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Venerdì 24 febbraio 2017 è venuto a mancare a 29 anni il visionario artista di fama internazionale Ren Hang [De Morgen]. Da quando aveva 17 anni viveva a Pechino e le sue fotografie provocatorie hanno sfidato la morale tradizionale cinese. Fu un rivoluzionario del mondo dell’arte e della fotografia, nonché uno dei fotografi contemporanei più interessanti a livello internazionale della sua generazione. Esile di fisico, timido di carattere, incline a crisi depressive, Ren era in prima linea nella battaglia per la libertà creativa degli artisti cinesi.

Nato nel 1987 a Changchun, capoluogo della provincia di Jilin nel nord-est della Cina, Ren aveva iniziato a fotografare nel 2008, mentre studiava marketing. Raccontava che il suo primo soggetto fu il corpo nudo del proprio compagno di stanza. Diceva di “scattare quel che vedeva”, “senza alcun progetto”, scrive Alexandra Genova su Time. Momento spartiacque della sua carriera fu la pubblicazione di una sua foto nella copertina della rivista Aperture (#218, “Queer” , primavera del 2015).

ren hang fotografia

Nella sua produzione fotografica ha ritratto il nudo di corpi maschili e femminili oscillando tra comicità, provocazione e talvolta violenza. I suoi lavori colorati, sensuali e trasgressivi raffigurano corpi giovani e disinibiti che per il nudo e la sessualità esplicita, all’interno del contesto cinese nel quale l’artista si trovò a operare, risultarono oltrepassare tutti i limiti morali convenzionali.

Le sue opere sono fotografie giocose, fortemente suggestive, a volte surreali, fatte di nudità, naturalezza, umanità, amore, libertà sessuale, dalle quali emerge un immaginario personale che evoca il desiderio di vedere, e forse anche di partecipare. La sua arte è inoltre densa di riferimenti queer. Disse: “Il genere per me è importante solo quando faccio sesso”. Oltre ai corpi nudi, sono inclusi anche soggetti animali e vegetali, come pavoni, cigni, farfalle, pesci, fiori, mele, cocomeri e ciliegie dal rosso acceso, utilizzati quali accessori che appaiono essere assurdi e al contempo poetici.

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Come modelli maschili Ren fotografava soltanto i suoi amici, perché diceva di non trovarsi a suo agio con gli sconosciuti. Le modelle invece le sceglieva in base alle richieste che gli venivano dal suo sito web. Queste rispecchiavano i suoi ideali di bellezza: carnagione bianca, capelli neri, rossetto rosso e unghie smaltate. Per il progetto “My mum” (Mia mamma; Ren Hang) aveva anche scelto sua madre come modella.

In molte sue fotografie la postura dei soggetti è in equilibrio ben bilanciato, in altre questi sono aggrovigliati in sofisticate composizioni di corpi. I modelli maschili e femminili sono figure esili, spesso a livello estetico forme androgine indistinte, delle quali l’artista sfrutta al massimo l’impatto dei genitali, mettendoli esplicitamente in mostra, sfidando in tal modo la percezione della bellezza dell’immaginario tradizionale cinese.

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“Quando si è nudi, tutto è più naturale” sosteneva Ren, che sulla nudità del corpo disse anche: “Non voglio che la gente abbia l’impressione che i cinesi siano robot senza il pene e la vagina, o che abbiano genitali da tenere nascosti come fossero tesori segreti. Voglio dire che i nostri organi sessuali non hanno niente di imbarazzante”.

Con le sue opere Ren ha sfidato apertamente la censura cinese e, per via delle leggi che fin dal 1949 (anno di fondazione della Repubblica popolare cinese) vietano la nudità in pubblico e la pornografia, fu spesso trattenuto e arrestato dalla polizia. Una mostra fu persino annullata proprio per l’esplicito contenuto sessuale delle sue immagini fotografiche [New Now Next].

“Non guardo affatto ai miei lavori come a dei tabù, perché non penso tanto al contesto culturale o politico. Non mi spingo intenzionalmente oltre i limiti, faccio soltanto ciò che faccio” affermava l’artista [Dazed]. “La politica delle mie immagini non ha niente a che fare con la Cina. È la politica cinese che interferisce con la mia arte” aveva inoltre dichiarato alla rivista Dazen nel 2015, sottolineando la volontà di non voler politicizzare la propria arte, scevra da qualsiasi messaggio politico.

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In tutto Ren ha pubblicato sette libri fotografici, tra cui ”Ren Hang”, ”Nude”, ”Republic” e ”Son And Bitch” (Figlio e puttana), oltre alla sua prima pubblicazione monografica di 312 pagine del gennaio 2017 per la nota casa editoriale Taschen, curata da Dian Hanson, evento assolutamente straordinario per un artista della sua età.

Negli anni recenti ha radunato intorno a sé un pubblico internazionale e le sue fotografie sono state esposte in tutto il mondo. Nel 2016 è stato selezionato per l’”Outset/ Unseen Exhibition Fund”, che consisteva in una collaborazione annuale con le istituzioni pubbliche olandesi, finanziata da un’organizzazione promotrice delle opere di artisti emergenti. Il fondo prevedeva anche una mostra al Foam, il prestigioso Museo di fotografia di Amsterdam, nel quale dal 27 gennaio al 12 marzo 2017 si è appunto tenuta una mostra restrospettiva a lui dedicata, intitolata “Naked/Nude”.

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La fotografie di Ren erano già state esposte in Olanda al Groninger Museum nel 2013, per la mostra collettiva “FUCK OFF 2” (Vaffanculo 2) curata dell’artista e attivista Ai Weiwei insieme a Feng Boyi e Mark Wilson.

Il suo profilo Instagram era seguito da più di 230mila persone, ma nonostante le sua crescente visibilità Ren non ha mai nascosto di soffrire di depressione, di avere frequenti allucinazioni e sentire voci intorno a sé durante molte delle proprie crisi depressive. Della sua malattia scrisse abitualmente nel suo sito web [Ren Hang]. In un post pubblicato sul social network cinese Weibo alla fine di gennaio 2017, aveva confessato di esprimere ogni anno il desiderio di morire presto.

La scomparsa di Ren ha già avuto eco sia in patria che all’estero, specialmente all’interno del movimento artistico e LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali) cinese. Clémentine Mercier su Libération ha scritto: “Le sue immagini sono riconoscibili tra mille. Hang ha inventato uno stile. Quello della gioventù cinese nuova, libera e ribelle. Ha imposto una scrittura insolente, quella dei corpi maliziosi, liberi dal gioco della dominazione morale e politica”.

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In occasione dell’esposizione delle foto di Ren al Foam di Amsterdam, la curatrice del museo, Mirjam Kooiman, disse ai microfoni della CNN : “Ha lavorato in un contesto affatto libero né aperto, perciò, anche se non aveva intenzione di andare contro la morale corrente, non poteva aggirarla completamente. Ci racconta qualcosa non solo di sé stesso in quanto artista, ma anche della generazione da cui proviene” . E aggiunse: “Non c’è gerarchia tra i modelli maschili e femminili nel suo lavoro. Ci sta raccontando delle tendenze sessuali e delle tendenze queer nella società cinese, e di come la sua generazione le considera. È poesia visuale. Ed è senza limiti” [British Journal of Photography].

 

Magenta
©2017 Il Grande Colibrì

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