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Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, mentre parlava ad un comizio del suo Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Adalet ve Kalkınma Partisi, AKP), ha dichiarato guerra alle “mode perverse” che vorrebbero “distruggere l’istituzione della famiglia nel paese”.

Il presidente turco Tayyip Erdogan

Il presidente turco Tayyip Erdogan, Turchia, 7 ottobre 2023. © Foto fi Murat Cetinmuhurdar / Reuters

Tecnicamente, l’omosessualità non è un reato in Turchia, ma la società non è aperta verso le persone LGBTQIA+, e la situazione, che fino a pochi anni fa, almeno nei grandi centri urbani, poteva definirsi “accettabile”, facendo della Turchia una sorta di “zona sicura” per le persone LGBTQIA+ della zona mediorientale, negli ultimi anni è decisamente peggiorata, con parate come il Pride che hanno subito una crescente repressione da parte delle forze dell’ordine.

Erdoğan ha categoricamente dichiarato:

“Non riconosciamo gli LGBT”.

Qualsiasi cosa possa significare “riconoscere” il mondo LGBTQIA+.

“Chiunque riconosca gli LGBT può andare a marciare con loro. Noi siamo la parte politica che tiene salda l’istituzione familiare, e che promuove il suo valore”.

 

"Birlikte Güçlüyüz", Siamo più forti insieme.

“Birlikte Güçlüyüz”, Siamo più forti insieme. ©Foto di Ansa

Non è la prima uscita del genere fatta da Erdoğan: poche settimane fa, ha fortemente criticato la scelta dei colori fatta dalle Nazioni Unite in occasione del summit sullo sviluppo sostenibile, in quanto, secondo lui, rappresentavano “i colori LGBT”. “Una delle cose che mi ha dato più fastidio – ha detto – è stato entrare all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e vedere i colori LGBT ovunque”.

Sede delle Nazioni Unite a New York City

Sede delle Nazioni Unite a New York City, 18 settembre 2023. ©Foto di Mike Segar / Reuters

In realtà, si trattava di una decorazione grafica multicolore in tema con l’evento.
Durante la recente campagna elettorale, per le elezioni parlamentari e presidenziali che si sono svolte la scorsa primavera, Erdoğan aveva nuovamente pescato nella sua retorica omofobica per richiamare la Turchia più tradizionalista, accusando l’opposizione di essere “pro LGBT” e promettendo di “seppellire” nelle urne elettorali le “deviazioni” sostenute dalle altre aree politiche.

La vittoria di Erdoğan ha quindi causato un aumento della paura da parte dei membri della comunità LGBTQIA+ locale, in quanto si teme sia un restringimento delle libertà civili da parte delle autorità, sia un aumento delle violenze omofobiche che si vedrebbero in qualche modo legittimate dalla vittoria elettorale della coalizione composta dall’AKP e dai nazionalisti di estrema destra del Partito del Movimento Nazionalista (Milliyetçi Hareket Partisi, MHP).

 

Alessandro Garzi
©2023 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di Ansa

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