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Da quando la Corte suprema di Taiwan ha lanciato un ultimatum al parlamento di Taipei per riconoscere il diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso, è boom di nozze tra le coppie omosessuali della Cina continentale [L’Obs]. Nozze dal valore puramente simbolico, sia chiaro, anche se nei sondaggi i favorevoli sono in rapido aumento e sono già maggioranza tra i più giovani. Nonostante questi segnali dall’opinione pubblica, le pressioni sociali sulle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali) sono così forti che i coming out restano rari e i matrimoni di copertura, invece, sono sempre frequenti.

Se la società è divisa tra tradizione familista e rispetto delle diversità individuali, le istituzioni appaiono davvero schizofreniche: mentre approvano il successo di Blued, l’app cinese per incontri gay che vanta 27 milioni di abbonati, impongono senza nessuna motivazione la chiusura di Rela, programma analogo destinato alle lesbiche. Ed è proprio su internet che la repressione è più evidente.

“Standard politici ed estetici”

Dopo aver recentemente bloccato il servizio di video streaming di tre grandi siti per presunte irregolarità burocratiche e chiuso decine di blog di gossip sui VIP perché “di cattivo gusto”, la China Netcasting Services Association (Associazione per i servizi di netcasting in Cina; CNSA) ha deciso ora di stringere la morsa su tutta la rete: le piattaforme online dovranno assumere almeno tre “censori professionisti” che controllino da cima a fondo ogni video caricato sul sito per eliminare tutto il materiale che non “aderisca agli standard politici ed estetici”.

Scuola, nazione e capitale: la Cina vuole tornare “virile”

Gli standard politici escludono i video che “danneggiano l’immagine della nazione, offendono i leader rivoluzionari, diffondono le conquiste militari di antichi imperatori o diffondono l’estremismo religioso”, mentre gli standard estetici sono in realtà censure moralistiche: devono sparire i comportamenti superstiziosi, le droghe, le relazioni extraconiugali, la prostituzione e “comportamenti e atti sessuali anormali, come l’omosessualità”.

Critiche e proteste su Weibo

La censura di scene omosessuali non è certo una novità (l’ultimo recentissimo caso riguardava il bacio gay di “Alien: Covenant”, malamente tagliato dalla versione cinese; The Hollywood Reporter): l’anno scorso il governo ha vietato alle televisioni di mandare in onda “relazioni e comportamenti sessuali anormali, come incesto, relazioni omosessuali, perversioni sessuali, molestie sessuali, abusi sessuali, violenze sessuali, eccetera”. Eppure questa volta le proteste sono state più forti del solito, soprattutto su Weibo, il Twitter cinese.

Tra le migliaia di messaggi critici, anche la più famosa sessuologa del paese, Li Yinhe, ha scritto: “Innanzitutto, dal punto di vista artistico, pochissimi paesi sviluppano un sistema di censura che viola la libertà dei suoi cittadini di creare arte. Inoltre, viola il diritto delle minoranze sessuali di esprimere le proprie preferenze sessuali” [The Independent]. Il post è stato cancellato, ma persino la Zhongguo Gongchanzhuyi Qingniantuan (Lega della gioventù comunista) ha pubblicato una protesta, in cui ricorda che bisogna lottare contro l’omofobia e non contro l’omosessualità. E lancia uno slogan sorprendentemente esplicito: “Cancellate il vostro pregiudizio: ce la potete fare” [What’s on Weibo].

 

Pier
©2017 Il Grande Colibrì

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