Skip to main content

Martedì 30 novembre il parlamento ungherese ha dato il via libera ai quattro referendum promossi dal governo sulla famigerata legge “per la protezione dei bambini votata la scorsa estate. Questa norma, contenuta all’interno di una legge volta a combattere la pedofilia, limita molto le attività dei gruppi per i diritti delle persone LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) e somiglia decisamente al provvedimento “per proteggere i minori dalle informazioni che promuovono la negazione dei valori tradizionali della famiglia” votato in Russia nel 2013 e più noto come “legge contro la propaganda gay”.

I quattro quesiti riguardano la possibilità di fare lezioni sull’orientamento sessuale nelle scuole, i percorsi di riassegnazione del genere per le persone minorenni, la diffusione che potranno avere quei contenuti mediatici che “possono alterare lo sviluppo dei minori” e che parlano di identità di genere. Ancora non si sa se i referendum verranno votati assieme alle elezioni o in una data separata: probabilmente verrà scelta la formula che risulterà più conveniente alla narrativa nazionalista di Fidesz.

Guerra all’Europa

Questi referendum, infatti, si inseriscono in una guerra che la destra nazionalista ungherese, guidata dal primo ministro Viktor Orbán sta conducendo contro l’Unione Europea, accusata da una parte si promuovere quei “valori occidentali” che corromperebbero la “società tradizionale” ungherese, ma utilizzata dall’altra come un enorme macchina per finanziamenti, ai quali i governi sovranisti di Ungheria e Polonia, nonostante i proclami, fanno affidamento per le loro economie.

Ora però, sul fronte esterno, la Commissione Europea, anche con riferimento ai diritti LGBTQIA+, ha aperto una procedura di infrazione contro il governo ungherese e queste politiche sono state apertamente criticate dalla presidente della commissione Ursula von der Leyen. E sul fronte interno, per la prima volta dal 2010, un’alleanza eterogenea di partiti di opposizione potrebbe sottrarre a Fidesz (il partito di Orbán) la maggioranza alle elezioni parlamentari che si svolgeranno la prossima primavera. Per questo Fidesz vuole compattare l’ala più oltranzista dell’elettorato ungherese cercando il consenso popolare non tanto contro le persone LGBTQIA+, ma contro l’UE.

ungheria orban fiamme ueNarrazioni tossiche

Bisogna tra l’altro notare come nessuna delle persone impegnate nel promuovere questo tipo di visione della società parli di “persone LGBT” o di “diritti”, ma di “propaganda”, “ideologia” e “difesa dei bambini”. Questo potrebbe essere dovuto anche al fatto che, nonostante la disinformazione in materia, recenti sondaggi rivelano un paese reale ben diverso da quello raccontato da Fidesz e dai giornalisti che fanno eco al primo ministro. E allora conviene puntare sulla “difesa della famiglia e sul nazionalismo ungherese.

Secondo Balázs Orbán, consigliere del primo ministro, per il governo “i cittadini avranno l’opportunità di dire la loro sulla propaganda di genere e ci troveranno impegnati su questo fronte. Dobbiamo dire no alla propaganda LGBT nelle scuole fatta da media e ONG senza il consenso dei genitori”. “La posizione del governo Orbán – gli fa eco il capo di gabinetto Antal Rogán, che ha promesso una “grossa campagna” in materia – è chiara: tutti dovrebbero partecipare ai referendum sulla protezione dei minori e votare ‘no’ ai quattro quesiti. Non vogliamo intrometterci nella vita privata delle persone e nelle decisioni che ognuno può fare sul proprio orientamento sessuale, ma dobbiamo assolutamente rifiutare la propaganda LGBT fatta ai bambini”.

Per l’associazione LGBTQIA+ Háttér Társaság (Società in background), referendum o no, la legge votata l’estate scorsa un risultato l’ha già avuto: l’aumento delle aggressioni omobistransfobiche nel paese. “Una minoranza di persone in Ungheria – ha dichiarato la portavoce Luca Dudits alla TV RTL Klub – vedono le leggi omofobiche e discriminatorie del governo come un permesso per comportarsi in modo violento contro le persone LGBTQIA+”.

 

Alessandro Garzi
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazioni da Marco Verch Professional (CC BY 2.0) / da Romiro (CC BY-SA 4.0)

 

Alessandro Garzi: “Ho sempre avuto un interesse per i diritti civili. Al momento, cerco di capire qualcosa sulle politiche verso le persone LGBTQIA+ nei paesi dell’Europa centrale ed orientale, e di far conoscere cosa sia l’orientamento asessuale e il mondo che lo circonda” > leggi tutti i suoi articoli

banner associazione grande colibri

Leave a Reply