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Un recente rapporto di ILGA Europe ha messo in luce quelle che sono state le problematiche emerse all’interno delle associazioni per i diritti delle persone Lgbtqia+ (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) che hanno operato in Europa e nell’Asia centrale nel corso dell’ultimo biennio.

ILGA Europe

© ILGA Europe

Lo studio (pdf), effettuato su 300 gruppi ed organizzazioni, evidenzia due fattori: la mancanza di fondi, o comunque una quantità di fondi non sufficiente per le attività che si ritengono necessarie per le comunità, ed il cosiddetto “burnout” vale a dire quei “sentimenti di stress, ansia, frustrazione ed esaurimento” che ha colpito lə attivistə anche in seguito alla nuova situazione che si è venuta a creare dopo l’inizio della pandemia di Covid19.

Per quanto riguarda i fondi, circa un terzo delle associazioni prese in esame hanno un budget annuale inferiore ai 20.000 euro. Il 25% non riceve alcun tipo di finanziamento esterno, il 33% non ha personale stipendiato a tempo pieno.

Le attività più svolte dalle associazioni che hanno preso parte allo studio sono la costruzione di rapporti con le istituzioni o con altre ONG (85%), la cura della comunità Lgbtqia+ (81%), la comunicazione (80%), l’erogazione di servizi di tipo sociale o sanitario (67%), l’addestramento di nuovə attivistə (66%), l’azione politica diretta e l’informazione sui temi (61%), la documentazione delle violazioni dei diritti umani (54%), la consulenza legale (48%) e l’organizzazione degli eventi connessi ai vari Pride (38%).

Circa un quarto delle associazioni, una volta chiesto quale attività potrebbe essere implementata se avessero più finanziamenti, hanno indicato la necessità di una maggiore consulenza legale.

Se si confrontano le attività attuali con quelle svolte prima dell’epidemia di Covid19, tra le attività che sono aumentate, per lə attivistə ci sono la comunicazione, i servizi sociali e sanitari (+68%) e, appunto, quelli legali.

L’85% delle organizzazioni che hanno risposto al sondaggio hanno riportato almeno una causa di stress tra lə propriə attivistə.
Tra i fattori di stress che hanno colpito maggiormente lə attivistə durante gli ultimi due anni c’è, per assurdo, la maggiore visibilità che hanno ricevuto, in questo periodo di pandemia, le tematiche relative alle persone Lgbtqia+, in quanto questa visibilità non è sempre risultata positiva. Molto del tempo utilizzato dallə attivistə è stato speso per rispondere alla disinformazione proveniente dai media tradizionali, dai social media e dalle associazioni più conservatrici e religiose (35%). Ci sono stati paesi dove, ad esempio, la chiusura delle attività politiche in presenza ha dato il via alle autorità per promuovere restrizioni alle libertà civili, o dove sono state organizzate alcune “crociate mediatiche” contro il mondo Lgbtqia+ per coprire le carenze degli stessi governi ultraconservatori nell’affrontare la pandemia.

Il sopraggiungere della pandemia di Covid19 ha creato una situazione di stress di per sé, con le conseguenti richieste di aiuto da parte della comunità (50%). Moltə attivistə, evidentemente presə di sorpresa da un evento così imprevedibile, non si sono sentitə “sufficienti” nell’affrontare le nuove problematiche, e le nuove richieste. Ad esempio sono aumentate le richieste di supporto psicologico, ma non potendo aumentare i mezzi a disposizione, non tutte queste richieste sono state esaudite. Sono inoltre aumentate le richieste per posti nei rifugi e per le azioni legali.

Sono infine aumentate anche le minacce e le violenze, sia fisiche che tramite i social network. Le associazioni hanno dichiarato di avere ricevuto una “attenzione negativa” durante questo periodo, rivolta allə dipendenti e allə volontariə, oltre ad avere visto ispezionato il proprio metodo di finanziamento in modo invasivo da parte delle autorità statali (20%) e dei gruppi di destra.

 

Alessandro Garzi
©2022 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di Tanushree Rao da Unsplash

 

Alessandro Garzi: “Ho sempre avuto un interesse per i diritti civili. Al momento, cerco di capire qualcosa sulle politiche verso le persone LGBTQIA+ nei paesi dell’Europa centrale ed orientale, e di far conoscere cosa sia l’orientamento asessuale e il mondo che lo circonda” > leggi tutti i suoi articoli

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