Skip to main content

In questi giorni è stata diagnosticata a Shatzi Weisberger una malattia terminale. La notizia non avrà certo colto alla sprovvista quest’ex-infermiera di 92 anni di New York, che già da qualche anno si dedica all’educazione alla morte: accompagna cioè le persone nel prepararsi ad affrontare con consapevolezza e serenità la fine della loro vita.

“Al centro delle mie pratiche”, racconta, “c’è la convinzione che le persone hanno il diritto di morire come desiderano. La prigione e la polizia fanno esattamente l’opposto”.

Lesbica, abolizionista1, ebrea e anti-sionista, Shatzi Weisberger viene da una storia familiare controcorrente. Il suo bisnonno, Samuel Gompers, fondò la Federazione Americana del Lavoro. Sua madre, nata all’inizio del Novecento, era lesbica e ha cresciuto Shatzi insieme alla sua compagna. Shatzi, da bambina, pensava che quella donna fosse un’amica della madre: abitavano tutte insieme in una casa con un’unica camera da letto, dove Shatzi dormiva con la sorella, mentre la madre e la sua “amica” condividevano un letto nel salotto.
Molto tempo dopo, Shatzi avrebbe chiesto chiarimenti a sua madre su un episodio della sua infanzia, quando all’età di cinque anni, il padre per un periodo aveva sottratto Shatzi alla madre. Fu allora che la madre rivelò la storia d’amore con la sua compagna e le raccontò che il padre, furioso, la aveva portata via da lei.

Se la madre ebbe una lunghissima relazione con la sua compagna, Shatzi non ha avuto grandi amori nella sua vita. Dopo il divorzio dal marito e, ben più tardi, la scoperta della sua omosessualità, ci sono state solo frequentazioni temporanee. Il sesso è stato sempre fonte di ansia per lei, fino a quando, superati gli ottant’anni, ha frequentato per qualche mese la donna con cui ha avuto “il miglior rapporto sessuale della sua vita”, e quell’ansia si è sciolta.

Shatzi pensa di essere stata soprattutto una lesbica politica all’inizio, che passava tanto del suo tempo in mezzo ad altre donne lesbiche, lottando per cause che non riguardavano soltanto la comunità LGBTQ+, ma tutta la società.

Il lungo cammino di una Death Educator: Shatzi Weisberger.

© foto di jewishvoiceforpeace (IG)

Le sue prime manifestazioni sono state con il movimento contro le tecnologie nucleari, all’interno del gruppo DONT (Dykes Opposed to Nuclear Technologies: Lesbiche Contro Le Tecnologie Nucleari). Si è impegnata nel movimento per i diritti civili delle persone afroamericane e nella lotta contro l’epidemia di AIDS, toccandone con mano le conseguenze sui pazienti attraverso il suo lavoro di infermiera.

Nel 2020, ormai novantenne, in piena pandemia di COVID-19, Shatzi è uscita con la mascherina e il girello a protestare per le strade di New York, per dimostrare la sua solidarietà al movimento di Black Lives Matter. Ha spiegato così la decisione di uscire nonostante la sua età:

“Essendo stata infermiera per 47 anni, so benissimo l’importanza di fare tutto il possibile per contenere l’epidemia di COVID-19. Ma molto semplicemente, il rischio di non agire è molto peggiore. La polizia uccide troppe persone nere”.

Shatzi Weisberger insieme ai manifestanti nelle strade di Manhattan dopo l'uccisione di George Floyd.

Shatzi Weisberger insieme ai manifestanti nelle strade di Manhattan dopo l’uccisione di George Floyd. © foto di Shatzi Weisberger / huffpost.com

Negli ultimi anni la si è anche vista su una sedia a rotelle e con la kefiah intorno al collo, in manifestazioni a sostegno della causa palestinese. È diventata infatti una delle attiviste principali di Jewish Voice for Peace2, un gruppo di persone ebree favorevoli alla liberazione della Palestina e alla costruzione di un’identità ebraica al di là del sionismo.

Questo percorso non è stato scontato per Shatzi, che è nata ebrea nel 1930, quando di lì a poco nel nostro continente sarebbe avvenuto l’Olocausto. All’inizio, Shatzi si sentì orgogliosa della fondazione dello Stato di Israele e sognava di andare a vivere in un kibbutz3. Poi lesse su un libro del massacro di Sabra e Shatila (1982), in cui furono ammazzati tra 800 e 3000 civili inermi nei campi profughi palestinesi durante la guerra civile in Libano, con la complicità dell’esercito israeliano. A partire da lì, è cominciato un cammino di letture e di formazione che ha cambiato radicalmente la sua prospettiva.

“L’Olocausto è stato reale e l’antisemitismo è reale, ma non dà agli ebrei il diritto di diventare loro l’oppressore. Mi spezza il cuore questa cosa”, pensa oggi.

Shatzi Weisberger a una manifestazione fuori dall'Anti-Defamation League nell'ottobre 2019

Shatzi Weisberger a una manifestazione fuori dall’Anti-Defamation League nell’ottobre 2019. © foto di Shatzi Weisberger / huffpost.com

“Molte persone pensano che Israele debba esistere perché il popolo ebraico deve avere un posto sicuro in cui poter scappare. Io penso che Israele sia il posto più pericoloso per gli ebrei al giorno d’oggi”

Ora che si avvicina alla fine del suo viaggio, Shatzi vivrà il momento di chiusura che ha programmato da tempo: vuole morire in casa, con un’amica accanto, ed essere sepolta in un bosco, senza bara. Le piace pensare alla nuova vita che sboccerà dalla decomposizione del suo corpo, che sia un filo d’erba, un albero, un fiore.

 

 

Simone Spera
©2022 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di Shatzi Weisberger / huffpost.com

 

Il lungo cammino di una Death Educator: Shatzi Weisberger.

© foto di jewishvoiceforpeace (IG)

  1. L’abolizionismo è un movimento particolarmente importante negli Stati Uniti, che si batte per un mondo senza più carcere né polizia.
  2. Voce ebraica per la pace
  3. Associazioni di lavoratori agricoli che gestivano collettivamente una terra: iniziate dai coloni ebrei in Palestina, si sono diffuse molto nei primi anni della fondazione dello Stato di Israele.

Leave a Reply