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Durante le ultime due settimane l’Egitto è stato scosso da un’ondata di attacchi violenti contro la comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali). Secondo l’Al-Mubadarah al-Misriah li-l-Huquq al-Shakhsiah (Iniziativa egiziana per i diritti personali) 57 persone legate alla causa omosessuale sono state arrestate, di cui 9 sono state condannate al carcere, 35 stanno subendo ancora un procedimento giudiziario, due sono attualmente indagate (Sara Hadjazi e Ahmad Alaa) e le altre 11 sono date disperse. Questo accanimento è avvenuto dopo che una bandiera LGBTQIA è stata sventolata durante un concerto del gruppo musicale Mashrou’ Leila in Egitto.

La società ultra-conservatrice in cui viviamo e lo stato egiziano permettono la corruzione, gli omicidi e le torture, ma vietano qualsiasi forma di libertà morale, di culto e di orientamento della comunità LGBTQIA. La nostra comunità non aspira minimamente a combattere violentemente la società o lo stato, ma subisce continuamente la violazione dei diritti dei suoi componenti e della loro dignità.

Quello a cui stiamo assistendo ora in Egitto si pone semplicemente in continuità con le violazioni dei diritti umani iniziate sotto l’autorità militare alla fine del 2013: la grande preoccupazione di questa autorità è la repressione, l’oppressione e la chiusura delle libertà individuali in ogni loro aspetto, infrangendo le leggi, la costituzione e il diritto internazionale. In questo contesto, la comunità internazionale rimane impassibile: nessun contributo è riuscito a migliorare la situazione fino al 3 ottobre 2017.

Solo il Parlamento europeo ha emesso una dichiarazione forte in cui ha incoraggiato gli stati dell’Unione Europea a prendere in considerazione la situazione dei diritti umani in Egitto nello stabilire forme di cooperazione economica e militare con il paese. E invece crediamo che gli stati membri mettano i propri interessi economici e militari al di sopra di ogni considerazione umanitaria. Tuttavia, ci rimane la speranza che questi paesi prendano le misure necessarie per contribuire a migliorare la situazione, anche se la politica egiziana tenta di sviare la loro attenzione verso i temi del terrorismo e dell’immigrazione illegale.

Considerando la situazione attuale, non c’è spazio per il cambiamento civile in Egitto: tutti i cittadini sono minacciati e potenzialmente soggetti a sparizioni forzate per accuse irragionevoli. Al governo egiziano non interessa affatto che i diritti siano violati, mentre la situazione diventa sempre più allarmante. Per questo sosteniamo dall’estero coloro che resistono duramente alla repressione nel paese.

Qualcuno potrebbe pensare che ce ne siamo stati zitti o che abbiamo chiesto i nostri diritti un po’ timidamente, sollecitando la simpatia degli stati affinché intervenissero per pacificare la situazione. Ma per noi è vero il contrario: la situazione è tale che il governo non cerca neppure di giustificare gli abusi, che quindi rimangono impuniti, in totale violazione degli obblighi internazionali. Per questo riteniamo che provare ad attirare la simpatia della comunità internazionale sia inutile, perché gli stati difendono i propri interessi prima di ogni altra cosa. Questi stati non agiranno mai se non per la pressioni dei loro popoli, i quali non daranno risposte se la nostra causa non sarà mediatizzata e ascoltata.

Per questi motivi, crediamo che la manifestazione pacifica sia la nostra scelta migliore: protestare nei diversi paesi ottenendo quanta più copertura mediatica possibile è il mezzo più efficace per migliorare la situazione attuale.

Per questo ripetiamo il nostro appello a protestare nei diversi paesi del mondo il 18 ottobre 2017: il nostro obiettivo è denunciare queste violazioni, fare pressioni sul governo egiziano e mettere sotto i riflettori le discriminazioni e le violenze che avvengono in Egitto contro la comunità LGBTQIA.

In Italia si manifesta:

  • mercoledì 18 ottobre alle 18:30 a Milano in piazza San Babila (organizzano Il Grande Colibrì e Coordinamento Arcobaleno);
  • mercoledì 18 ottobre alle 18:30 a Roma nel parco di Colle Oppio su via Labicana (organizza Cagne Sciolte).

 

No Hate Egypt
Il Grande Colibrì

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