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Il bacio saffico nell’esercito fa il giro del mondo
LGBT in Italia, col governo Monti cambierà qualcosa?
Sacerdoti e vescovi omofobi rubano la scena al bambinello
Scuola omofobica negli Usa: i gay saranno espulsi!
Governi e predicatori islamisti tra leggi antigay e complotti
L’afrodisiaco perfetto? La cannabis, parola di Jens e Peter

CRONACA Per gli immigrati l’intolleranza del paese da cui si fugge continua a costituire un rischio anche dopo aver abbandonato il proprio paese, come abbiamo più volte ricordato. I casi alla ribalta oggi sono di due tunisini. A Bordeaux Achraf, arrivato in Francia quattro anni fa con un permesso per studio, poi unitosi civilmente ad un francese nello scorso agosto, è in attesa di un permesso di soggiorno che non arriva e che lo trasforma oggi in un cittadino irregolare, che potrebbe venire espulso. Il problema è che nel frattempo Achraf è diventato pubblicamente omosessuale e che questo fatto in Tunisia lo porterebbe in carcere per tre anni, senza sconti, specie dopo la vittoria del partito islamista an-Nahda alle ultime elezioni (Il grande colibrì). La risposta delle autorità francesi alla sua istanza doveva arrivare entro l’11 dicembre: ma il totale silenzio ha spinto la coppia franco-tunisina a rivolgersi ad un avvocato, che porterà la questione davanti al tribunale amministrativo (Têtu).

La vicenda è per molti aspetti simile a quella di un tunisino residente in Italia (che naturalmente non ha potuto unirsi civilmente con il suo partner italiano, a causa delle leggi arretrate di casa nostra) e che ora è rinchiuso nel CIE di Gradisca e che, una volta rispedito in patria, correrebbe gli stessi rischi di Achraf. In più, nel cocktail di questa piccola storia ignobile, ci sono una conversione alla fede cristiano-evangelica, un permesso di soggiorno concesso per motivi umanitari recentemente revocato (secondo la Procura di Trieste l’omosessualità del tunisino è solo presunta) ed un passato che comprende alcol e carcere: il quadro non è certo facile, ma il destino chiaro consiglierebbe una prudenza che le autorità non hanno fin qui dimostrato (Il Gazzettino). Una storia ben diversa è quella di Raul, ecuadoregno unito civilmente con un cittadino americano con cui non riesce ad unirsi fisicamente a causa della rigidità delle istituzioni: la storia è raccontata nella “letterina di Natale” inviata dal suo compagno al presidente degli USA Barack Obama (Stop the deportations), ma è solo una delle tante piccole e grandi ingiustizie a cui sono sottoposti cittadini immigrati negli Usa a cui si dedica il DOMA project (Stop the deportations).

MONDO Negli Usa in questi giorni fa certo più scalpore il primo bacio lesbico tra soldatesse, celebrato come foto gay dell’anno (JoeMyGod), associato ai dieci baci lesbici più importanti di tutti i tempi sul Guardian e naturalmente censurato violentemente (“aberrazione sessuale“) dal Tea Party (Right wing watching), la destra più retriva degli States che minaccia di condizionare pesantemente l’esito delle prossime elezioni presidenziali. Ma intanto il bacio ha fatto il giro del mondo e se ne sono occupate tutte le principali testate, anche perché per le feste ci stava proprio bene. Naturalmente è molto più difficile trovare sui giornali notizie sulla diffusione dell’AIDS in Nigeria: sia perché è difficile che si parli di Africa, ma soprattutto perché il tema non è mai bello da affrontare. E non dev’essere per nulla piacevole nemmeno per quella consistente fetta di popolazione nigeriana per cui crescono i rischi di contagio a causa della bisessualità di molti uomini. Tra i gay nigeriani la percentuale di contagio è salita dal 13,5% del 2007 al 17,2%, ma le abitudini bisessuali di molti gay suggeriscono che il rischio non si fermi alla popolazione di sesso maschile (All Africa).

