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Come era stato previsto da più parti al momento del varo della controversa legge ungherese “per la protezione dei bambini” dalla fantomatica “propaganda LGBT, la condanna dell’Unione Europea è servita al governo populista di Viktor Orbán a lanciare una guerra santa all’UE per cercare di recuperare una popolarità in netto calo. Ad aprile, infatti, si svolgeranno le elezioni politiche. Fidesz (il partito sovranista, nazionalista e religioso di Orbán) e i suoi alleati, nonostante la totalità dei media sia il loro megafono e nonostante il fatto che l’opposizione sia un’alleanza di gruppi molto diversi tra loro, per la prima volta dal 2010 rischia di perdere il potere.

“Bambini a rischio”

In un video, il primo ministro ungherese ha annunciato che si terrà un referendum sulla legge perché, secondo lui, “il futuro dei nostri bambini è a rischio. Non possiamo cedere terreno su questo punto. Nelle scorse settimane Bruxelles ha attaccato apertamente l’Ungheria per la sua legge per la tutela dei più piccoli. Le nostre leggi non permettono la propaganda sessuale verso i minori, negli asili, nelle scuole, in televisione e nelle pubblicità”. “Quando la pressione sul nostro paese è così grande – ha affermato Orbán riferendosi all’apertura di una procedura di infrazione UE contro Budapestl’Ungheria può difendersi soltanto con il volere comune del suo popolo”.

Un punto di cui tenere conto, per capire meglio la propaganda del governo ungherese, è che la norma che vieta di parlare di “omosessualità e cambio di genere ai bambini” è stata inserita in una legge più ampia contro la pedofilia con un emendamento che è stato votato dal parlamento di Budapest all’ultimo istante, con pochissimo tempo per la discussione. Per questo Orbán nel video non parla di persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali), ma quasi esclusivamente di minori.

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Ancora non è stato deciso quando si terrà il referendum, né quale sarà il quesito, ma possiamo avere la sicurezza che non verrà chiesto allə ungheresi se vogliono o no che le persone LGBTQIA+ siano libere di esprimersi e di vivere liberamente la propria esistenza.

Da quello che il primo ministro ha anticipato fino a questo momento, si parla di cinque quesiti che chiederanno se lə cittadinə sono d’accordo sul fatto che “vengano tenute lezioni di orientamento sessuale nelle scuole senza il consenso dei genitori”, se credono che “le procedure di riassegnazione del genere dovrebbero essere promosse nei confronti dei bambini”, o se le stesse possano essere rese disponibili alle persone più giovani. Un’altra domanda potrebbe essere se “i contenuti che potrebbero mutare l’orientamento sessuale dei bambini possano essere mostrati senza alcuna restrizione”.

Il pericolo è che la polarizzazione che potrebbe nascere dal referendum possa favorire ancora di più la violenza e la discriminazione verso le minoranze sessuali nel paese. Come fa notare l’attivista belga per i diritti civili Remy Bonny, “organizzare un referendum per togliere diritti fondamentali a una minoranza riporta alla mente l’Europa degli anni ‘30. Questo voto arrecherà un enorme danno proprio ai diritti delle giovani persone LGBTQIA+ in Ungheria”.

Alessandro Garzi
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazioni da pjedrzejczyk (CC0) / da Romiro (CC BY-SA 4.0)

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