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Nella retorica di chi si oppone ai fenomeni migratori, ma vuole mantenere una parvenza di buon senso e solidarietà, una delle proposte ricorrenti per risolvere il problema alla radice resta quella di impegnarsi di più per migliorare le condizioni di vita nei Paesi d’origine.

In linea di principio l’idea ha senso, ma non si può applicare facilmente a tutti i tipi di migrazione, e quello che è successo negli ultimi mesi in Camerun ne è la prova.

UNA CONFERENZA A TEMA LGBT+ ANNULLATA

Tutto è cominciato il 28 ottobre 2022, quando la Francia ha nominato il suo primo ambasciatore per i diritti delle persone LGBT+. Questa figura diplomatica avrebbe dovuto avere il compito di promuovere i diritti LGBT+ e la depenalizzazione dell’omosessualità nel mondo.

Il primo a ricevere questo delicato incarico è stato Jean-Marc Berthon, diplomatico francese con un curriculum di tutto rispetto: ha avuto incarichi in tre ambasciate francesi, ha lavorato al Ministero degli Affari Esteri e ha partecipato alla stesura della legge contro le terapie riparative, che in Francia è stata approvata il 25 gennaio 2022.

Per dare seguito al suo mandato, aveva previsto anche un viaggio in Camerun, dal 27 giugno al 1 luglio, per organizzare una conferenza all’Institut français du Cameroun (IFC), gestito dal 2012 direttamente dall’ambasciata francese. Il compito dell’IFC è promuovere i valori francesi ed europei nel territorio camerunense, favorire gli scambi culturali e la cooperazione internazionale. La conferenza avrebbe dovuto tenersi il 30 giugno e avrebbe dovuto essere seguita da un dibattito e da uno spettacolo.

Il tema della conferenza sarebbe dovuto essere “l’analisi delle disposizioni legali che coinvolgono la comunità LGBTQ, per inquadrare i loro diritti e le strategie per combattere la diffusione dell’HIV nel Paese”.

L’ambasciata francese ne aveva dato comunicazione alle autorità camerunensi il 5 giugno, che per tutta risposta il 19 giugno hanno inviato un comunicato e una lettera a firma del Ministro degli Esteri Lejeune Mbella Mbella, che ha espresso la sua contrarietà, chiedendo di annullare il tutto. Per evitare un incidente diplomatico, la richiesta è stata rispettata.

LA SITUAZIONE DELLE PERSONE LGBT+ IN CAMERUN

In Camerun, l’omosessualità è illegale ed è punita con il carcere fino a cinque anni, ma la riprovazione sociale può sfociare anche in torture ed esecuzioni sommarie. C’è anche una legge che prevede fino a due anni di carcere per chi viene sorpreso a fare avances omosessuali attraverso chat o App (Legge 21 del dicembre 2010), e la pena è raddoppiata se la proposta evolve in un rapporto sessuale vero e proprio. Da notare che, proprio il 15 giugno, era diventato operativo anche un provvedimento che vietava la trasmissione di qualsiasi rappresentazione dell’omosessualità nei canali televisivi del Paese.

È evidente che la visita di Jean-Marc Berthon è stata vista come un atto di ingerenza nei confronti del sistema legislativo del Camerun, e forse come un tentativo di corrompere la società camerunense in senso lato.

UN EFFETTO CONTROPRODUCENTE

Inoltre, anche se l’iniziativa è stata annullata, quando l’episodio è diventato di pubblico dominio, ha portato ad una serie di conseguenze che sono andate esattamente nel senso opposto rispetto agli obbiettivi che si prefiggeva la visita di Jean-Marc Berthon.

Infatti, a partire dalla fine di giugno, il clima di intolleranza nei confronti della comunità LGBT+ si è esacerbato, portando ad una vera e propria caccia ai gay e ad una mobilitazione omofoba su larga scala, con un incremento dei linciaggi e delle missioni punitive.

Anche i richiedenti asilo e i rifugiati seguiti dalla nostra associazione, e che sono ancora in contatto con la comunità LGBT+ camerunense, ce lo hanno confermato. Su WhatsApp, si stanno diffondendo messaggi di allarme per cercare di limitare i danni. Uno di questi messaggi, per esempio, invita i membri della comunità a nascondersi il più possibile (anche evitando di indossare orecchini, sciarpe e gli anelli sul pollice e l’indice, che tradizionalmente sono considerati segni di riconoscimento all’interno della comunità gay), a frequentare solo il proprio partner e ad evitare di creare pericolose occasioni di ritrovo.

Quando li “aiutiamo a casa loro”: un incidente in Camerun

Di conseguenza, molti fra quelli che finora avevano provato a resistere alla tentazione di fuggire dal Camerun, cambiano idea. Negli ultimi due mesi ci è stato segnalato un aumento delle persone omosessuali che hanno deciso di mettersi in viaggio per cercare di raggiungere l’Europa, proprio a seguito di questo tentativo di “aiutarli a casa loro”.

“AIUTIAMOLI A CASA LORO”?

Questo episodio mette in luce quanto sia complesso contrastare le persecuzioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere, in particolare se sono istituzionalizzate e se possono sollevare incidenti diplomatici di questo livello.

Quindi, se questa è la situazione, sarebbe opportuno prendere atto del fatto che per alcune categorie di persone non ci sono alternative alla fuga, e che non si può fare di tutte le erbe un fascio.

 

Valeriano Scassa
©2023 Il Grande Colibrì

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