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Negli ultimi anni i movimenti femministi hanno contribuito alla questione delle minoranze sessuali in Marocco e Tunisia. Il movimento delle donne è diventato una forza da non sottovalutare.

MAROCCO: LA VITTORIA DEL CODICE DI FAMIGLIA

La società marocchina è in continuo cambiamento. Prima le donne erano intrappolate in casa sotto la tutela di un uomo, poi sono entrate nel mercato del lavoro in gran numero. Ciò si è riflesso in un ampio impegno nel lavoro politico. Le forze politiche hanno cominciato a guardare con più attenzione all’organizzazione delle donne che hanno portato la loro percezione del lavoro femminile e una riflessione sulla società marocchina in quel momento.

Nel 1962 è stata fondata l’Union Progressive des Femmes Marocaines (Unione progressista delle donne marocchine; UPFM). Il movimento delle donne negli anni Ottanta ha contribuito alla stesura del codice di famiglia, che garantisce la dignità e l’umanità delle donne, cambiando così lo status di inferiorità sancito dal statuto familiare. In seguito il movimento delle donne marocchine si è impegnato nel coordinarsi verso una posizione unitaria per divenire una forza di maggiore peso politico.

In aggiunta a tutto questo grande lavoro, alcuni mass media marocchini hanno sostenuto la causa delle donne e il ruolo di alcuni giornalisti è stato un vero e proprio supporto nel cambiare l’opinione pubblica.

TUNISIA: IN LOTTA CONTRO IL PATRIARCATO

La rivoluzione in Tunisia ha consentito maggiori attività. “Prima della rivoluzione ero interessato ai diritti umani, ma non trovavo un contesto per agire. Mi sono avvicinato ad Amnesty International, ma non c’erano molti giovani. Poi ho provato di nuovo dopo la rivoluzione e ho assunto diversi compiti nei comitati e sui social network”. Così racconta Ali, che si impegna in molte attività: l’organizzazione di manifestazioni, l’acquisizione di immagini e la gestione degli account sui siti di social networking.

Egli conosceva l’importanza di questi siti per comunicare. Questa esperienza si è catalizzata nell’associazione Mawjoudin (Presente, esistiamo), un’organizzazione che difende i diritti delle minoranze sessuali in Tunisia. È stata fondata nel 2014 e ha ottenuto il diritto di attività legale nel mese di gennaio 2015.

Anche prima della rivoluzione, il movimento femminista aveva contribuito alla democrazia in Tunisia. Negli anni Ottanta si era riunito un gruppo di donne di sinistra e laiche che hanno sostenuto la comunità queer per cambiare gli stereotipi di genere e la logica dominante della cultura patriarcale, in sinergia con le lotte dell’Assemblea dei diritti delle donne in Tunisia.

FEMMINISMO E QUEER: UN LEGAME PROFONDO

Non si può negare che i movimenti femministi in Tunisia e Marocco hanno sostenuto gli/le attivisti/e queer e contribuito ad abbattere gli stereotipi. Anche la comunità queer ha sostenuto il movimento delle donne e le lotte per i diritti umani. Infatti i diritti delle minoranze sessuali sono diritti umani.

Per esempio, la conferenza Sexuality Institute della Coalition for Sexual and Bodily Rights in Muslim Societies (Coalizione per i diritti della sessualità e del corpo nelle società musulmane; CSBR), a cui ho partecipato nel 2014 in Tunisia, è stata organizzata sotto l’egida dell’Association Tunisienne des Femmes Démocrates (Associazione tunisina delle donne democratiche; ATFD).

Inoltre, in ogni caso legale contro soggetti LGBTQI (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali) si trova il supporto dei movimenti delle donne, come nel 2016 in Tunisia e Marocco, quando la polizia e il governo hanno arrestato giovani gay e lesbiche e molte donne femministe sono uscite per sostenere i movimenti e le associazioni omosessuali.

Anche ora che le associazioni LGBTQI sono autonome e hanno lanciato il loro movimento e la loro lotta di fronte alla società contro l’omofobia e per difendere i diritti delle minoranze sessuali, non si può separare nella lotta civile il femminismo, le battaglie LGBTQI, la lotta in generale nel campo dei diritti umani, delle minoranze e degli emarginati.

 

Amani
©2017 Il Grande Colibrì

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