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Secondo l’associazione curda per i diritti umani Hengaw1, due attivistə iranianə per i diritti delle persone LGBTQIA+, Zahra Sediqi Hamedani, notə come Sareh, ed Elham Chubdar sono statə condannatə a morte dal Tribunale Rivoluzionario iraniano della città di Urmia, nel nord-ovest del Paese.
Queste due persone sono state giudicate colpevoli di aver “comunicato con i media ai danni della Repubblica Islamica”, di avere “promosso il cristianesimo”, oltre che del reato di “diffondere la corruzione sulla terra” (Mofsed-e-filarz), un’accusa che può coprire un numero infinito di comportamenti, e che viene spesso usata in Iran per condannare anche alla pena capitale lə oppositorə e chi si allontana dall’ortodossia religiosa delle autorità di Teheran.
Le accuse spaziavano dalla “propaganda dell’omosessualità” a quella di “promuovere relazioni sessuali illecite e renderle pubbliche su Internet”.

© foto di iran-hrm.com

Hamedani era statə arrestatə nell’ottobre del 2001 per aver postato contenuti favorevoli ai diritti delle persone LGBT sui social media. Un mese dopo è statə nuovamente postə in arresto da parte dei Guardiani della Rivoluzione (noti come pasdaran) mentre stava cercando di lasciare il Paese ed è statə portatə in un centro di detenzione senza che le fosse dato l’accesso alla difesa legale. L’accusa verso Hamedani era di avere “creato un sistema extraterritoriale” che aveva lo scopo fare espatriare (e ‘corrompere’) donne iraniane verso i paesi confinanti, e di “supportare gruppi omosessuali che lavorano sotto la protezione dell’intelligence straniera”.In Iran l’omosessualità è punita con la pena capitale, quindi gay e lesbiche sono costrettə a nascondere il loro orientamento sessuale.

Si stima che, dalla nascita della Repubblica Islamica nel 1979, siano state condannate a morte dalle 4.000 alle 6.000 persone per questo motivo.
Uno studio condotto dall’associazione iraniana per i diritti delle persone lesbiche e transgender 6rang, il 77% delle persone LGBTQIA+ ha riportato di avere subito qualche forma di violenza a causa del proprio orientamento sessuale, mentre, per il 62% di loro, la violenza è avvenuta nell’ambito familiare.

Esprimendo la propria preoccupazione per quanto sta avvenendo, Hengaw ribadisce che il Tribunale Rivoluzionario di Urmia è quanto di peggio possa esistere per lə attivistə per i diritti umani, per le persone LGBTQIA+ e per lə dissidenti in generale. Generalmente i procedimenti sono ben lontani da un “giusto processo”, e dal rispetto dei diritti dell’imputatə.

 

1 Hengaw è un’organizzazione per i diritti umani fondata nel 2016 da un gruppo di attivistə per far conoscere gli abusi delle autorità nel Kurdistan iraniano.

Alessandro Garzi
©2022 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di 6rang.org

 

Alessandro Garzi: “Ho sempre avuto un interesse per i diritti civili. Al momento, cerco di capire qualcosa sulle politiche verso le persone LGBTQIA+ nei paesi dell’Europa centrale ed orientale, e di far conoscere cosa sia l’orientamento asessuale e il mondo che lo circonda” > leggi tutti i suoi articoli

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