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In vista delle elezioni federali del 24 settembre, il movimento LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali) tedesco era già pronto a dare battaglia, concentrandosi soprattutto sulla richiesta del diritto a sposarsi per le coppie omosessuali. Poi, con una mossa decisamente abile e improvvisa, Angela Merkel ha fatto cadere il veto sul tema e, pur votando personalmente contro, ha permesso al parlamento di approvare una legge che riconosce le nozze tra persone dello stesso sesso. E così, a ottobre lesbiche e gay potranno sposarsi, mentre durante la campagna elettorale le tematiche legate alle minoranze sessuali sono passate decisamente in secondo piano.

Nozze e discriminazioni

Nei loro programmi i partiti hanno poco da dire. Anzi, la Christlich Demokratische Union Deutschlands (Unione cristiano-democratica di Germania; CDU) di Angela Merkel, insieme alla consorella Christlich-Soziale Union in Bayern (Unione cristiano-sociale in Baviera; CSU), rimangono praticamente in silenzio. Per le altre forze politiche, i temi più discussi sono ancora il matrimonio e le discriminazioni.

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Sulle nozze, in particolare, ci sono ancora punti poco chiari, soprattutto sull’omogenitorialità, e i principali partiti alternativi a Merkel chiedono maggiori garanzie per le coppie omosessuali: lo fanno il Sozialdemokratische Partei Deutschlands (Partito socialdemocratico di Germania; SPD), la sinistra radicale della Linke, la Bündnis 90/Die Grünen (Alleanza 90/I verdi) e il liberale Freie Demokratische Partei (Partito democratico libero; FDP). Questi quattro partiti sono uniti anche nella richiesta di norme più severe contro le discriminazioni sessuali.

Destra o sinistra?

All’estremo opposto si colloca la destra populista di Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania; AfD), che continua a raccogliere larghi consensi persino tra la popolazione LGBTQIA: il movimento xenofobo vuole addirittura cancellare le norme anti-discriminazione già esistenti e si erge a paladino della famiglia “tradizionale”, eterosessuale ed eteronormativa, nonostante la sua leader, Alice Weidel, sia una lesbica dichiarata che cresce due bambine con la propria compagna. L’AfD cerca anche di sfruttare la paura della fantomatica “ideologia gender”, promettendo di eliminare i corsi di educazione sentimentale e sessuale nelle scuole (nonostante questa questione non sia competenza delle istituzioni federali per cui si vota).

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A proposito di figli, Die Linke vuole assicurare l’accesso all’inseminazione artificiale, con copertura dei costi a carico dell’assicurazione sanitaria, anche alle donne lesbiche o single. E propone inoltre che la cura di un bambino possa essere affidata anche a quattro persone diverse, come succede già nei Paesi Bassi. Infine la sinistra radicale vuole impedire che i neonati intersessuali siano sottoposti a operazioni chirurgiche per “omologarli” a un sesso in particolare. Quest’ultima proposta è contenuta anche nel programma dei verdi, che si distinguono inoltre per il fatto di insistere specificamente sulla lotta alle discriminazioni subite dalle persone bisessuali: “La bifobia è un argomento ancora trascurato persino nella comunità queer”, rileva la forza ecologista.

L’SPD, infine, su questi temi rimane più sul vago, senza proposte davvero forti. Si limita a promettere una nuova legge per le persone trans, senza specificare bene di cosa si tratterebbe, e programmi di formazione sulla “diversità degli stili di vita” per gli insegnanti.

In ogni caso, vista la prospettiva quasi sicura di una maggioranza guidata dall’alleanza CDU/CSU, nei prossimi anni dalla Germania non dovrebbero arrivare grosse novità sui diritti delle minoranze sessuali, con qualsiasi altro partito Angela Merkel si coalizzerà.

 

Pier
©2017 Il Grande Colibrì

 

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