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Non c’era bisogno di essere deputati inglesi per arrivarci, ma è importante che la denuncia arrivi da così in alto: l’atteggiamento del presidente americano Donald Trump sui diritti LGBTQIA (lesbici, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali) rischia di minare questi diritti a livello globale.

Passi indietro con Trump

Certo, il presidente statunitense è solo un elemento di una tendenza, ma, quando i diritti cominciano a regredire nei paesi considerati più avanzati da questo punto di vista (Trump ha già sancito l’impossibilità per le persone transessuali di svolgere servizio nell’esercito e gli Stati Uniti hanno votato contro una risoluzione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite che condannava l’uso della pena di morte con la semplice ragione di essere LGBTQIA), ogni conquista rischia di essere messa in discussione e ogni paese può sentirsi autorizzato a perseguitare le minoranze sessuali con più forza [Pink News].

I deputati britannici di tutti i partiti rappresentati in parlamento hanno fatto appello al loro governo perché faccia pressione sul presidente americano affinché non vengano fatti altri passi indietro, come quelli che sta pianificando il procuratore generale Jeff Sessions, che vuole smantellare uno per uno i diritti acquisiti dalle persone omosessuali e transgender durante il mandato di Barack Obama, a cominciare dai diritti dei dipendenti pubblici.

Persecuzioni in aumento

La preoccupazione dei deputati britannici sembra confermata dall’allarme lanciato dal primo esperto indipendente dell’ONU per la protezione contro la violenza e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere, Vitit Muntarbhorn, che, pur non citando Trump, ha ricordato alcune delle crisi per i diritti LGBTQIA che hanno colpito molti stati nel 2017, dalle persecuzioni in Cecenia [Il Grande Colibrì] fino alle ultime notizie provenienti dalla Tanzania [Il Grande Colibrì].

E non ha naturalmente dimenticato la terribile repressione che sta colpendo la comunità LGBT dell’Egitto [Il Grande Colibrì] e che ha portato a una mobilitazione mondiale (promossa in Italia anche dal Grande Colibrì) che comprende l’iniziativa di inviare una propria foto con un cartello riportante un hashtag (a scelta tra #Colori_non_sono_vergogna #الألوان_مش_عار #ColorsRNotShame #RainbowIsNotCrime #AllahLovesEquality #NoHateEgypt) all’indirizzo colorsrnotshame@ilgrandecolibri.com.

L’allarme dell’esperto ONU

L’esperto indipendente tailandese ha dichiarato: “È irragionevole che in molte parti del mondo siano oggetto di violenza e di discriminazioni le persone differenti rispetto alla norma sociale per l’orientamento sessuale, effettivo o percepito, per l’identità di genere o per l’espressione di genere”. “Le persone LGBT – ha ricordato Muntarbhorn – soffrono di una serie notevole di violazioni, tra cui uccisioni, stupri, mutilazioni, torture, detenzioni arbitrarie, rapimenti, molestie, assalti fisici e psicologici. Sono sottoposte ad attacchi, interventi chirurgici forzati, bullismo fin dalla giovinezza, incitamento all’odio e pressioni che spingono al suicidio e più di 70 paesi nel mondo ancora oggi criminalizzano le relazioni tra persone dello stesso sesso con sanzioni che in qualche caso possono arrivare alla pena di morte”.

Nel chiedere con forza l’abolizione di questo tipo di leggi, Muntarbhorn, che è in carica da un anno ed è il primo esperto indipendente ONU per le discriminazioni contro le persone LGBTQIA, ha ricordato: “Le organizzazioni non governative, i difensori dei diritti umani e gli attivisti, nonché le istituzioni nazionali indipendenti per i diritti umani, svolgono un ruolo cruciale nell’avanzamento di un programma di inclusione per tutti senza discriminazioni e distinzioni, anche attraverso la promozione della comprensione e il rispetto dei diritti umani e della diversità di genere”.

Che l’allarme sia più che giustificato è dimostrato dal fatto che la relazione di Muntarbhorn abbia causato la fine della collaborazione con il suo ufficio da parte di Russia, Bielorussia, Egitto e di tutti gli stati riuniti nella Organizzazione della cooperazione islamica (OIC), eccetto l’Albania [Pink News]. Una conferma ulteriore che la strada per i diritti LGBTQIA nel mondo è ancora lunga e tortuosa e potrebbe essere più in salita di quanto ci aspettiamo anche dove i diritti sono già stati raggiunti.

Michele
©2017 Il Grande Colibrì

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