POLITICA Spesso le difficoltà degli immigrati dipendono certo da una burocrazia cieca e sorda. Ma la politica ha le sue belle responsabilità. E in Italia l’assenza di leggi che garantiscano diritti LGBTQ* è tuttora un problema insoluto. Ma è lecito sperare che qualcosa cambi? L’associazione Certi Diritti non si limita a chiederselo, ma sollecita il nuovo governo con più di un pungolo. Una prima segnalazione al ministro degli esteri Giulio Sterzi, che richiede un intervento urgente nei confronti di Camerun e Nigeria riguardo le nuove leggi omofobe, ha ricevuto una risposta positiva: Sterzi ha segnalato che nel primo caso si è già mossa l’Unione Europea e nel secondo si è attivato, sempre in ambito comunitario, per un’iniziativa presso le commissioni Giustizia e Diritti umani (Gay News). Certi Diritti ha anche sollecitato le ministre dell’interno e della giustizia al ritiro della “circolare Amato che vieta il riconoscimento in Italia dei matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero adducendo ragioni di ordine pubblico” chiedendo loro di operare “per assicurare la fine delle discriminazioni contro le persone LGBT in Italia, riconoscendo tali matrimoni ed unioni civili“, anche se la risposta fin qui non è arrivata (La Politica Italiana). E di sicuro non sorprende la risposta della destra (e de “La destra” in particolare) all’iniziativa radicale che nella regione Lazio mirava a destinare i fondi per le famiglie a tutte le coppie senza distinzione per il loro status. “Fortunatamente la maggioranza di centro-destra in modo compatto ha respinto l’emendamento. E’ inimmaginabile cosa sarebbe successo in questa nostra terra se avessero vinto Emma Bonino e i Radicali” ha tuonato il rappresentante storaciano Roberto Buonasorte. L’iniziativa, ha spiegato il radicale Sergio Rovasio era “un gesto di attenzione nei confronti dei tanti altri tipi di famiglia esistenti, come anche quelli costituiti dalle coppie gay. Se questi muoiono di fame, non esiste una struttura pubblica che li aiuti. Ovviamente chi si è scagliato contro questo emendamento ha una visione fascista” (Gay.it).

MOVIMENTO Sacerdoti e vescovi rubano la scena al bambinello, ma non tutti sono da censurare. Certo il vescovo di Chicago Francis George è difficilmente apprezzabile: dopo che la sua opposizione alla programmazione per il 2012 del Pride cittadino è stata vinta dall’accordo tra gli organizzatori e le autorità cittadine, il prelato non ha trovato di meglio che paragonare manifestazioni di questo tipo a quelle del Ku Klux Klan, per la carica anti-cattolica che il Pride avrebbe in sé (MyFox Chicago). A San Francisco un altro vescovo, George Niederauer, ha fatto cancellare l’intervento di tre ecclesiastici gay-friendly ad altrettanti incontri organizzati dalla comunità locale di Castro perché “inappropriati nel tempo dell’Avvento, in cui ci si dovrebbe dedicare a riflettere sulla venuta di Cristo“. Il reverendo Roland Stringfellow ha commentato che la decisione del vescovo non l’ha sorpreso anche se l’ha deluso: “E’ ironico e ipocrita che la chiesa cattolica si pubblicizzi proprio in questi giorni con una campagna con scritto ‘Vieni a casa’ mentre evidentemente non tutti sono benvenuti sella chiesa cattolica” (San Francisco Chronicle). Non va meglio in Spagna, dove un parroco della cittadina di Jean, Manuel Garcia, ha negato la possibilità ad un gay di essere padrino in un battesimo, riscuotendo il beneplacito vescovile. E questo nonostante l’uomo che la famiglia aveva scelto come padrino di una bimba sia un catechista impegnato nella Caritas, fervente cattolico (UniversoGay). Per una volta torniamo in patria per risollevare gli animi, segnalando la bella intervista a monsignor Ernesto Vecchi, vescovo che incontrò Marcella Di Folco (per approfondire: Il grande colibrì) e che – pur essendo contrario all’intitolazione di una via alla fondatrice del Movimento Identità Transessuale poiché “credo che segnali come l’intitolazione di vie siano da destinare a persone che rappresentano qualcosa di condiviso” – manifesta una certa apertura nei confronti della sua vicenda umana (Il Resto del Carlino).

