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Abbiamo spesso parlato del Camerun come di un paese omolesbobitransfobico, dove lesbiche e gay rischiano fino a 5 anni di carcere, dove i linciaggi di donne trans sono frequenti, e dove chi – civile o agente delle forze dell’ordine – aggredisce una persona LGBTQIA lo fa impunemente.

Ma stavolta vogliamo raccontarvi di una piccola vittoria, tanto per la comunità LGBTQIA camerunense quanto per il paese intero

È successo il 25 febbraio scorso. Un tribunale ha condannato un uomo a sei mesi di carcere e a una multa di 650,000 CFA (982 euro), per aver aggredito Sara (nome di fantasia), una persona intersex di 27 anni. L’uomo aveva partecipato al linciaggio di Sara, perpetrato lo scorso novembre nella capitale Yaoundé da diverse persone del vicinato, mentre altre riprendevano l’aggressione di gruppo.

Nonostante il video avesse fatto il giro dei social, e nonostante la brutale violenza dell’aggressione fisica e sessuale che Sara ha subito sul proprio corpo nudo sotto gli insulti e gli sguardi dellə passantə, a finire in prigione è stato solo un uomo. Infatti, la polizia ha identificato e arrestato soltanto uno dei tre aggressori che hanno portato Sara al commissariato di polizia più vicino, convinti che sarebbero stati in qualche modo  ricompensati. Del resto, stavano consegnando alla giustizia del Camerun unə criminalə che, in virtù della legge contro “il tentativo di omosessualità”, merita il carcere. Tuttavia, l’aggressore è stato rilasciato dopo 48 ore, senza nessuna accusa a suo carico.

“Non ho parole”, ha affermato Alice Nkom, l’avvocata più anziana del foro di Yaoundé, ai microfoni dell’emittente internazionale francofona TV5Monde, “non riesco tutt’ora a vedere il video. Abbiamo toccato il fondo dell’abominio. Da quando ⦗lə  politichə, ndr⦘ hanno presentato l’omosessuale del Camerun come un subumano, uno scarto del creato divino, tuttə si sentono in diritto di castigarlə ⦗le persone LGBTQIA, ndr⦘”.

Alice Nkom. Foto di Johannes Eisele/AFP/Getty Images

Alice Nkom. Foto di Johannes Eisele/AFP/Getty Images

Le associazioni e le persone LGBTQIA del Camerun, però, si sono fatte sentire. CAMFAIDS, un’associazione per i diritti delle persone queer, intersex e trans, ha fatto riaprire il caso con l’accordo di Sara, sporgendo denuncia per molestie sessuali, percosse, maltrattamenti degradanti e disumani. Stavolta, la polizia si è mostrata molto più disponibile e, al termine dell’indagine, ha arrestato un sospettato, che il 25 febbraio 2022 è stato giudicato colpevole e condannato a una pena di sei mesi di carcere.

Pur riconoscendo che molto probabilmente nessuna delle altre persone coinvolte nell’aggressione verrà mai processata e condannata, Michel Togue, l’avvocato di Sara, ha dichiarato che questa sentenza stabilisce che in Camerun la violenza contro una persona a causa del suo orientamento sessuale o della sua identità di genere non è accettabile.

La violenza omolesbotransfobica non è mai accettabile, in nessun luogo al mondo. Ma in un paese in cui, secondo Human Rights Watch, la polizia ha arrestato in soli due mesi 27 persone (tra cui un minorenne) per il semplice fatto di essere ciò che sono, questa condanna ha creato un precedente – sperando che sia il primo di una lunga serie.

 

Stefano Duc
©2022 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di Engin Akyurt da Unsplash

 

Stefano Duc: “Nato a Firenze e laureato in lingue straniere e scienze della comunicazione, ho iniziato a fare attivismo nel 2020, mettendo a disposizione dell’associazione Il Grande Colibrì la mia passione per la scrittura giornalistica. > leggi tutti i suoi articoli

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