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MOVIMENTO Il parlamento dello stato più piccolo degli USA, il Rhode Island, ha approvato una legge che riconosce le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Alla norma, per l’entrata in vigore, manca solo la firma del governatore, il democratico Lincoln D. Chafee. Su di lui, però, sono forti le pressioni affinché ponga il veto e blocchi tutto. A chiederlo sono – sorpresa! – le associazioni LGBTQ*, per le quali la legge è inaccettabile in quanto permette a tutte le istituzioni religiose (strutture mediche e assistenziali comprese) di ignorare l’esistenza delle unioni civili e di trattare il partner registrato come un estraneo qualsiasi [QueerBlog]. Per gli attivisti americani l’importante è ottenere leggi giuste e non solo piantare bandierine su qualsiasi “concessione” politica…

POLITICA Sedersi al tavolo della cittadinanza in uno spirito di uguaglianza e non accontentarsi di raccattare le briciole che cadono per terra è una posizione che per fortuna qualcuno condivide anche in Italia, come dimostra la battaglia per l’anagrafe dei diritti promossa da Certi Diritti a Milano [Il Grande Colibrì]. Altri, invece, la pensano diversamente: Aurelio Mancuso, di Equality, dichiara a parole di volere “la piena equiparazione dei diritti e dei doveri tra coppie etero e gay”, ma poi applaude all’ipocrita proposta di “contratto” (e non di matrimonio) del berlusconiano Santo Versace [Iris Press]. “Il nome non è importante”, dice Mancuso [Iris Press], facendo finta di ignorare che nel diritto il nome e la forma sono sostanza…

MONDO In Svizzera le coppie dello stesso sesso possono registrarsi già da cinque anni, ma anche qui non mancano i problemi. O, meglio, le assurdità di una legge che consente l’adozione di un bambino e l’inseminazione artificiale ad un omosessuale single, ma vieta l’una e l’altra alle coppie registrate. Ora le associazioni LGBTQ* vogliono ottenere il diritto alla genitorialità piena e paritaria. Donatella Zappa, di Imbarco Immediato, fa il punto della battaglia su TicinoLibero.

CULTURA Ma gay si nasce o si diventa? Esiste un’omosessualità “naturale” e quindi rispettabile e un’omosessualità “indotta” e quindi magari curabile? Gay.tv decide di pubblicare lo scritto di un suo utente ventenne che, scomododando Aristotele, divide i gay tra “autentici” (così “per natura”) e “incontinenti”; questi ultimi si troverebbero nello “stato vizioso” (!) “a causa di una educazione distorta” (?), proprio come succederebbe anche per i preti pedofili (poteva mancare il parallelo omosessualità-pedofilia?). Forse qualcuno dovrebbe ricordare che, da Aristotele in avanti, sono state poposte migliaia di interessanti riflessioni su sessualità, omosessualità e omofobia…

CRONACA Un veloce ripasso di quanto pensato e studiato su sessualità, omosessualità e omofobia servirebbe anche a chi assegnò a Iva Zanicchi il Pegaso d’oro, il premio nazionale di Arcigay alla personalità che più si sarebbe distinta nella lotta per i diritti LGBTQ*. L’assegnazione del premio creò polemiche immediate, dal momento che dipingeva come paladina dei gay una berlusconiana di ferro che dichiarava di non voler confondere le coppie dello stesso sesso con la famiglia “vera” e di essere contraria all’adozione per gli omosessuali [G@yNews]. C’è da sorprendersi se oggi la cantante si scaglia contro il Pride e dice di pregare affinché i gay ritrovino “la retta via”? [QueerBlog]

ISLAM “Tante volte ho gridato a Allah, nel mio dolore, eppure sembrava che si fosse dimenticato di me. Solo l’alcol e le droghe sembravano alleviare il mio dolore”: sono racconti sofferti e contraddittori quelli dei giovani marocchini che vendono il proprio corpo come travestiti per le strade di Calenzano, in Toscana. I ragazzi, spesso musulmani devoti in equilibrio precario tra la fede religiosa e una vita fatta di prostituzione e alcolismo, sono attratti dai soldi facili, ma raccontano anche di violenze e solitudini: “Non si fa mai l’amore. Non si ama mai e non si è amati” [Gay Marocco]. Parole purtroppo comuni tra gli immigrati omosessuali in Italia, come abbiamo documentato su Il Grande Colibrì.

SESSUALITÀ In Francia, come in Italia, le malattie sessualmente trasmissibili (MST) continuano ad avere tassi di diffusione preoccupanti: colpa un po’ di un’attenzione concentrata unicamente sull’Hiv/Aids, un po’ di una scarsa conoscenza delle modalità di infezione, un po’ di una ripresa dei comportamenti a rischio. Di fronte a queste difficoltà, l’Inpes (Institut national de prévention et d’éducation pour la santé) ha prodotto alcuni spot in cui loschi e laidi figuri interpretano le diverse MST [Les IST]. I video non sembrano particolarmente efficaci e convincenti nel veicolare il messaggio, ma l’importante è rompere il muro di silenzio…

Pier Cesare Notaro
©2011 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

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