CULTURA Ancora intolleranza, ancora Stati Uniti, ancora in scena i cattolici. Una scuola privata ha comunicato infatti ai genitori dei circa 300 bambini e ragazzi che la frequentano che non saranno tollerati omosessuali tra le persone che la frequentano. “L’omosessualità è proibita dalle Scritture (Romani 1,27; Levitico 18,22)“. Un dipendente o uno studente che promuovesse, si impegnasse o identificasse se stesso in attività del genere con parole o atti, violerà questa regola. Secondo gli avvocati interpellati dalle organizzazioni dei diritti LGBT, poiché la scuola cattolica è una struttura privata, non è possibile agire legalmente contro questa discriminazione annunciata (Pink Paper), che richiama l’Università di Rome che punisce l’immoralità dei propri dipendenti (Il grande colibrì). E l’omofobia fa anche danni sociali rilevanti: vedere quanti appartenenti al mondo LGBT fanno parte dei giovani senzatetto che popolano le strade di New York, leggere le loro storie, scoprire quante volte un coming out finisce, se non in tragedia (Huffington Post), in dramma ci riporta alla vera ragione per cui l’accettazione non può bastare ma devono esserci leggi a garantire i singoli dai comportamenti omofobici, anche se esercitati in campo privato.

MOI Naturalmente non ci sono solo i cristiani a negare diritti al mondo LGBTQ*: i governi e i predicatori islamisti non sono certo da meno. Basta vedere le reazioni malesi allo studente che in Irlanda ha contratto un matrimonio gay (Il grande colibrì), conseguenti alle leggi discriminatorie tuttora in vigore nel paese asiatico. Ora però l’organizzazione Human Rights Watch chiede al governo di rivedere le leggi che puniscono i “rapporti carnali contro l’ordine della natura” anche se avvengono privatamente e consensualmente. La richiesta parte dall’esame della condanna di Anwar Ibrahim, già imprigionato nel 1999 e di nuovo in carcere dallo scorso anno, ma assume maggior vigore grazie alla risoluzione che verrà presentata al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite del prossimo marzo, in cui verrà raccomandato a tutti gli stati membri di “abrogare le leggi utilizzate per criminalizzare persone in ragione d’omosessualità per aver avuto rapporti consensuali con persone dello stesso sesso” (Pink News). E non è che in Senegal la situazione appaia molto migliore, se si dà retta ai deliri omofobici di Ahmed Khalifa Niasse, presidente del Presidio del fronte delle alleanze patriottiche (già il nome è un po’ folle) che promette denunce ed elenchi di gay e vede complotti omosessuali in varie categorie sociali oltre che in mezzo mondo, Africa compresa… (Leralsegui MOI Musulmani Omosessuali in Italia).

SESSUALITA’ Se ci si vuole divertire di più, i modi non mancano nel sesso. C’è chi sceglie pratiche strane, chi si dedica al feticismo e chi assume sostanze per rendere meglio nel rapporto o prolungare le proprie prestazioni. Qualcuno ricorre all’alcol. Jens e Peter invece usano la cannabis, la droga illegale più popolare in Germania, come afrodisiaco: la coppia di Colonia infatti sostiene che “quasi nessuno sa come sia bello il sesso con l’erba“, che aumenterebbe la sensibilità del tatto e sprigionerebbe sensazioni di variopinti colori durante l’orgasmo, fornendo subito dopo un grande rilassamento e senza avere le controindicazioni dell’alcol: cosa importante per Jens, che di mestiere fa l’impiegato di banca (Queer.de).

 

Michele
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