anatemi cattolici
Uganda, accesso proibito alle cure contro l’HIV per i gay?

POLITICA Il Partito Democratico è lacerato dalle polemiche sulle coppie LGBTQ*. Nulla di nuovo, dal momento che pare non esistere argomento sul quale il PD non sia lacerato. Rosy Bindi (foto) ha rassicurato il PdL, oggi alleato di governo, sul fatto che, per i riformisti (?) italiani, il matrimonio è un privilegio eterosessuale e che lesbiche e gay, anche se vincesse la sinistra (?), dovranno accontentarsi di un contentino (più probabilmente: della promessa di un contentino). Contro queste affermazioni, Enrico Pizza, attivista gay ed assessore piddino alla Mobilità del Comune di Udine, minaccia di abbandonare il partito: resterà solo se nel programma verrà inserita “una legge sulle unioni civili di stampo europeo che garantisca la piena parità dei diritti per le coppie gay e lesbiche“. Debora Serracchiani, eurodeputata e segretaria PD del Friuli-Venezia Giulia, dopo aver schernito i diritti civili come non prioritari rispetto ai temi seri e concreti della politica (Il grande colibrì), gli risponde tirando fuori da un polveroso cilindro i DICO, proposta di legge dei tempi di Prodi ed insulto all’umana intelligenza. Replica l’Arcigay, in modo molto cauto a livello locale (“Il PD esprime pareri ambigui“), per fortuna un po’ più deciso a livello nazionale (per Patané “Serracchiani prende in giro le persone“; Messaggero Veneto).

MOVIMENTO Fare peggio del PD è assai difficile, ma ci si può riuscire, come dimostrano le ultime peripezie del movimento LGBTQ* della capitale: l’ultima riunione per organizzare il Pride di Roma di quest’anno sarebbe finita, secondo quanto ricostruisce Gay.it, tra urla, insulti e addirittura il lancio di una bottiglia. Risultato: da una parte il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli se la prende con il disciolto e subito ricostituito Coordinamento Roma Pride (Arcigay Roma, Arcilesbica Roma, Azione Trans, Di’GayProject, Gay Center, GayLib) in nome di un Pride che “è e deve restare di tutti“, dall’altra il Coordinamento se la prende con il Circolo in nome di un Pride “fatto con  tutte e con tutti, per tutte e per tutti“. Roba per menti fini, tanto complicata che alla fine i sempliciotti come noi perdono il filo (la domanda più banale: chi sono questi “tutti” di cui ogni fazione si dichiara paladina?) e soprattutto la voglia di seguire il filo di una diatriba assurda. Per il futuro si prospettano scenari apocalittici, come l’ipotesi di due Pride distinti, organizzati l’uno contro l’altro. Forse i Maya avevano davvero ragione…

MONDO Tony Blair, ex premier laburista britannico, appoggerebbe con convinzione la volontà dell’attuale primo ministro conservatore David Cameron di riconoscere le nozze tra persone dello stesso sesso (The Independent). Se Blair arriva buon ultimo tra i politici del Regno Unito (Il grande colibrì), la notizia fa sensazione perché l’inventore del “New Labour” si è convertito da tempo al cattolicesimo e, con queste ultime prese di posizione pur non ufficiali, segnerebbe un forte distacco rispetto alla gerarchia cattolica, la quale, ad esempio con la lettera degli arcivescovi Vincent Nichols e Peter Smith, prevede sfracelli in caso di legalizzazione del matrimonio omosessuale (Daily Mail). Il Vaticano si può però consolare con la solidarietà espressa dal presidente Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe, che ormai si esercita praticamente ogni giorno nella critica al governo inglese per le sue posizioni gay-friendly (allAfrica).

MONDO Un altro governo africano che dell’omofobia sta facendo da tempo la propria bandiera è quello dell’Uganda: è da poco stato ripresentato il disegno di legge che vorrebbe inasprire le pene contro l’omosessualità (Il grande colibrì) ed ecco che si riapre il dibattito su un altro progetto legislativo disumano. A sorpresa, la parlamentare Rose Najjemba ha riproposto di impedire a gay e prostitute l’accesso ai programmi di prevenzione e cura dell’HIV/AIDS. Se la proposta dovesse trasformarsi in legge, sarebbe una catastrofe sanitaria: già oggi molti gay ugandesi, disinformati dal proprio governo, non sanno che è necessario utilizzare il preservativo anche nei rapporti omosessuali (Behind the Mask). Proprio per evitare una maggior diffusione del virus HIV, lo Swaziland aveva recentemente organizzato campagne di prevenzione rivolte agli omosessuali, nonostante nel paese la “sodomia” sia ancora considerata un reato (Il grande colibrì).

In breve:
1) Quest’anno il premio d’onore Pierre Guénin contro l’omofobia, il più prestigioso riconoscimento LGBTQ* francese, è stato assegnato a CALEM, la Confederazione delle Associazioni LGBT Europee e Musulmane (iGC) per la sua opera di “apertura all’accettazione della diversità delle identità sessuali e degli orientamenti di genere all’interno dell’Islam” (La France Gaie et Lesbienne).
2) La primo ministro Helle Thorning-Schmidt ha ribadito che, come annunciato a novembre (iGC), già da questa estate le coppie omosessuali potranno sposarsi in Danimarca con rito civile o religioso: “Questo è un passo importante per una società che riconosce le differenze individuali e l’uguaglianza individuale, a prescindere da chi sei e da chi ami” (Politiken).
3) Will X. Walters ha il primato di essere stata la prima persona arrestata per nudità pubblica a San Diego, in California: la sua colpa sarebbe stata quella di aver indossato, durante lo scorso Pride, solamente un perizoma sotto un kilt in cuoio da gladiatore. Walters accusa di eccessivo puritanesimo non solo la polizia, ma anche gli organizzatori della manifestazione (Courthouse News Service).
4) In una lunga intervista rilasciata ad Advocate, il cantante Ricky Martin parla anche del proprio coming out e della situazione di sofferenza che l’ha preceduto. Racconta, tra l’altro, di non aver mai riletto la propria autobiografia dopo la pubblicazione, perché ripercorrere certi momenti della propria vita gli causa ancora molto dolore.

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