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Il mufti (giurista islamico) della Cecenia ha promesso la punizione di Allah ai giornalisti di Novaja Gazeta: Salah-Haji Medjiyev, durante un incontro con un corrispondente della radiostazione Govorit Moskva, afferma che l’inchiesta del periodico russo sulla persecuzione degli omosessuali [Il Grande Colibrì] ha avuto ripercussioni negative sul popolo ceceno, in particolare sulle figure religiose e su “ciò che vi è di più sacro” nel Paese. Oltre a smentire le accuse di Novaja Gazeta, si augura che i giornalisti vengano puniti severamente, chiedendo che possano rispondere alla legge della Federazione Russa e, allo stesso tempo, invocando il giudizio divino.

Tramite un comunicato la redazione di Novaja Gazeta ha informato come i suoi giornalisti e tutti i collaboratori si trovino in serio pericolo. Dopo la pubblicazione del 1° aprile l’autrice dell’articolo è infatti costretta a nascondersi [Out in Perth]. Elena Milašina, che vive a Mosca, durante la sua carriera di reporter si è occupata degli scontri in Cecenia, continuando il lavoro della collega Anna Politkovskaja (uccisa nel 2006), e ha già subito attacchi in passato.

Il 3 aprile, dopo due giorni dalla pubblicazione dell’articolo, circa 15mila persone si sono riunite nella moschea principale di Groznyj, in cui si è tenuto un meeting di rappresentanti di 24 wird (esercizi di preghiera), teologi islamici e leader dell’opinione pubblica cecena. Il meeting è stato trasmesso dalla televisione locale cecena Groznyj TV. Durante l’incontro Adam Šakidov, consigliere del primo ministro ceceno Ramzan Kadirov, ha accusato i giornalisti di Novaja Gazeta di essere “nemici della nostra fede e della nostra patria”.
 L’incontro e il discorso del consigliere hanno scatenato reazioni violente sui social network.

Il meeting ha portato a una risoluzione, che Milašina, in un’intervista alla BBC, ha definito una vera e propria “jihad” nei confronti dei giornalisti di Novaja Gazeta: nel documento scritto, firmato dalla Grande assemblea dei rappresentanti dei 24 wird della Repubblica cecena, si negano le accuse fatte dal giornale, percepite come un’ingiuria, e i giornalisti vengono nuovamente definiti “nemici della nostra fede e della nostra patria”. Inoltre, si promette che i giornalisti verranno puniti per aver diffuso simili “bugie” e si spinge affinché le informazioni fornite da Novaja Gazeta non vengano diffuse da nessuno e affinché i suoi giornalisti vengano fermati con ogni mezzo legale.

Nel frattempo, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov afferma di non essere a conoscenza di proteste o petizioni organizzate da parte di minoranze sessuali in Cecenia, anche se ammette di potersi sbagliare. Peskov sottolinea il fatto che le organizzazioni internazionali avrebbero bisogno di più informazioni per poter valutare in modo più approfondito le violazioni di diritti umani. Ha inoltre aggiunto che, se le accuse risultassero false o distorte, i giornalisti di Novaja Gazeta potranno essere sottoposti a provvedimenti legali [TASS].

Irene Benina
©2017 Il Grande Colibrì

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