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Perché l’8 marzo si celebra la festa della donna? Perché l’8 marzo 1908 la fabbrica di camicie Cotton & Cotton di New York fu incendiata dal suo proprietario per impedire alle operaie di scioperare. Qualcuno addirittura racconta che all’esterno della fabbrica fiorisse un albero di mimose, diventato poi il simbolo italiano di questa celebrazione. Peccato che la fabbrica in questione non sia mai esistita! Il 25 marzo 1911 ci fu un gravissimo incendio alla fabbrica Triangle di New York, che causò la morte di 146 persone, tra cui 123 donne. Tuttavia non è a questo episodio che si legano le origini della Giornata internazionale della donna, che, invece, ha a che fare con una lunga storia di dolore, di resistenza e di lotte di donne per la conquista dei diritti civili.

Le origini socialiste della festa

Si comincia dal VII Congresso della II Internazionale Socialista del 1907: nomi come Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, Lenin, Martov vi dicono qualcosa? Poi se ne discute negli Stati Uniti, protagonista la socialista Corinne Brown, e ancora a Copenaghen nel 1910, durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste. Da lì in tutta Europa fino alla Russia, dove l’8 marzo (23 febbraio per il calendario giuliano) 1917 a San Pietroburgo donne guidarono una grande manifestazione in cui chiedevano pane per le famiglie dei soldati, pace per i loro figli e diritti. Poco dopo lo zarismo sarebbe crollato e le donne avrebbero conquistato il diritto al voto.

Il 14 giugno 1921 durante la Seconda internazionale delle donne comuniste, a Mosca, si scelse l’8 marzo come giornata internazionale delle donne. L’anno dopo si celebrava in Italia, per iniziativa del Partito Comunista italiano. Solo nel 1946, a quanto pare, fu scelta la mimosa come simbolo. Le organizzatrici romane della celebrazione (Unione Donne Italiane; UDI) cercarono un fiore di stagione che costasse poco e scelsero la mimosa, appunto.

Donne in lotta contro il potere

Riconosciuta ufficialmente dalle Nazioni Unite nel 1975, la “Festa della donna”, dunque, ha radici storiche e politiche ben precise e chiaramente delineate, e non può essere affidata solo al simbolismo che evoca la leggenda della fabbrica incendiata. Ci parla di esseri umani pensanti, impegnati in politica, in lotta per un cambiamento, evoca strade, piazze gremite di donne e di uomini instancabili. Ci parla di diritto al voto, quello che grazie al coraggio di queste donne abbiamo potuto esprimere pochi giorni fa. Abbiamo pensato a loro quando abbiamo tracciato la croce sul simbolo scelto? Donne che si interessavano alla sfera pubblica, che avevano a cuore gli interessi della collettività, che sognavano un mondo migliore e che hanno impiegato tutte le loro risorse per costruirlo.

Non è solo una questione femminile: interessa tutti quelli che credono nell’uguaglianza e nella giustizia sociale, sia che si trovino in posizioni privilegiate che in condizioni di subalternità. Essere donna in un mondo dove deve dominare il più forte, incarnato dal maschio, ci rende sensibili alle dinamiche di potere nei rapporti, alle logiche di sopraffazione, che vanno comprese e oltrepassate per giungere alla parità tra gli esseri umani, tutti. Perché? Perché solo in rapporti alla pari, dove entrambe le parti si considerano sullo stesso piano e si rispettano in nome dell’umanità che li accomuna, si crea quella magica energia, l’intimità, che è l’unica capace di unire profondamente le persone.

Festa della donna, bene comune

Ne abbiamo particolarmente bisogno in un mondo dove regna la rabbia, la paura, l’incomprensione e la solitudine, dove ci si sente spaesati, dove si mettono sullo stesso piano delle fioriere rotte con la vita di un uomo morto ammazzato per niente. Abbiamo bisogno di unirci in relazioni autentiche, di guardare a noi stessi come un “noi”, come parte integrante di una collettività. C’è urgenza di andare oltre i confini dei propri interessi per sviluppare pensieri e azioni che conducano a una condivisa cura del bene comune. Insomma, per essere felici insieme, tutti.

Buon 8 marzo! Piantate alberi di mimose con radici ben salde nella terra e fiori profumati che tendono al cielo!

Rosanna Maryam Sirignano
©2018 Il Grande Colibrì

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