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Il rovesciamento dei rapporti di dominazione tra uomini e donne, una sessualità extra-matrimoniale libera dai processi di colpevolizzazione, la forza del desiderio omosessuale, la bellezza dei corpi transgender… Sovvertendo lo stereotipo di una cultura islamica incapace di confrontarsi con la sessualità, la letteratura araba e in particolare quella marocchina raccontano il desiderio con grande coraggio e modernità, ponendo domande e dando risposte universalmente interessanti. Lo dimostra anche “Queer Maroc: sexualités, genres et (trans)identités dans la littérature marocaine” (Marocco queer: sessualità, generi e transidentità nella letteratura marocchina) [Des ailes sur un tracteur, Parigi 2014] di Jean Zaganiaris, insegnante e ricercatore presso il Centro di ricerca sull’Africa e sul Mediterraneo della Scuola di governo ed economia di Rabat. Il grande colibrì lo ha intervistato.


Cosa può raccontarci la letteratura marocchina sui rapporti tra uomini e donne, nel momento in cui affronta il tema della sessualità?

La letteratura marocchina pone molte domande per riflettere sul rapporto tra i generi. Le figure dell’uomo che ama e della donna che ama sono rappresentate in tutta la loro contraddittorietà: da una parte, permettono di costruire un discorso che incita alle libertà sessuali, anche all’interno di romanzi scritti da donne marocchine, ma dall’altra attirano l’attenzione sulle aporie di questa liberalizzazione, che finisce velocemente per andare a vantaggio degli uomini.

Ci può fare qualche esempio?

In “Une femme tout simplement” (Una donna, semplicemente), Bahaa Trabelsi mostra come una libertà sessuale senza un po’ di affetto e di rispetto porti alla sconfitta delle donne, perché le società marocchina e francese, in cui la protagonista agisce, restano patriarcali e legittimano la dominazione maschile: se Laila rimane attaccata alla sua “marocchinità” e alla sua religiosità islamica, gli uomini che incroceranno la sua strada dovranno imparare a trovare un accordo con il suo rifiuto di essere confinata nel ruolo di donna sottomessa e docile. In “Slim: les femmes, la mort” (Slim: le donne, la morte), sempre di Bahaa Trabelsi, i danni provocati dal protagonista a una sua amante rivelano la natura della violenza simbolica maschile esercitata dalle strutture culturali sul corpo di chi viene dominato.

La denuncia della dominazione maschile è presente anche in libri scritti da uomini?
Sì, certamente. Nel romanzo “Vies de brouillard” (Vite di nebbia) di Mamoun Lahbabi, i discorsi sulla liberalizzazione della sessualità e sul rigetto della dominazione patriarcale sono molto forti, anche se le conseguenze della violenza maschile sono meno drammatiche che nel libro di Trabelsi. Una delle protagoniste del romanzo fa regolarmente sesso con un amante, che continua a rimandare il matrimonio alle calende greche, ma una gravidanza non prevista perturba la relazione e porta ad un aborto clandestino: l’amante sparisce e lascia la donna a sbrigarsela da sola, aiutata unicamente dalle sue amiche. Mamoun Lahbabi mostra come l’uomo possa essere colui che si approfitta della donna per appagare il proprio piacere sessuale e che non si fa alcuno scrupolo ad abbandonarla se sorgono problemi.

Oltre al rapporto tra uomini e donne, il suo libro si occupa anche del rapporto tra mascolinità e femminilità, con due capitoli molto interessanti dedicati alle persone queer e transgender…

Ovviamente questi temi non sono onnipresenti nella letteratura marocchina, ma sono comunque presenti, in maniera più o meno diffusa. Già in “Le livre du sang” (Il libro del sangue) di Abdelkébir Khatibi, femminilità e mascolinità si fondono in un essere androgino, ermafrodita… Chiaramente Khatibi non invoca il concetto di queer o di transgender: il suo racconto affonda le proprie radici nella poesia sufica, che ha tra i propri temi quello della riconciliazione degli antagonismi nell’unione mistica con il divino, il Tawhid.

E in tempi più recenti?

In alcuni romanzi di Abdellah Taïa, come in “Ho sognato il re”, l’autore vuole che il lettore, in alcuni passaggi, non sappia chi sia l’uomo e chi sia la donna: il suo scopo principale è parlare di personaggi che evolvono nell’immanenza del desiderio e nella simbiosi dei corpi. Il romanzo “Rouge henné” (Rosso henné) di Bouchra Boulouiz è fortemente influenzato da quello che lei stessa definisce il “sistema Khatibi”. Nell’ultimo romanzo di Driss C. Jaydane, “Divan marocain” (Divano marocchino), ci sono voci androgine, in cui l’uomo e la donna si alternano a parlare, e c’è un personaggio che si traveste da donna. E poi ci sono i corpi androgeni sufi di alcuni testi di Mohamed Leftah, ci sono alcuni scritti di Hicham Tahir che evocano le transidentità…

