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Pensaci caro lettore, quando si parla di rifugiati si immaginano quasi sempre campi di tende bianche con il logo di grandi organizzazioni umanitarie, o persone disperate che vagano per le città senza meta, individui malvestiti in cerca di riparo per la notte, barconi strapieni che attraversano il mare, centri di prima accoglienza affollati e molte altre situazioni in cui le persone rifugiate rappresentano solamente uno o diversi bisogni. Non si pensa mai a chi attraversa il processo di integrazione con successo, non si immagina quasi mai una donna rifugiata a capo di un’impresa agricola! L’immagine di una persona realizzata e perfettamente integrata nella comunità in cui vive viene totalmente oscurata quando si pronuncia la parola “rifugiata” o “rifugiato”.

L’arrivo costante delle persone rifugiate in Europa ha letteralmente messo a dura prova la stabilità politica dei paesi dell’Unione Europea (UE). È inutile ribadire come gli scontri causati da questo fenomeno siano stati aizzati soprattuto dai personaggi politici che hanno strumentalizzato e continuano a strumentalizzare l’immigrazione banalmente per avere più voti. La politica che dovrebbe agire per il bene dei cittadini, l’abbiamo vista falsificare dati, distogliere lo sguardo da situazioni che la riguardano e votare leggi che contrastano i principi dei diritti umani garantiti da tutte le costituzioni.

Prendere parte alle decisioni

E quando si progettano le politiche di gestione dei rifugiati in Europa, perché non coinvolgere i rifugiati stessi anche a livello consultivo e decisionale? Perché noi rifugiate e rifugiati lasciamo il nostro destino nelle mani di chi non sa perché scappiamo e quali siano le nostre vere necessità? Perché dobbiamo aspettare che qualcuno decida al posto nostro cosa è meglio per noi? Noi che siamo oramai una parte della comunità civile in Europa, abbiamo il diritto di pensare e di criticare, abbiamo tutto il diritto di vivere nella legalità e nel pieno rispetto alla pari di chi nasce qui. Ecco perché è stata creata la Coalizione Europea dei Rifugiati.

Per ora siamo in 15 persone rifugiate, provenienti da Afganistan, Algeria, Etiopia, Iraq, Nigeria, Russia, Siria e Somalia e viviamo da anni in Austria, Belgio, Finlandia, Germania, Italia, Lituania, Ungheria e Svezia. Siamo un gruppo molto eterogeneo, diversi nei background culturali, nelle lingue e nelle esperienze professionali (chi è a capo di un’organizzazione per i diritti dei rifugiati, chi scrittrice, chi imprenditrice, chi fa il giornalista o il professore universitario). Alcuni di noi agiscono da anni nel volontariato e la cosa che ci unisce è la voglia e la determinazione nel difendere i diritti umani di tutte le persone rifugiate nei paesi dell’Unione Europea.

Primo incontro a Milano

Il nostro primo meeting è stato un successo grazie alla collaborazione con il gruppo consultivo non-profit Independent Diplomat e con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), e al sostegno del Comune di Milano. Ci siamo riuniti dal 13 al 15 dicembre per abbozzare le basi del progetto con l’obiettivo di promuovere l’integrazione, creare un dialogo costruttivo volto allo sviluppo di politiche progressiste per un’Europa più inclusiva, nell’interesse dei rifugiati e delle comunità ospitanti. Ci siamo anche dati sei mesi di tempo per capire meglio le modalità con cui procedere e decidere insieme come agire a livello sia nazionale sia europeo.

Ci teniamo a sottolineare che questa neonata Coalizione non è rappresentativa di tutta la comunità rifugiata in Europa per il semplice motivo che un gruppo ristretto di persone non potrà mai rappresentare milioni di rifugiati. Siamo realistici nel pensare che non saremo mai in grado di soddisfare tutti i bisogni, però promettiamo di impegnarci affinché migliorino le politiche dei vari paesi europei nei confronti dei nuovi arrivati e dei rifugiati.

Lyas Laamari
membro della Coalizione Europea dei Rifugiati
vicepresidente del Grande Colibrì
©2017 Il Grande Colibrì

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