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Dal Marocco alle Maldive, l’intolleranza si fa strada
Napoli e Milano aprono alle istanze del movimento?
Calcio omofobo: cronista insultato, giocatori condannati
La palpata gay di Nadal e l’eroe trans delle isole Samoa

MOVIMENTO Si è svolta sabato a Nuova Delhi, coinvolgendo centinaia di persone, la quarta edizione del Pride cittadino, che ha concluso le giornate di mobilitazione in diverse città dell’India. La parata, che ha attraversato le strade della metropoli indiana da Barakhamba Road fino a Jantar Mantar (YouTube), arrivando alla fine a lume di candela, ha coinvolto tutte le componenti della comunità LGBTQ*. “Questa non è una marcia di protesta – ha affermato il rappresentante del locale Comitato organizzatore del Pride – ma una riappropriazione delle strade, per potercene andare in giro tranquilli senza paura di essere oggetto di violenze o di scherno“. Lunga la lista di rivendicazioni della comunità: la fine delle violenze da parte della polizia, pari trattamento sanitario rispetto agli altri cittadini e la fine delle discriminazioni negli istituti scolastici, nei luoghi di lavoro e nelle istituzioni. Al termine della marcia è stato osservato un duplice minuto di silenzio in ricordo di 14 eunuchi che hanno perso la vita in un incendio la scorsa settimana nella zona est di Delhi e di tutti gli altri che sono morti perché diversi (Times of India). M.

MOI Rispettando le previsioni, le elezioni marocchine sono state largamente vinte dall’islamista Partito della Giustizia e dello Sviluppo (PJD). La formazione, che ha conquistato il 27% dei seggi in Parlamento, è un po’ un rebus: c’è chi la accusa di estremismo, chi la descrive come una specie di “DC islamica”. Di certo il suo leader, e futuro premier del Marocco, Abdelillah Benkirane non ama gli omosessuali (Il grande colibrì). D’altra parte, la società marocchina sembra fare passi indietro nell’accoglienza della diversità sessuale: KifKif ha denunciato il tentativo di linciaggio di una ragazza che, a causa di uno squilibrio ormonale, ha un aspetto molto mascolino. Non va meglio nelle Maldive, dove si è scatenata una feroce polemica dopo la richiesta dell’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani Navi Pillay di una moratoria sulla fustigazione come punizione delle adultere: ad esempio, seguendo una logica tutta sua, la Fondazione Islamica delle Maldive accusa Pillay di voler “legalizzare l’adulterio e il matrimonio gay” (Minivan Newssegui MOI Musulmani Omosessuali in Italia). P.

POLITICA Come promesso (Il grande colibrì), la giunta partenopea di Luigi De Magistris, con due delibere, ha deciso di attestare anagraficamente la sussistenza di “una famiglia anagrafica costituita da persone legate da vincoli affettivi“, in attesa dell’istituzione del Registro delle Unioni Civili di Napoli (Napoli Today). Una buona notizia, soprattutto, però, sul piano simbolico: il certificato anagrafico non dà diritto ad alcun beneficio riservato alle coppie sposate eterosessuali e, anzi, può comportare degli svantaggi sul piano fiscale. Insomma, bell’idea, ma serve molto di più. Intanto a Milano di registri sembra che non si parli più, ma l’assessore Pierfrancesco Majorino tira fuori dalla manica un’idea che potrebbe essere potenzialmente più interessante: la creazione di uno sportello di “ascolto e aiuto” per tutte le vittime di discriminazione, dalla lesbica all’immigrato, dal disabile alla musulmana (Libero). Resta da capire di cosa si tratterà precisamente: che la giunta Pisapia abbia ripescato l’ambiziosa idea dell’Agenzia di parità proposta da Certi Diritti e dai Radicali? P.

CRONACA Si sa che nel calcio non c’è molta tolleranza per l’omosessualità (Il grande colibrì), e fino a qualche anno fa persino il ct della nazionale non si vergognava di avere posizioni velatamente omofobiche, ma mai era accaduto che quest’intolleranza potesse colpire un giornalista. E’ invece accaduto a Genova, al cronista di La7, Paolo Colombo, gay dichiarato ed una venticinquennale carriera alle spalle (La Repubblica). A rendersi protagonisti degli insulti omofobi sono stati dei tifosi genoani (settore distinti) mentre Colombo, a bordo campo, stava iniziando un collegamento con lo studio al termine di Genoa-Bari. Il giornalista ha sporto denuncia contro ignoti, trattenendosi dal reagire immediatamente (“Di fronte a situazioni del genere posso diventare anche peggio di Cassano“, ha poi scherzato). Ben peggio è andata ai due calciatori iraniani protagonisti dell’immorale gesto, ormai famoso in tutto il mondo, di una mano sul sedere altrui per festeggiare un gol segnato dalla propria squadra: la punizione decisa dalla Federcalcio iraniana è di dieci mesi di sospensione e 30mila dollari di multa, benché i giocatori si siano difesi spiegando che il gesto è stato accidentale (The Sacramento Bee). M.

SESSUALITA’ Una palpata che ha invece ingenerato solo qualche pettegolezzo è quella di Rafael Nadal all’avversario Juan Monaco (La Repubblica). Il tennista iberico non subirà certo squalifiche né verrà processato per immoralità, nemmeno ora che la Spagna dei Popolari si appresta a cancellare il matrimonio gay (Il grande colibrì), ma difficilmente potrà evitare voci maliziose sul suo conto, anche se il tennis ha ben altro rapporto rispetto al calcio con l’omosessualità dichiarata, fin dai tempi di Martina Navratilova. Ma anche nel calcio non tutto il mondo è uguale: a Samoa nei giorni scorsi è stato infatti celebrato il talento di Johnny Saelua, giocatore transessuale protagonista della storica vittoria contro le Isole Tonga che ha fatto balzare la nazionale al comando del girone per la qualificazione ai mondiali del 2014 (Eurosport). Ad aiutare, nel caso specifico, c’è la tradizionale accettazione della transessualità da parte della popolazione locale: per esempio il premier Tuila’epa Sailele li definisce “miracoli di dio, che ‘noi uomini non possiamo non trovare attraenti” (GQ). Ma cosa succederebbe se le Samoa si qualificassero per i mondiali in uno sport dove la semplice masturbazione di Ronaldinho (o di un suo clone) in webcam ha generato smentite e polemiche a non finire (Il Mattino)? M.

 

Michele e Pier
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