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Paesi arabi: Twitter e Bing a servizio della censura omofoba
Africa: Ban Ki-moon per i diritti LGBTQ*, l’Uganda dice no
Avvenire contro Pisapia: “Niente fondi alle coppie di fatto”

MOI Attaccare violentemente gay e lesbiche non verrà più considerato reato in Egitto dopo la vittoria elettorale dei Fratelli Musulmani (Il grande colibrì)? “Applicheremo la legge attuale. Non possiamo cambiarla unilateralmente. Margaret Tatcher votò tre volte per reintrodurre la pena di morte nel Regno Unito, ma non ce la fece. Lei aveva delle convinzioni, ma non per questo esse furono applicate al suo popolo. Per noi è lo stesso. Possiamo cercare di introdurre alcune leggi, ma la decisione spetterà al popolo egiziano. Finché non cambia, noi rispettiamo la legge così com’è“. Se c’è qualcosa che i Fratelli Musulmani hanno imparato presto dalle democrazie occidentali è l’uso del politichese: la lingua biforcuta di Mohammad Ghanem, portavoce del movimento islamista a Londra, riesce a sibilare minacce alle persone LGBT (“La maggior parte delle leggi nei paesi musulmani considerano l’omosessualità illegale. Culturalmente, ai musulmani non piace“) e alle donne (“Non direi mai che le donne non debbano partecipare a qualcosa” e “se una donna fosse eletta presidente, non avrei niente in contrario“, ma “il loro stato mentale non è costante e quindi non possono avere gli stessi compiti degli uomini“) senza esporsi troppo. E infatti l’inquietante intervista a Foreign Policy non ha avuto alcuna eco sulla stampa italiana…

MOI Ci sarebbe ancora Mubarak al potere in Egitto senza Facebook e Twitter? Probabilmente il ruolo dei social network nelle primavere arabe è stato esagerato, ma senza dubbio la vita di dissidenti, rivoluzionari e attivisti dei diritti umani sarà più difficile ora che Twitter opererà censure, paese per paese, in base alle richieste dei governi. Preoccupa anche il fatto che la casa regnante saudita abbia da poco investito 300 milioni di euro nel sito (Kingdom): i sauditi non solo, essendo terrorizzati dall’idea che la primavera sbocci anche in Arabia, hanno tutto da guadagnare dal tarpare le ali all’uccellino azzurro, ma sono omofobi della peggiore specie. E infatti le censure su Twitter preoccupano anche gli omosessuali, come spiega Gay Middle East: “Se tweet e utenti LGBT saranno censurati in alcuni o in tutti i paesi del Medio Oriente e dell’Africa del nord, sarà molto più difficile comunicare e anche capire come opera la censura stessa in quei paesi“. Gay Middle East pubblica anche uno studio che dimostra come Bing, il motore di ricerca della Microsoft, operi una “brutale censura” sulle tematiche LGBT nei paesi di lingua araba.

MONDOUna forma di discriminazione ignorata o persino sancita da molti stati da troppo tempo è stata la discriminazione basata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere“: davanti ai leader politici di un’Africa in balia di una violenta ondata omofobica alimentata dalle chiese cristiane (per approfondire: Il grande colibrì), il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha espresso tutta la propria preoccupazione per la sorte delle persone LGBTQ*. Peccato che i governi africani facciano orecchie da mercante: l’Uganda, ad esempio, si affretta a condannare la discriminazione… ma ribadisce subito che l’omosessualità deve essere considerata un reato (africasia)! E proprio per ricordare l’attivista gay ugandese David Kato, ieri è stato assegnato un premio a Londra a Maurice Tomlinson, avvocato giamaicano che, nonostante le minacce di morte, combatte in prima fila contro le leggi anti-sodomia (David Kato Vision & Voice Award).

POLITICA La lotta delle chiese cristiane contro l’omosessualità non riguarda solo l’Africa, come dimostra anche un paio di notizie brevi che riportiamo in fondo a questa pagina e come dimostra Avvenire, il giornale della Conferenza Espiscopale Italiana, attaccando come anticostituzionale e ideologica la decisione della giunta milanese di Giuliano Pisapia di aprire il fondo anti-crisi comunale anche alle coppie di fatto, etero e omosessuali. I costituzionalisti si schierano con il sindaco, contro di lui invece PdL e PD (con la capogruppo Rozza Carmela, ma anche, inspiegabilmente, la laica Marilisa D’Amico; Il Fatto Quotidiano). E a proposito di crisi e persone LGBTQ*, conviene sfatare il mito che gli omosessuali siano mediamente più ricchi degli eterosessuali, almeno quando hanno figli: negli USA il 9% delle famiglie eterosessuali con prole sono povere, ma questo tasso schizza al 20-21% per le famiglie lesbiche e gay (Children Matters).

In breve:
1) Gruppo EveryOne lancia un appello a Barack Obama, al Dipartimento di Stato USA e all’ONU affinché Becley Aigbuza non venga deportato in Nigeria, dove, essendo omosessuale, è già stato torturato e stuprato dalla polizia. “Come gay, meritavi quel trattamento” afferma l’ambasciata nigeriana.
2) Niente magliette contro l’omofobia e niente lesbiche al ballo di fine anno: una scuola dell’Alabama è finita nella bufera dopo che Elizabeth Garrett, una ragazzina di 15 anni, ha deciso di disobbedire alle regole omofobiche imposte dal preside (al.com).
3) John Sentamu, arcivescovo di York e seconda figura più importante della Chiesa d’Inghilterra, afferma che se il governo britannico di David Cameron legalizzerà il matrimonio gay diventerà una dittatura e quindi saranno inevitabili ribellioni (The Telegraph).
4) Continua la polemica sulla Chiesa cattolica in Spagna dopo che il vescovo di Tarragona ha definito l’omosessualità nociva alla persona e alla società: interviene anche l’arcivescovo di Siviglia per cercare di gettare acqua sul fuoco. In modo davvero poco convincente… (El Mundo).
5) Alcuni attivisti LGBTQ* statunitensi che hanno fatto un viaggio di solidarietà con la Palestina hanno scritto una lettera aperta: “Esortiamo le persone e la comunità LGBTIQ ad evitare di replicare la pratica del pinkwashing” (Queer solidarity with Palestine).

Pier Cesare Notaro
©2012 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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