Accanto a questa libertà dalle regole dell’identità di genere, esiste anche una libertà dalle regole dell’orientamento sessuale? La letteratura marocchina spesso prescinde dalle categorie dell’omosessuale, dell’eterosessuale, del bisessuale

Sì, a partire dalle opere di Mohamed Choukri e di Khatibi fino agli autori contemporanei, la letteratura marocchina è piena di esempi in cui si percepisce questa natura plurale del desiderio, questo orgasmo della carne e questa rottura rispetto alle assegnazioni identitarie, poco importa se siano legate ai generi, ai sessi o alla cultura.

In un certo senso, questa sessualità meno legata alle identità e guidata, invece, da un desiderio libero e variegato sembra molto queer, no?

C’è una premessa importante da fare: non è corretto prendere la teoria queer, applicarla macchinalmente alla letteratura marocchina e pensare la sessualità in Marocco in modo decontestualizzato. Allo stesso tempo, non è corretto neppure porsi in una posizione differenzialista e affermare che non si possa mettere in relazione il concetto di queer con la cultura islamica con il pretesto che si tratti di qualcosa di occidentale. Possiamo ricercare quelle che il sociologo Michaël Löwy chiama delle “affinità elettive” tra fenomeni distinti e pensare queste identità fluide nel mondo arabo a partire dall’immanenza del desiderio all’interno delle pratiche sessuali.

Ma, mentre gli scrittori marocchini parlano di sessualità con pochi tabù, il dibattuto pubblico sui giornali e in parlamento fa davvero fatica ad accettare le differenze sessuali: tra la realtà e la letteratura non c’è una grande distanza?

Ovviamente la realtà è diversa dal modo in cui viene rappresentata nelle opere di narrativa. Come dice Pierre Bourdieu, la letteratura è un campo inverso, in cui gli autori danno valore a ciò che la società reale disprezza o critica. Se nella società marocchina l’omosessualità è condannata penalmente e socialmente, è invece mostrata in modo positivo da scrittori dichiaratamente gay come Rachid O. o Taïa, ma anche da autori che non si dichiarano gay, come Mohamed Leftah, che ha scritto un romanzo grandioso come “Le dernier combat du Captain Ni’Mat” (L’ultima battaglia del capitano Ni’Mat). Alcune scrittrici, come Baha Trabelsi, Bouthaina Azami e Siham Benchekroun, hanno scritto anche del desiderio lesbico.

Ancora recentemente alcuni ragazzi sono stati arrestati con l’accusa di avere avuto relazioni omosessuali… (ilgrandecolibri.com)

Il modo in cui la società si confronta con l’omosessualità, in termini generali, rimane complesso. Anche se gli omosessuali non vengono messi in prigione in tutti i paesi del mondo, in tutte le società c’è una pesante omofobia. E allo stesso modo dappertutto ci sono persone che rispettano l’orientamento sessuale di tutti.

Da questo punto di vista, ci sono differenze tra l’omosessualità maschile e quella femminile?

Sì. Per quanto riguarda gli uomini, è importante distinguere l’omosessualità, cioè le pratiche sessuali tra due uomini che si definiscono gay, dall’omoerotismo, che implica che un uomo possa fare l’amore con un altro senza per forza proclamarsi omosessuali, in particolare perché fa l’attivo e non il passivo. Ci sono esempi nei romanzi di Abdellah Taïa e di Hicham Tahir. Se parliamo di omosessualità femminile, il discorso è diverso: le lesbiche popolano le fantasie sessuali degli uomini eterosessuali, che possono sognare incontri sessuali a tre. Ma se le lesbiche escono da queste fantasie ed escludono sessualmente l’uomo, allora l’omosessualità femminile è condannata, a volte con accenti patriarcali violenti.

Intervistato da ilgrandecolibri.com, Hicham Tahir, che lei ha citato più volte, ha detto che la letteratura può contribuire ad aiutare i giovani marocchini LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) a prendere coscienza di quel che sono e a superare i pregiudizi della società. Lei è d’accordo? La letteratura quale contributo sta dando allo sviluppo del modo in cui la società marocchina interpreta la sessualità?

Credo che questa domanda abbia due risposte possibili. Da un lato, la letteratura può denunciare pubblicamente alcune ingiustizie e alcune stigmatizzazioni, ad esempio contribuendo a creare rappresentazioni non negativizzanti dell’omosessualità, ma anche mostrando alla luce del sole le violenze di genere, la dominazione maschile, la pedofilia. Da questo punto di vista, “Jaabouq” (Spinello) di Hicham Tahir è di un’importanza capitale, perché evoca diversi problemi sociali. Il racconto “Mama Africa” fa un ritratto molto commuovente di una migrante sub-sahariana e mette sul tavolo alcune questioni molto importanti, in particolare riguardo alle sex workers e all’AIDS. D’altra parte, quando parla di gay e lesbiche in Marocco, va dritto al punto.

