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La vittoria del partito di sinistra radicale SYRIZA in Grecia, la folgorante scalata nei sondaggi del movimento protestatario Podemos in Spagna, il forte rafforzamento dei consensi del partito repubblicano Sinn Féin in Irlanda: i popoli ai confini dell’Europa, schiacciati dalla crisi economica, da durissime politiche di austerità e da alterazioni pesanti dei normali processi democratici, sembrano decisi ad affidarsi più ad una nuova (o rinnovata) sinistra europea, accusata di populismo ma non ostile alla democrazia, piuttosto che all’estrema destra, più o meno dichiaratamente anti-democratica, che pure sta sollevando la testa in moltissimi paesi (il Front National in Francia, l’UKIP nel Regno Unito, la Lega Nord in Italia, Alba Dorata nella stessa Grecia…). Di fronte a questo fenomeno, quali sono le prospettive per i diritti LGBT? Siamo andati a spulciare programmi elettorali e documenti politici…

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In Grecia, SYRIZA, il partito del neo-premier Alexis Tsipras, si è caratterizzato come il partito largamente più aperto sulla questione dei diritti delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender), con un programma dirompente in un paese molto conservatore, dove anche i partiti della sinistra “moderata” si sono sempre dimostrati molto ossequiosi nei confronti della potentissima Chiesa ortodossa. Oltre a quanto dichiarato in un’intervista al Grande Colibrì, nella piattaforma politica del partito, si legge:

Combattiamo la violenza razzista e omofobica, tutte le discriminazioni fondate su origini etniche o nazionali, religione, colore della pelle, disabilità, età, orientamento sessuale o identità di genere, che sono endemiche in molti ambiti della vita sociale, e garantiamo il cambiamento del quadro normativo che legalizza, direttamente o indirettamente, queste discriminazioni. In questo contesto, sosteniamo pienamente il diritto all’autodeterminazione per quanto riguarda orientamento sessuale e ruoli di genere, il matrimonio civile omosessuale con diritti pieni e uguali, il riconoscimento dell’identità di genere.

Alle ultime elezioni, Syriza ha visto i propri voti moltiplicarsi ben oltre le previsioni, ma non ha raggiunto la maggioranza assoluta in parlamento per appena due seggi: dal momento che tutti gli altri partiti greci sono contrari, è subito sfumata la speranza che il paese possa approvare i matrimoni tra persone dello stesso sesso in questa legislatura. Inoltre, per formare un governo, Syriza si è dovuta alleare con il partito di destra dei Greci Indipendenti, conosciuto anche per le posizioni omofobiche: questa alleanza aveva portato molti a escludere qualsiasi avanzamento nel riconoscimento dei diritti delle persone LGBT, mentre altri [Il Grande Colibrì] avevano ipotizzato e sperato una politica dei piccoli passi, che, pur impossibilitata a realizzare gli obiettivi più alti, non rinunciasse del tutto alla lotta.

Per fortuna, sembra che sarò proprio questo secondo scenario a realizzarsi: il ministro della giustizia Nikolaos Paraskevopoulos ha annunciato al parlamento che è intenzione del governo estendere alle coppie omosessuali la possibilità, già accordata nel 2008 alle coppie eterosessuali, di registrarsi in un’unione civile. Se sul matrimonio sarà impossibile creare una maggioranza in parlamento, il governo vuole comunque ottenere il massimo possibile [U.S. News].

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In Spagna il partito del carismatico Pablo Iglesias Turrión (nella foto, a destra), Podemos, è stato fondato a metà gennaio 2014, ma già a maggio ha conquistato l’8% dei voti alle elezioni europee e oggi nei sondaggi è la prima o la seconda forza politica con oltre il 20% delle preferenze. Il partito rifiuta di etichettarsi come di destra o di sinistra, ma i suoi fondatori provengono soprattuto da movimenti di sinistra e le sue proposte sono più vicine alla sinistra. Nel programma presentato in occasione delle elezioni europee, un capitolo è dedicato alla promessa di “garantire il diritto alla sicurezza e ad una vita libera dalla violenza per le donne e gli uomini lesbiche, gay, transessuali, bisessuali e intersessuali attraverso un sistema giuridico di garanzie che intervenga tanto nell’ambito pubblico quanto in quello privato”:

