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Boyan Rasate è il leader e il fondatore di Bŭlgarski Natsionalen Sŭyuz – Nova Demokratsiya (Unione nazionale bulgara / Nuova democrazia; BNS/ND), un partito di estrema destra che ha raccolto lo 0,17% alle ultime elezioni politiche in Bulgaria, a luglio di quest’anno. Il politico è noto per i discorsi di odio nei confronti delle persone LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) e migranti: già nel 2008 Rasate era stato condannato a sei mesi di reclusione per un’aggressione violenta nei confronti della prima parata di un Pride svolta nel paese.

Proprio Rasate, che è uno dei candidati alle prossime elezioni presidenziali bulgare che si terranno il 14 novembre, era alla testa del gruppo che lo scorso 30 ottobre a Sofia ha assalito il Rainbow Hub, un luogo dove vengono abitualmente svolti gli eventi a tematica LGBTQIA+ e dove sia stava tenendo un incontro del gruppo Fondatsiya Bilitis (Fondazione Bilitis).

Gloria Filipova, una delle organizzatrici, ha raccontato: “Verso le 17.30 ho sentito bussare alla porta. Quando ho aperto ho visto una dozzina di persone, con Rasate alla testa che mi ha dato un pugno in faccia. Poi hanno cominciato a distruggere tutto ciò che hanno trovato. Ho detto che il loro lavoro, a quel punto, era finito e che potevano andarsene, ma mi hanno detto che c’era ancora qualcosa da fare. Rasate ha tirato fuori un coltello ed ha tagliato le gomme di uno scooter parcheggiato davanti al centro. Non ha usato il coltello contro di noi, ma comunque ce l’aveva”.

Rasate ha negato di essere stato tra i presenti, ma ha specificato che il Rainbow Hub avrebbe dovuto aspettarsi qualcosa di simile. Secondo la Fondatsiya Bilitis, invece, questo non è il primo caso di aggressione da parte della BNS/ND.

L’episodio è stato condannato da buona parte della politica bulgara, oltre che dalle ambasciate di Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti. La commissione elettorale bulgara ha rifiutato di concedere l’immunità a Rasate e quindi il candidato alle elezioni presidenziali potrà essere indagato. Secondo l’accusa ci sono abbastanza elementi per parlare di “violazione dell’ordine pubblico”, un reato che potrebbe costare a Rasate una condanna fino a cinque anni di reclusione.

 

Alessandro Garzi
©2021 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

 

Alessandro Garzi: “Ho sempre avuto un interesse per i diritti civili. Al momento, cerco di capire qualcosa sulle politiche verso le persone LGBTQIA+ nei paesi dell’Europa centrale ed orientale, e di far conoscere cosa sia l’orientamento asessuale e il mondo che lo circonda” > leggi tutti i suoi articoli

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