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Domenica si vota in Senegal e com’è tradizione nel paese (e in parecchi altri paesi del continente africano e non solo) il dibattito elettorale ha visto ulteriormente aumentare dichiarazioni e atti di omofobia, benché già normalmente il clima sia apertamente ostile alle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali). “Ogni volta che si svolge una campagna elettorale in Senegal è un problema per la comunità LGBTha affermato Djamil Bangoura, che guida il gruppo di sostegno arcobaleno Association Prudence (Associazione prudenza).

Fino alla morte

Come insegna anche l’esperienza nostrana, alzare il livello delle dichiarazioni omofobe (o razziste) causa sempre – oltre ai danni psicologici e a un clima sempre più velenoso per le minoranze – anche conseguenze fisiche, perché molti si sentono autorizzati a dare corso alle minacce contenute nei messaggi dei politici.

Infatti i media hanno riferito che in un sobborgo della capitale un uomo gay è stato picchiato a morte, collegando l’episodio al clima politico in cui ognuno dei candidati (il presidente uscente Macky Sall e quattro sfidanti) cerca di superare gli altri in dichiarazioni di odio per le persone omosessuali. L’idea di ingraziarsi la comunità religiosa (il paese, per quanto multi-confessionale, ha il 90% di musulmani tra i suoi abitanti) è tanto invalsa che uno dei candidati per insultare un avversario lo ha definito gay.

dichiarazioni omofobe

Gara di omofobia

Nel paese non esiste una legislazione che faccia esplicitamente riferimento alle persone omosessuali, ma si usa, come in molti altri stati, la norma più vaga che fa riferimento ad atti sessuali contro natura per perseguitare le persone LGBTQIA. Se però vincesse un candidato come Ousmane Sonko, sono in molti a temere che metterà in pratica la sua promessa elettorale di una legge che vieti esplicitamente i comportamenti e forse anche l’essere omosessuali.

La competizione di domenica potrebbe avere un seguito se nessuno dei candidati dovesse raggiungere una maggioranza qualificata. In quel caso si dovrebbe tornare a votare in un ballottaggio che allungherebbe – e, secondo gli attivisti, esacerberebbe ulteriormente – la campagna elettorale, con tutti i rischi per le persone omosessuali, bersagli preferiti di tutti gli esponenti politici. “Ogni volta, negli ultimi giorni della campagna, specialmente se c’è un secondo turno, le cose peggiorano ancora” spiega l’attivista Bangoura.

Michele Benini
©2019 Il Grande Colibrì
foto: elaborazione da Dazzle Jam (CC0) / Il Grande Colibrì

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