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Mosca, sabato 11 novembre: di ritorno dalla quarta LGBTIQ+ Family Conference (Conferenza delle famiglie lesbiche, gay, bisessuali, trans, intersessuali e queer), organizzata dal centro per progetti socio-culturali Resourse (Risorsa), un gruppo di attivisti è stato aggredito brutalmente con acido e gas [Gay Star News].

Un ennesimo sfregio alla dignità e alla libertà individuali, in un paese dove è ancora in vigore la legge contro la “propaganda gay”, ovvero il divieto categorico di favorire, pubblicizzare e incoraggiare le “relazioni sessuali non tradizionali” (leggi: omosessuali). Un ennesimo attacco di cui poco si sa: ancora ignoto l’autore o gli autori, ignota la sostanza. Le uniche certezze sono le 6 vittime la cui vita è ormai sfortunatamente segnata e la natura dell’assalto: un crimine d’odio nato dall’omofobia, dalla paura del “diverso”. Una tragedia dove difficilmente si darà un volto al colpevole, in un paese che non vuole garantire la sicurezza di questi eventi, che non vuole tutelare le sue minoranze.

E ci sarebbe da chiedersi per quale motivo i media italiani non ne hanno parlato: ci sono vittime di serie A e di serie B? È vera informazione quella che omette i dolori di alcune parti (guarda caso sempre le stesse) del mondo?

 

Gloria
©2017 Il Grande Colibrì

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