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Proviamo, per una volta, a non giudicare i progetti delle Sentinelle in piedi dal punto di vista morale, ma solo da quello dell’efficacia: quello che propongono funzionerebbe davvero? Proviamo allora ad immaginare uno stato in cui i loro sogni si realizzino e… Alt! A pensarci bene non serve la fantasia, perché stati così esistono già: niente educazione sessuale nelle scuole, fortissima distinzione tra i sessi, nessun riconoscimento delle coppie omosessuali (anzi!) e politici e media che spingono senza sosta le donne ad abbracciare un modello allo “sposati e sii sottomessa“. Ecco a voi gli stati del Golfo. Guardiamo allora più da vicino questi paesi in cui la “famiglia tradizionale”, eterosessuale e patriarcale… Come dite? I diritti delle donne… La parità… Eh no, i patti erano chiari! Abbiamo detto niente giudizi etici questa volta: vogliamo solo guardare se il modello funziona, che ci piaccia o no.

E allora guardiamo più da vicino questi paesi in cui la “famiglia tradizionale“, eterosessuale e patriarcale, prospera senza le insidie della fantomatica “teoria del gender”, in cui le persone fanno la fila per sposarsi e i matrimoni reggono al… Ma insomma, interrompete ancora? E basta! Come dite? Volete i dati? E va bene, aspettate un attimo, eh!

Dunque, dunque… Rimane nubile il 25% delle donne in età da matrimonio in Qatar, il 16% in Arabia Saudita, il 6% negli Emirati Arabi Uniti: numeri ancora inferiori all’Italia (dove comunque la quota è ben inferiore al 30%), ma in costante crescita da anni. Insomma, nel paradiso delle Sentinelle in piedi ci si sposa sempre meno. Ma soprattutto ci si sposa sempre peggio: secondo il Consiglio nazionale federale degli Emirati il tasso di divorzio ha raggiunto quota 70%, stesso dato rilevato in Qatar dal Consiglio demografico permanente. Stupefacente? Beh, tra i giovani con meno di 29 anni i numeri sono ancora più alti [thenational.ae]. In Italia, secondo l’ISTAT, il tasso si ferma al 17%.

I governi del Golfo stanno facendo di tutto per arginare questa crisi della famiglia e del matrimonio, ma, che ti diano un premio se ti sposi o che ti costringano a pagare multe salate se divorzi, non riescono a invertire la rotta e neppure a frenare la fuga dalle nozze. E neppure l’incentivo ai cosiddetti “matrimoni del viandante” [ilgrandecolibri.com] cambia la situazione. Molte donne chiedono il divorzio stanche delle violenze domestiche, la cui paura allontana tante altre dall’idea di sposarsi, ma l’ostacolo principale è un altro: il matrimonio segna troppo spesso un forte limite per la già scarsa indipendenza finanziaria e sociale delle donne, se non la sua fine.

La società evolve e le donne arabe iniziano a conquistarsi, pur a fatica e senza molta visibilità, sempre più spazi di emancipazione economica, lavorativa, intellettuale e morale [ilgrandecolibri.com]. Sulla stampa spuntano testimonianze di donne sposate che si lamentano che potevano spendere i propri soldi più liberamente quando erano nubili o di altre che hanno chiesto il divorzio stufe di mariti che le trattano da inferiori mentre sul posto di lavoro sono rispettate e apprezzate. Insomma, lo “sposati e sii sottomessa“, modello antiquato imposto in società in evoluzione, crea l’effetto contrario a quello voluto: le famiglie non si formano e, quando si formano, esplodono più facilmente. Un dato che dovrebbe dar da pensare alle Sentinelle in piedi…

Ma spunti ancora più interessanti li potrebbero trarre dal Bahrein, dove, come ha comunicato il ministro della giustizia Khalid bin Ali Al-Khalifa, “il tasso di divorzio è sceso dal 19,7% del 2010 al 7,9% del 2014“. Nel frattempo il numero dei matrimoni è salito del 32% [gulf-daily-news.com]. Come ha fatto il Bahrein a sfuggire al destino del resto del Golfo? Al posto dello “sposati e sii sottomessa” ha scelto una campagna per spiegare che entrambi i coniugi devono vedere riconosciuti i propri diritti e devono prendere le decisioni sulla propria famiglia di comune accordo e che, in fondo, il divorzio non è bello, ma vivere tra continui dissapori e litigi è molto peggio. Siamo ancora lontani dalla parità, ma basta allontanarsi di un passo dai modelli patriarcali tradizionali per vedere rifiorire le famiglie!

Come spiega Faris Al-Yahya, consulente legale del tribunale di Hail, in Arabia Saudita, troppe tradizioni non aiutano le famiglie: “Tutti i matrimoni che hanno come base le tradizioni non dureranno a lungo e alla fine crolleranno e andranno a pezzi” [alarabiya.net]. Le tradizioni possono offrire spunti alle famiglie, ma se vengono usate come strumenti per negare le libertà, per rifiutare l’evolvere della società e per umiliare i sentimenti alla fine danneggiano le famiglie.

Insomma, care Sentinelle, invece di stare ferme in piedi ad assistere all’imputridimento delle vostre famiglie, sgranchitevi le gambe e andate a fare un giro per scoprire la gioia dello stare insieme e nuovi modi di distribuire liberamente i ruoli e i compiti nelle coppie: le famiglie omosessuali sapranno sicuramente insegnarvi molto.

 

Pier
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