Perché non iniziare un processo di cambiamento dalle scuole? È quello che succederà in Cambogia, dove il ministero dell’educazione sta lavorando a stretto contatto con diversi attivisti e organizzazioni non governative (ONG) per offrire un nuovo corso d’insegnamento nelle scuole: si tratta di un programma che per la prima volta parlerà dell’essere LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transg, queer, intersessuali e asessuali), ma anche di violenza di genere e sesso, e che entrerà in vigore con l’anno scolastico 2018/2019.
Il progetto si chiama “Life Skills” (Competenze di vita) e fin dalle prime classi affronterà svariate ed importantissime tematiche, a seconda dell’età degli studenti: accesso ai contraccettivi, gravidanza indesiderata, leggi e prodotti per l’aborto, prevenzione della violenza di genere, prevenzione dell’ HIV e delle altre malattie sessualmente trasmissibili…
Educare il futuro al rispetto
È un passo importante nella lotta contro le discriminazioni in Cambogia e aiuterà certamente ad aprire dibattiti su questioni spesso tenute nascoste o sottaciute. Srun Srorn, attivista LGBTQIA cambogiano coinvolto nella stesura del testo del progetto, ha evidenziato i benefici che potrebbe portare questo lavoro: “Innanzitutto, insegna ai bambini la biologia dei corpi maschili e femminili. Inoltre, spiega l’identità di genere, che potrebbe essere diversa dal sesso biologico. Infine, fa capire la violenza di genere, il matrimonio forzato e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale”.
Anche Chhoeurng Rachana, del gruppo per i diritti LGBTQIA CamASEAN, lavora per attuare il nuovo programma, e dichiara: “Formiamo gli insegnanti a capire che non ci sono solo gli uomini e le donne [eterosessuali], ma anche le persone LGBTQI” [The Phnom Penh Post].
Credo fermamente che l’originalità e l’efficacia di questo nuovo progetto stia nei destinatari: bambini e ragazzi, in una parola sola il futuro. È un’arma molto potente insegnare e parlare di certi argomenti con i più piccoli, per dare gli strumenti della conoscenza, dell’uguaglianza, dell’amore a chi ha in mano il domani: i più giovani non vedono le differenze tra uomo e donna, tra etero e gay, ma agiscono col cuore, dal momento che non sono ancora influenzati da convenzioni culturali e sociali che chiudono la mente e creano muri.
Verso i matrimoni omosessuali?
In Cambogia la legge suprema garantisce l’uguaglianza ed il rispetto di tutti i cittadini. Le leggi cambogiane di fatto non criminalizzano i rapporti omosessuali, anche se ancora non c’è traccia di una legislazione chiara e trasparente a favore dei diritti della comunità LGBTQIA. La normativa del 1989 sulla famiglia proibisce i matrimoni omosessuali, ma le nuove leggi del 2014, che hanno eliminato molti articoli della vecchia legislazione, non specificano il sesso degli sposi: questo potrebbe significare un’implicita accettazione di matrimoni tra persone dello stesso, che comunque vengono attualmente celebrati dal clero buddhista (la fede prevalente).
L’attivista LGBT Srorn Srun ha dichiarato di conoscere più di una quindicina di coppie omosessuali che si sono sposate identificandosi come marito e moglie [Cambodia Country Report].
Dal 2004, anno in cui il re Norodom Sihanouk iniziò a sostenere le minoranze sessuale e i matrimoni omosessuali, ed anche oggi con l’attuale sovrano Norodom Sihamoni, si vedono locali friendly, una nascente industria di intrattenimento e media LGBTQIA e sempre più coppie che vivono la loro relazione alla luce del sole.
Chan Sambath, un organizzatore di eventi della comunità LGBTQIA, ha dichiarato di voler combattere per ottenere i diritti che le persone omosessuali hanno in Occidente, per garantire l’uguaglianza di tutti gli individui: “Vogliamo fare in modo di accedere all’assistenza sanitaria pubblica, di avere le stesse opportunità di lavoro in base al nostro talento e alle nostre competenze. Uno dei nostri obiettivi principali è quello di rendere esplicitamente legale il matrimonio omosessuale” [The Diplomat].
Ginevra
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