Ha accennato a due possibili risposte: qual è la seconda?

Dobbiamo considerare quali siano gli usi sociali di questa letteratura e quale sia il suo impatto non solo nello spazio pubblico, ma anche per quanto concerne le pratiche quotidiane. E su questo punto le ricerche empiriche non mi inducono ad essere molto ottimista. Se c’è una “rivoluzione sessuale” nella letteratura marocchina, essa è “senza rivoluzionari”: le produzioni narrative non cambiano facilmente gli aggregati sociali in un mondo in cui l’eterosessualità rimane un regime politico dominante…

Il suo libro è il risultato della lettura di un numero impressionante di libri e dell’incontro con molti scrittori. Quali libri raccomanderebbe a un lettore che volesse iniziare ad approcciarsi alla letteratura marocchina e al suo modo di rappresentare la sessualità?

Ci sarebbero diversi percorsi che il lettore potrebbe seguire… e poi non diciamo che sono anche i libri a scegliere noi lettori? Comunque, ecco un possibile percorso. Si potrebbe iniziare con “Il pane nudo” di Mohamed Choukri, poi passare a “Analphabètes” (Analfabeti) di Rachid O. e a “Il labirinto dei sentimenti” di Tahar Ben Jelloun. Poi ci si può orientare verso i romanzi di Mohamed Leftah, in particolare “Demoiselles de Numidie” (Ragazze di Numidia) e “Le dernier combat du Captain Ni’Mat”.

E con cosa si può proseguire?

“Entreintes” (Abbracci) di Siham Bouhlal. I libri di Bahaa Trabelsi, in particolare la sua ultima raccolta di racconti “Parlez-moi d’amour” (Parlatemi d’amore). “Vies de brouillard” e “Une journée pas comme les autres” (Una giornata non come le altre) di Mamoun Lahbabi. “Amoureuses” (Innamorate) di Siham Benchekroun. “Trois jours et le néant” (Tre giorni e il nulla) di Youssef Wahboun. “Liaisons” (Legami) di Nabil Ghazouane. “Marrakech: lumière d’exil” (Marrakesh: luce d’esilio) di Rajae Benchemsi… E poi ce ne sono tanti altri

 

Pier
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Bibliografia
Siham BENCHEKROUN, Amoureuses, Empreintes, Casablanca 2012.
Rajae BENCHEMSI, Marrakech: lumière d’exil, Wespieser, Parigi 2003.
Tahar BEN JELLOUN, Le labyrinthe des sentiments, con illustrazioni di Ernest Pignon-Ernest, Stock, Parigi 1999; ed. italiana: Il labirinto dei sentimenti, Pironti, Napoli 2004.
Siham BOUHLAL, Entreintes, con illustrazioni di Albert Woda, Al Manar, Neuilly 2012.
Bouchra BOULOUIZ, Rouge henné, Fondation Rosselli Maroc, Harhoura 2012.
Mohamed CHOUKRI, For bread alone, Peter Owen, Londra 1973; ed. italiana: Il pane nudo, Theoria, Roma-Napoli 1989.
Nabil GHAZOUANE, Liaisons, Centre Tarik Ibn Ziyad, Rabat 2002.
Driss C. JAYDANE, Divan marocain, Le Fennec, Casablanca 2014.
Abdelkébir KHATIBI, Le livre du sang, Gallimard, Parigi 1979.
Mamoun LAHBABI, Une journée pas comme les autres, Afrique Orient, Casablanca 2008.
Mamoun LAHBABI, Vies de brouillard, Afrique Orient, Casablanca 2010.
Mohamed LEFTAH, Demoiselles de Numidie, L’Aube, La Tour-d’Aigues-Marrakesh 1992.
Mohamed LEFTAH, Le dernier combat du Captain Ni’Mat, La Différence, Parigi 2011.
Rachid O., Analphabètes, Gallimard, Parigi 2013.
Hicham TAHIR, Jaabouq, Casa express, Roubaix-Rabat 2013.
Abdellah TAÏA, Le Jour du roi, Seuil, Parigi 2010; ed. italiana: Ho sognato il re, Isbn, Milano 2012.
Bahaa TRABLESI, Une femme tout simplement, Eddif, Casablanca 1995.
Bahaa TRABELSI, Slim: les femmes, la mort, Eddif, Casablanca 2004.
Bahaa TRABELSI, Parlez-moi d’amour, La Croiséé des Chemins, Casablanca 2014.
Youssef WAHBOUN, Trois jours et le néant, Marsam, Rabat 2014.

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