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Nella sua ultima messa da arcivescovo e primate della Chiesa anglicana d’Uganda, qualche giorno fa Stanley Ntagali ha riaffermato la chiusura dell’istituzione religiosa nei confronti dell’omosessualità, schierandosi contro quelli che ha definitoinsegnamenti liberali occidentali che ci dicono che la Bibbia è un libro del passato e che gli uomini possono sposare altri uomini, e le donne possono sposare altre donne”.

Chiusura continua

Queste dichiarazioni ribadiscono l’ostilità che la Chiesa d’Uganda ha mostrato negli ultimi anni nei confronti delle relazioni tra persone dello stesso sesso, a proposito delle quali il clero ugandese si è opposto fermamente a qualsiasi apertura. Per questo motivo l’Uganda quest’anno non parteciperà alla Conferenza di Lambeth, principale momento di incontro delle chiese anglicane di tutto il mondo.

Intanto, per sostituire Ntagali, è stato eletto nuovo arcivescovo Stephen Kaziimba Mugalu, il quale è stato precedentemente a capo della commissione sull’HIV dell’Inter-Religious Council of Uganda (Consiglio inter-religioso d’Uganda;IRCU), che in passato è stata più volte accusata di discriminare la comunità LGBTQIA ugandese. Kaziimba si è espresso per la prima volta sulla questione domenica, nel suo discorso di insediamento, ribadendo che la Chiesa d’Uganda “non accetterà mai i matrimoni gay“. Inoltre, il nuovo arcivescovo dovrà continuare l’implementazione del “Piano strategico provinciale 2016-2025″, che prevede, tra altre cose, la liberazione del paese “dall’immoralità e dalla perversione sessuale”.

Religione e politica

Le posizioni di Ntagali, d’altra parte, sono state più volte omaggiate dalla classe politica del paese, soprattutto da David Bahati, attuale ministro delle finanze e principale promotore della legge anti-gay che nel 2014 aveva scosso il paese. L’intolleranza nei confronti della comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) vede infatti le forze politiche e religiose unite nella difesa della morale del paese.

Il clima politico e religioso in Uganda rimane quindi molto teso. Lo spazio per una possibile accettazione delle diverse identità di genere e orientamenti sessuali si restringe infatti ogni volta che un leader politico o religioso strumentalizza e demonizza le persone LGBTQIA, dipingendole come estranee alla storia e alla cultura del paese. L’allontanamento e la chiusura dei leader ugandesi continua a costituire il più grande ostacolo al riconoscimento dei diritti umani delle minoranze sessuali.

Antonella Cariello
©2020 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

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