Skip to main content

Se le rivoluzioni arabe hanno giustamente catalizzato sull’Africa settentrionale l’attenzione anche dell’opinione pubblica LGBTQ*, occorre non perdere di vista quello che sta accadendo, sul fronte dei diritti di gay e lesbiche, nell’Africa subsahariana, dove è forte lo scontro tra una comunità LGBTQ* resa più forte e consapevole soprattutto grazie alla possibilità di creare reti virtuali e di informarsi su Internet e una società la cui omofobia è alimentata dall’endemica povertà aggravata dalla crisi economica globale e soprattutto dalla propaganda degli evangelici conservatori americani.

Analizzeremo qui sotto le principali novità giunte questa estate da sette stati africani (Camerun, Ghana, Nigeria, Sud Africa, Sudan del Sud, Uganda e Zimbabwe). Se possiamo registrare differenze anche profonde, rimane il comune attacco degli omofobi contro una sessualità (quella LGBTQ*) additata paradossalmente come “non africana“, dimenticando che le leggi contro la sodomia sono state imposte ad un continente tradizionalmente tollerante dalle potenze colonizzatrici europee.

Le ONG Human Rights Watch e Alternatives-Cameroun hanno lanciato un appello per decriminalizzare l’omosessualità in CAMERUN (leggi). Il diritto camerunense attuale prevede cinque anni di carcere per chi abbia rapporti sessuali con una persona del proprio stesso sesso, ma una nuova proposta di legge vorrebbe equiparare alla pedofilia tutti gli atti omosessuali con minori di 21 anni (leggi).

A fine luglio due giovani travestiti sono stati arrestati nelle strade della capitale Yaoundé (iGC), dove in agosto la stessa sorte è toccata a quattro uomini, di età compresa tra i 17 e i 46 anni, la cui omosessualità è stata scoperta attraverso una vera e propria imboscata (leggi). E pensare che le autorità inglesi volevano espellere in questo inferno Joseph Kaute, il richiedente asilo gay che è stato salvato dalla disobbedienza civile di Air France (leggi l’articolo su iGC)…

La situazione è addirittura peggiore in GHANA, dove, dopo che un giornale locale ha denunciato la presenza di 8mila omosessuali HIV-positivi nella Regione Orientale, il ministro cristiano Paul Evans Aidoo ha mobilitato perfino i servizi segreti per scovare i gay e metterli in galera (iGC). Contro questa vera e propria caccia all’uomo sembrava essersi schierata la presidente della Commissione sui diritti umani, Lauretta Lamptey, quando ha dichiarato alla radio che anche agli omosessuali, in quanto esseri umani, devono essere garantiti i diritti, ma dopo pochi giorni è arrivata la smentita (leggi).

In Ghana solo pochissime persone difendono apertamente il diritto a vivere liberamente il proprio orientamento sessuale. Tra di esse, si segnalano Ato Kwamena Dadzie, un giornalista radiofonico molto popolare oggi minacciato per essersi schierato pubblicamente contro la criminalizzazione dell’omosessualità (leggi), e l’anziano storico Nat Amartefio, ex sindaco di Accra, il quale ricorda come il Ghana non fosse un paese omofobo fino a 10-15 anni fa, prima della massiccia propaganda dei missionari evangelici conservatori finanziati dalla destra USA (leggi).

E proprio un’associazione di evangelici conservatori americani, Family Watch International (FWI), ha organizzato a Lagos, in NIGERIA, una conferenza contro la risoluzione ONU per la depenalizzazione dell’omosessualità. Sharon Slater, presidentessa di FWI, si è detta favorevole a considerare l’omosessualità un crimine e alle terapie riparative, ma contraria all’uso della violenza contro gay e lesbiche (leggi). Peccato che poi sostenga un paese come la Nigeria, dove gli omosessuali rischiano fino a 14 anni di galera e, nel nord islamico, anche la lapidazione…

E peccato che, fino a poco tempo fa, il coordinatore di FWI in Africa fosse il pastore Martin Ssempa (blog), uno dei principali fautori dell’introduzione della pena di morte contro gli omosessuali in UGANDA. Non è un caso: anche in questo paese, come denunciano le organizzazioni per i diritti umani ed il vescovo anglicano Christopher Senyonjo (leggi), i principali fomentatori d’odio sono i gruppi cristiani legati alla destra americana – e, tanto per riannodare i fili, annotiamo come il pastore Peter Waldron, consigliere dell’omofoba candidata repubblicana alle presidenziali Michelle Bachmann, sia legato proprio a Ssempa (leggi)…

In Uganda la proposta di legge che prevedeva la pena di morte per gli omosessuali “recidivi”, HIV-positivi o che avessero rapporti sessuali con minori è stata per il momento accantonata, anche per le proteste degli stati occidentali che, attraverso le proprie donazioni, sostengono il paese (iGC). C’è poco da gioire, però: è diffusa la convinzione che il progetto è stato messo a parte solo momentaneamente e che presto potrebbe essere tradotto in legge. Nonostante tutto questo ed il recente omicidio dell’attivista gay David Kato, per le autorità inglesi l’Uganda non sarebbe un paese pericoloso per gli omosessuali (iGC).

La situazione non è buona neppure nello ZIMBABWE, il cui presidente-dittatore, Robert Mugabe, si è sempre distinto per le feroci politiche contro l’omosessualità, paragonata più volte alla zoofilia, all’insanità mentale e alla dipendenza da droghe. Anche questa estate sono continuati gli arresti di persone LGBTQ*, a volte vittime di vergognose delazioni (leggi). La lotta all’omosessualità è al centro di lotte di potere interne alla chiesa anglicana, che rischia sul punto persino una scissione (leggi), in un paese dove sono frequenti anche gli “stupri correttivi” (leggi).

Ma la violenza sessuale per punire i gay e soprattutto le lesbiche è diffusa soprattutto in SUDAFRICA (leggi), dove si è recentemente costituita un’apposita task force governativa per combattere questa piaga (leggi). Nonostante il paese arcobaleno tuteli la diversità di orientamento sessuale anche nella costituzione e riconosca i matrimoni gay sin dal 2006, l’omofobia rimane un problema sociale allarmante. In questo quadro non rassicura la nomina alla Corte Costituzionale del pastore protestante Mogoeng Mogoeng, noto per le sue posizioni misogene e omofobiche che sfociano persino in una tendenza “giustificazionista” nei confronti degli stupratori (leggi).

A questo punto servirebbe proprio una nota di speranza. E invece ci tocca dare conto del SUDAN DEL SUD: Salva Kiir Mayardit, presidente del più giovane stato africano, ha esplicitamente promesso democrazia, uguaglianza e giustizia per tutti tranne che – guarda caso – per gli omosessuali (leggi). Mayardit è cattolico e con lui chiudiamo questo giro dell’Africa LGBTQ* martoriata dall’odio delle diverse confessioni cristiane, il cui primo comandamento sembra essere “Ama il prossimo tuo, ma se è frocio ammazzalo pure“…

 

Pier
Copyright©2011PierCesareNotaro

One Comment

Leave a Reply