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Dopo la “Manif pour tous”, la grande manifestazione omofobica di domenica a Parigi [Il grande colibrì], è già polemica sui numeri: la polizia ha stimato la presenza di 340mila persone, dal palco gli organizzatori hanno parlato di 800mila, sul sito hanno proclamato il raggiungimento dell’obiettivo di un milione di presenze e c’è già chi cita un fantomatico colonnello dell’aviazione che avrebbe svelato tramite non meglio identificati SMS (sic!) la cifra reale: un milione e 300mila [Le Figaro]. Foto alla mano, il Campo di Marte non era affatto pieno: nel 1997, quando in occasione della Giornata della Gioventù con papa Giovanni Paolo II strabordava di gente, la polizia aveva contato 500mila persone e nessuno aveva polemizzato…

Comunque sia, chi in Francia è contrario ai matrimoni tra persone dello stesso sesso e all’adozione da parte di coppie omosessuali ha fatto sentire chiaramente la propria voce. E lo ha fatto senza le scene di violenza che avevano caratterizzato altre manifestazioni di questo tipo in Francia –  e infatti gli organizzatori invitano “a notare la calma e il pacifismo dei manifestanti”, ammettendo implicitamente che non era affatto un esito scontato. Il bilancio è positivo, sia politicamente, perché il governo socialista già alla vigilia aveva rinunciato a riconoscere subito il diritto delle lesbiche ad accedere alla procreazione medicalmente assistita [20minutes], sia, soprattutto, mediaticamente: gli omofobi hanno invaso non solo le strade della capitale francese, ma anche le prime pagine dei giornali di tutto il pianeta.

La manifestazione parigina ha rappresentato perciò un forte incoraggiamento per gli omofobi cristiani di mezzo mondo. Se gli evangelisti di Hong Kong hanno manifestato quasi in contemporanea con i parigini (la polizia ha contato 5mila persone, gli organizzatori 50mila; South China Morning Post), i cattolici del Regno Unito, un po’ invidiando il grande evento nazionale dei correligionari francesi, pianificano un’ondata di proteste locali [The Telegraph], dopo che oltre mille sacerdoti hanno firmato una lettera [The Telegraph] che prospetta uno scenario apocalittico: il ritorno ai “secoli di persecuzioni” subite dai cattolici, con forti limitazioni alla possibilità “di insegnare la verità sul matrimonio nelle loro scuole, nelle loro istituzioni caritative e nei loro luoghi di culto”, e la distruzione delle fondamenta della società.

La “Manif pour tous”, comunque, ha scalzato nell’immaginario cattolico globale il Family Day, che nel 2007 raccolse a Roma 280mila persone (un milione secondo gli organizzatori). Non che dell’evento omofobico nostrano si sia persa memoria: il PdL riconfermerà in parlamento la portavoce della manifestazione, Eugenia Roccella, mentre il PD ha deciso di schierare un altro dei principali organizzatori dell’evento, Edo Patriarca [Lettera 43]. Pierluigi Bersani, candidato premier del centro-sinistra, comunque individua, in un’intervista al Washington Post, le “unioni civili per le coppie gay” tra le riforme prioritarie del suo eventuale governo. Nichi Vendola rilancia, con proposte di legge per il matrimonio e le adozioni, ma precisa che saranno iniziative unicamente di SEL e non impegni per la coalizione [Sky].

A compensare l’eccesso di riverenza nei confronti di un “moderatismo” che nega radicalmente uguali diritti per tutti, ci hanno pensato le quattro attiviste femministe francesi e ucraine di Femen che non hanno esitato a mostrarsi a seno duro in piazza San Pietro in Vaticano durante l’Angelus del papa per denunciare l’omofobia della Chiesa cattolica [Corriere della Sera]. La reazione violenta di una fedele armata di ombrello [La Repubblica] ha fatto il giro del mondo, mentre è passato quasi inosservato sui media il bacio di massa davanti ad una cattedrale di Zagabria con cui un centinaio di omosessuali croati ha protestato contro l’omofobia clericale: qui centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa sono stati impegnati ad arginare gli attacchi di mezzo migliaio di contro-manifestanti omofobi [Dnevnik].

 

Pier
©2013 Il Grande Colibrì

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