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Mentre l’attenzione del mondo, e soprattutto quella nell’area dell’Europa centro-orientale, è concentrata sull’invasione russa dell’Ucraina e sul conseguente dramma dellə rifugiatə, non si è fermata la “guerra santa” del governo di Victor Orbán contro i diritti delle persone LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) in Ungheria.

Sono in programma il prossimo 3 aprile infatti i quattro referendum abrogativi sulla legge chiamata “per la protezione dei bambini” dai suoi sostenitori, che nei fatti è una norma che impedisce l’informazione sulle tematiche dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, molto simile alla nota legge introdotta nel 2013 in Russia “contro la propaganda delle relazioni non tradizionali”.

La data scelta non è casuale. In Ungheria, come in Italia, un referendum, per essere valido deve essere votato dalla metà più uno degli elettori. Il quorum sarà assicurato dal fatto che lo stesso giorno si svolgeranno le elezioni politiche in Ungheria. Secondo il sito ufficiale creato dal governo per sostenere il “no” alla cancellazione della legge in vigore, questa scelta ha permesso un risparmio di sette miliardi di fiorini (circa 19 milioni di euro). E sicuramente questo risparmio e l’importanza del voto politico non faranno mancare il quorum.

In quello che è proposto dal governo come un plebiscito contro “i valori occidentali” che vengono “imposti dall’UE”, gli ungheresi dovranno votare sulla possibilità o meno di fare informazione sugli orientamenti sessuali nelle scuole senza il permesso “dei genitori”, di fare “promozione” dei programmi di riassegnazione del genere per le persone minorenni, e di esporre queste ultime a contenuti mediatici a tematica sessuale che possano “portare un danno” al proprio sviluppo ed ai contenuti “sensibili” che parlino di identità di genere.

L’Ungheria – si legge sul sito ufficiale della campagnaha il dovere di proteggere i bambini. Noi crediamo che il compito di fornire loro un’educazione sessuale sia solo dei genitori. Ci sono, però coloro che vorrebbero dare questo diritto anche ai gruppi di attivisti, esponendo i bambini alla propaganda LGBTQ. La nostra legge, votata in parlamento, fornisce le giuste protezioni contro questa propaganda, che viene svolta sia sotto forma di interventi nelle scuole, sia attraverso i media. I burocrati di Bruxelles hanno lanciato una campagna contro questa legge. Andando a votare in questo referendum, possiamo affrontarli e proteggere i nostri figli”.

Háttér Társaság (“Società in background”), una importante associazione ungherese per i diritti delle persone LGBTQIA+ sta proponendo di annullare il voto, segnando sia il “” che il “no” sulla scheda referendaria, in modo che questa non possa essere contata per il raggiungimento del quorum.

I referendum – si legge in un comunicato sottoscritto lo scorso gennaio da 18 associazioni – sono manipolativi: l’ordine delle parole suggerisce che le persone LGBTQI siano una minaccia per i minori, e quindi invita i genitori a proteggere lə loro figliə. Per la seconda volta, il governo di Fidesz sta costruendo la propria campagna elettorale sull’odio”.

Secondo uno studio della sede locale di Amnesty International e della stessa Háttér Társaság, il 41% della popolazione ha espresso l’intenzione di non partecipare al voto, e questi dati salgono a più del 50% dellə elettorə che votano per i partiti di opposizione. Inoltre, sembra che lə elettorə di Fidesz riterrebbero “più importante” questo voto referendario, rispetto allə oppositorə.

Si deve tenere, però, conto che questo studio è stato condotto lo scorso febbraio, nei giorni immediatamente precedenti all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, e quindi questo potrebbe influire, in un modo o nell’altro, sui risultati finali. Altri sondaggi, condotti in precedenza, mostrano comunque che la maggioranza dellə ungheresi si dichiara contraria ad abrogare la legge in vigore.

 

 

Alessandro Garzi
©2022 Il Grande Colibrì

 

Alessandro Garzi: “Ho sempre avuto un interesse per i diritti civili. Al momento, cerco di capire qualcosa sulle politiche verso le persone LGBTQIA+ nei paesi dell’Europa centrale ed orientale, e di far conoscere cosa sia l’orientamento asessuale e il mondo che lo circonda” > leggi tutti i suoi articoli

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