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Se il futuro è un’incognita in cui molti vedono una speranza di un mondo migliore, o quantomeno in cui ci sia un po’ meno ingiustizia, all’indomani della pandemia di COVID-19 che sta devastando il pianeta, i segnali concreti non sembrano essere molto confortanti per molte minoranze. Tra queste sicuramente una delle più colpite è quella delle persone transgender.

Stati Uniti

Certo, non tutte le notizie degli ultimi giorni sono direttamente collegate al nuovo coronavirus, ma in più di un caso è evidente che la scelta del momento non è casuale. Cominciamo con l’Idaho, negli Stati Uniti, dove il governatore repubblicano Brad Little ha firmato il 30 marzo due leggi contro le persone trans: la prima impedisce alle ragazze transgender di giocare nelle squadre femminili dello stato, la seconda vieta il cambio di genere nei certificati di nascita dello stato.

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La prima norma appare fuori dai tempi e, prevedendo che la selezione delle atlete avvenga considerando “l’anatomia riproduttiva della studente, la composizione genetica o i normali livelli di testosterone”, sarebbe in “diretta violazione delle attuali politiche stabilite dall’associazione per le attività delle scuole superiori dell’Idaho“, come spiega la locale sezione dell’American Civil Liberties Union (Unione americana per le libertà civili; ACLU). Questa organizzazione ha annunciato un ricorso contro entrambe le nuove leggi.

La seconda di queste, in particolare, potrebbe essere una norma grimaldello per altri stati. Infatti una legge contro il riconoscimento dell’identità di genere sui certificati di nascita era stata dichiarata illegittima da un tribunale federale nel 2018, ma, da quando quella norma è stata emanata a oggi, è cambiata radicalmente la composizione della Corte suprema: Donald Trump ha fatto sì che il massimo tribunale statunitense sia oggi formato da una maggioranza non solo di repubblicani, ma di repubblicani bigotti e oscurantisti. E proprio loro potrebbero essere chiamati in ultima istanza a giudicare la legittimità di questa discriminazione. Tra l’altro, un provvedimento del tutto analogo è in discussione anche nella sempre meno democratica Ungheria.

manifestazione diritti transPanama

A Panama intanto l’emergenza dettata dalla pandemia ha spinto le autorità a decidere un diritto di uscita per ragioni essenziali a giorni alterni in base al genere delle persone: i giorni dispari possono uscire le donne, i pari gli uomini, la domenica nessuno. Inoltre si può uscire solo in orari determinati dalla numerazione del proprio documento d’identità. Ma la misura ha immediatamente messo in allarme gli attivisti transgender, e purtroppo non sono mancate le conferme.

Mercoledì scorso, giorno di uscita delle donne, Barbara Delgado è stata fermata dalla polizia mentre andava a un centro medico vicino a casa a fare volontariato. Tuttavia i suoi documenti la indicano come un uomo e non registrano la sua reale identità di genere: per questo è stata portata al commissariato insieme a due uomini e una donna che non avevano rispettato la quarantena. Questi tre sono stati rimandati a casa con un ammonimento, mentre Delgado è stata trattenuta tre ore e al termine di un interrogatorio umiliante è stata multata di 50 dollari. Nel paese il cambio del genere sui documenti è possibile solo dopo una riassegnazione chirurgica del sesso e la norma, come dimostra anche questo caso, è fonte di discriminazioni per le persone trans non operate.

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Brasile e Indonesia

Naturalmente le cose possono sempre andare peggio, e le persone che manifestano più di altre caratteristiche non conformi a quelle attese lo sanno meglio di chiunque. Lunedì sera in un bar di Bayeux, capitale dello stato brasiliano di Paraiba, due giovani stavano bevendo un drink insieme: mentre il ragazzo era in bagno, la sua compagna transgender di 27 anni, di cui non sono state rese note le generalità, è stata uccisa a colpi d’arma da fuoco da alcuni avventori appena entrati nel locale. La polizia, in evidente difficoltà nel perseguire un delitto ai danni di una delle minoranze più discriminate dal presidente della repubblica in persona, ha affermato che potrebbe trattarsi di un regolamento di conti all’interno del traffico di droga locale, anche se nessuno è stato fermato.

Nei giorni scorsi sulla costa settentrionale di Jakarta anche Mira, una donna trans indonesiana di 42 anni, è stata uccisa barbaramente da un gruppo di vigilantes informali che l’aveva accusata di aver rubato un portafogli e un telefono da un camion parcheggiato vicino alla casa dove abitava. Sembra che gli uomini abbiano picchiato selvaggiamente Mira e, non riuscendo a ritrovare il presunto maltolto né a estorcere una confessione alla donna, l’abbiano cosparsa di benzina dandole fuoco. Un vicino della donna ha pagato le spese dell’inutile trasporto in ospedale, dell’autopsia e della sepoltura e ora gli attivisti hanno chiesto di fare donazioni per poterlo rimborsare.

Michele Benini
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì / elaborazione da myrockethasnobrakes (CC BY-SA 2.0)

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