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In Francia, il 9 gennaio, il presidente della Repubblica Emmanuel Macron (partito: Renaissance) ha nominato un nuovo Primo Ministro e lo ha incaricato di scegliere una nuova squadra al governo. Si tratta di Gabriel Attal, il primo uomo apertamente gay a ricoprire questo incarico in Francia.

Gabriel Attal, Primo Ministro del Governo francese

Gabriel Attal, Primo Ministro del Governo francese

Il governo uscente, guidato da Élisabeth Borne, ha fatto approvare un’impopolarissima riforma che innalza l’età di pensionamento a 64 anni. Il 2023 si è chiuso poi con una legge sull’immigrazione fortemente repressiva, approvata con l’appoggio dell’estrema destra.

La nomina di un uomo giovane, gay, di 34 anni, al posto di Primo Ministro, rappresenta un tentativo in extremis per Macron di salvare la faccia di fronte a una parte del suo elettorato gay o più progressista.

Ma la nomina di Gabriel Attal è davvero una buona notizia per la comunità LGBTQIA+?

Certo, il fatto che un uomo gay, di qualunque orientamento politico, possa arrivare al potere senza provocare grandi rimostranze nella società dimostra le conquiste dei movimenti LGBTQIA+. Ma niente porta a pensare che Gabriel Attal si spenderà per i diritti delle persone LGBTQIA+, né di altri gruppi sociali oppressi.

Nel governo precedente, Attal è stato ministro dell’istruzione e ha lasciato che si abbandonasse un’inchiesta amministrativa sul bullismo nella scuola dove si è suicidato Lucas, un adolescente gay di 13 anni. Inoltre, Attal ha votato a favore della legge sull’immigrazione a dicembre e, come Ministro dell’istruzione, a settembre ha proibito l’abaya, il velo integrale, per le studentesse a scuola, alimentando di nuovo la polemica su un presento “pericolo islamico” nella società francese.

PRIMO MINISTRO GAY, MINISTRI OMOFOBI

Ma anche senza considerare problemi, seppur capitali, come l’islamofobia e il razzismo, basta osservare il profilo dei ministri di cui Attal ha deciso di circondarsi per capire che la sua nomina non promette niente di buono nemmeno per la causa LGBTQ+ in senso stretto.
Molti ministri hanno militato storicamente nella Manif por tous, il movimento che si oppose alla legalizzazione del matrimonio e dell’adozione per le coppie dello stesso genere nel 2013. Gérald Darmanin, ministro dell’Interno, all’epoca aveva affermato che si trattava di “riforme nefaste per la società”.

Gérald Darmanin, allora deputato, il 23 settembre 2014 a Parigi

Gérald Darmanin, allora deputato, il 23 settembre 2014 a Parigi © Foto di AFP / Joël SAGET

Sébastien Lecournu, ministro delle Forze armate, aveva chiesto una “clausola di obiezione di coscienza” che permettesse ai sindaci di rifiutarsi di officiare matrimoni omosessuali. Due ministri (Gérald Darmanin, Interno, e Eric Dupond-Moretti, Giustizia) sono stati accusati di violenze sessuali.

La lista sarebbe ancora lunga, ma possiamo ricordare che Aurore Bergé, ministra dell’Uguaglianza tra uomini e donne e della Lotta contro le discriminazioni, oltre a essersi opposta al matrimonio tra persone dello stesso genere, ha chiesto un emendamento costituzionale per escludere gli uomini trans dal diritto all’aborto.

Amélie Oudéa-Castrea, nuova ministra dell’Istruzione, fa studiare i suoi tre figli in una scuola privata cattolica reazionaria, che ha subito recentemente un’inchiesta amministrativa per i discorsi omofobi degli insegnanti.

UNA DESTRA ARCOBALENO?

La cooperazione tra Gabriel Attal e un gruppo di ministri così problematico sul fronte dell’omobitransfobia non è un caso isolato. Renaissance, il partito del presidente Macron e di Attal, è un partito “centrista” che di fatto sposa apertamente posizioni sempre più di destra. Ma dinamiche simili si trovano anche nei partiti di destra. Tra qualche giorno uscirà in Francia il libro Uscire dal closet. LGBT in politica, dove il deputato di Rassemblement National (RN) Thomas Ménagé svela la sua omosessualità. Se qualche anno fa Thomas Ménagé militava nella Manif pour tous, contro il matrimonio gay, oggi dichiara di abbracciare orgogliosamente le sua identità di gay di destra, parlando di un “graduale cammino personale”.

Il presidente della Repubblica Emmanuel Macron

Il presidente della Repubblica Emmanuel Macron

Rassemblement National è un partito di estrema destra, erede del Front National di tradizione fascista guidato da Jean-Marie Le Pen. Ad oggi, si stima che 20 o 25 degli 89 deputati di RN sarebbero omosessuali. Eppure, il partito include molti militanti che hanno portato avanti la campagna della Manif pour tous. RN parla spesso di “lobby LGBT”, strizza l’occhio a Orbán, si oppone al presunto “proselitismo” sulle questioni di genere e sessualità con i bambini… L’unico contesto in cui parla di diritti LGBTQIA+ è per stigmatizzare le comunità musulmane e di origine migratoria, che rappresenterebbero secondo RN una minaccia per i “diritti dei francesi”… diritti come quello al matrimonio gay a cui gli stessi militanti di RN si sono opposti!

Ad oggi, il discorso della destra sulle questioni LGBTQIA+ rivela due cose. La prima, secondo l’ex-presidente dell’associazione Act-Up, è che la memoria comincia a svanire, che alcune persone LGBTQIA+, godendo di diritti ormai in vigore, tendono a dimenticare le lotte che li hanno resi possibili e le forze che gli sono state ostili. L’altra conclusione è che, proprio a causa di questa trasformazione storica, c’è un nuovo modo, “politicamente corretto”, di essere gay, che tende ad affermarsi e a guadagnare consenso politico.
Questo modo di essere gay si ritrova in varie affermazioni di politici di destra. Il deputato RN Thomas Ménagé ha commentato in questo modo la nomina di Gabriel Attal:

“Ho un punto in comune con il nuovo primo ministro, cioè che non voglio essere un ‘deputato gay’. Fa parte di me, non devo nasconderlo, soprattutto nel 2023, ma non voglio farne una questione politica”

Un giornalista ha detto del nuovo Primo Ministro: “Non ha niente da nascondere, ma non ostenta nemmeno”.
Il buon gay, insomma, è quello che non ne parla troppo, che non rivendica niente e non disturba nessuno…

 

Simone Spera
©2024 Il Grande Colibrì

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