Misure politiche destinate a difendere la diversità sessuale per garantire i diritti e le libertà a tutte le persone indipendentemente dal sesso, dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere, combattendo qualsiasi esclusione LGBTIfobica o motivata dal genere. Depatologizzazione di tutte le opzioni sessuali e di tutte le identità di genere non normative e attuazione di politiche finalizzate a correggere la discriminazione, per esempio garantendo l’accesso al pubblico impiego delle persone LGBTI a rischio di esclusione sociale. Promozione di una normativa europea globale e vincolante contro la violenza di genere e rafforzamento delle politiche e delle misure di attenzione e di assistenza per le donne e i minori. Dotazione di un bilancio sufficiente per garantire la protezione delle vittime, il funzionamento effettivo dei mezzi della giustizia, gli aiuti per il reinserimento socio-lavorativo delle donne, la formazione di professionisti e le misure di prevenzione. Attuazione di politiche educative che assicurino un’educazione né sessista né LGBTIfobica e aumento delle misure per prevenire gli attacchi e le aggressioni in tutti gli ambiti con speciale attenzione agli istituti scolastici per minori. Riconoscimento della pluralità dei modelli familiari e riconoscimento in tutti i paesi del diritto al matrimonio civile, all’adozione e alle tecniche di riproduzione assistita per tutte le persone, indipendentemente da sesso, identità di genere e orientamento sessuale. Garanzia del diritto di asilo a causa della violenza di genere o della violenza contro le donne come del diritto di asilo per le persone che subiscono violenza a causa dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere […] Depatologizzazione della transessualità e diritto di tutte le persone a cambiare sesso medicalmente o civilmente.

Se si tratta di un testo sicuramente più ricco e dettagliato rispetto a quello di SYRIZA, bisogna considerare alcuni aspetti. Innanzitutto, la Grecia parte da un livello di riconoscimento dei diritti LGBT pari a zero e il programma di SYRIZA per questo è davvero innovativo, mentre in Spagna le tutele sono tra le più forti al mondo e il documento di Podemos, in questo contesto, risulta sostanzialmente in linea con quanto realizzato e promesso anche dalla sinistra “moderata” del PSOE. Inoltre e soprattutto, SYRIZA ha fatto promesse che avrebbe potuto realizzare pienamente se avesse ottenuto la maggioranza assoluta in parlamento, mentre Podemos ha avanzato proposte che esulavano dai reali poteri delle istituzioni europee per le quali si chiedeva il voto (insomma: promesse belle, ma vuote).

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Finiamo la nostra piccola carrellata sulla “nuova” sinistra anti-austerità e sul suo rapporto con i diritti LGBT analizzando cosa propone il Sinn Féin in Irlanda: questo è tutt’altro che un nuovo partito, dal momento che nel 2015 festeggia i suoi 110 anni (vissuti in modo piuttosto discontinuo). E’ nuova, però, l’ondata di consensi che lo sta investendo: se negli anni Ottanta non raggiunse mai il 2% e nei Novanta si esaltò per il 2,5% ottenuto nel 1997, alle politiche del 2011 ha sfiorato il 10% e alle europee dell’anno scorso ha quasi raggiunto il 20%. Alcuni scandali hanno portato ultimamente a un calo di consensi nei sondaggi, che continuano comunque a indicare il Sinn Féin come seconda forza politica irlandese con oltre il 20%.

Nel documento “Moving on: a policy for lesbian, gay and bi-sexual equality” (Voltare pagina: una politica per l’uguaglianza di lesbiche, gay e bisessuali; Sinn Fein) il Sinn Féin collega la lotta per la parità delle persone LGBT al cuore della propria identità, al pari delle battaglie sindacali e a quelle per i diritti delle donne e delle minoranze etniche, e illustra le proprie promesse: leggi contro le discriminazioni, lotta contro il bullismo, attenzione ai rischi di povertà e di emarginazione legati all’omofobia, campagne informative ed educative…

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Insomma, si possono giudicare in modo anche molto diverso le forze politiche che da sinistra stanno cercando di superare le politiche di austerità: secondo alcuni rifonderanno l’Europa sui suoi valori originari di libertà e solidarietà, secondo altri l’affosseranno del tutto. Sicuramente siamo lontani dalla perfezione, ci sono situazioni che vanno tenute d’occhio (l’alleanza di SYRIZA con i Greci Indipendenti) e limiti che vanno denunciati (Podemos soffre di pesanti personalismi, il Sinn Féin ha preoccupanti scheletri nell’armadio della sua storia). Desta speranza, però, il fatto che, mentre una fetta sempre più ampia di europei si aggrappa all’odio, al razzismo e all’omofobia, altri europei hanno deciso di reagire reclamando diritti e uguaglianza. Ora anche gli italiani sono chiamati a scegliere da che parte stare.

 

Pier
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