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La Conferenza regionale africana su popolazione e sviluppo dello scorso fine settimana, promossa con il sostegno dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite, ha approvato alcune linee guida che dovrebbero segnare il futuro del continente, comprese la riaffermazione dei diritti dell’uomo sanciti dalla dichiarazione universale, un documento sui diritti della donna ed uno su diritti e benessere del bambino. Sulla gran parte dei testi presentati è stato raggiunto un accordo unanime, ma alcune espressioni, considerate troppo omofile, hanno spinto stati come il Ciad e il Congo a respingere taluni paragrafi come quello in cui si parlava di diritti “senza distinzione di genere” e obiezioni simili sono giunte dall’Eritrea e dalle Comore (daily-mail.co.zm). Ma fortunatamente, sia pure con lentezza, qualche piccolo tassello sembra spostarsi…

Il presidente del Ghana , John Dramani Mahama (nella foto), in visita alla Kennesaw State University negli Stati Uniti è stato intervistato dal Marietta Daily Journal (mdjonline.com) rilasciando dichiarazioni di sorprendente apertura sulla questione dei diritti LGBT e difendendo il diritto all’integrità delle persone, indipendentemente dal loro genere. Mahama, che pure è stato molto prudente sull’appoggio a leggi che garantiscano diritti alle coppie omosessuali, ha anche aggiunto che “malgrado l’ostilità delle persone riguardo questo tema, io credo che le leggi debbano prevalere“, lasciando più di una speranza su un intervento quantomeno a salvaguardia della vita e dell’incolumità delle persone.

Altrettanto, se non più, sorprendente (ma in negativo) è stata la dichiarazione del più alto funzionario dell’Unione Europea per le relazioni con l’Africa: Nick Westcott in un dibattito pubblico ha affermato che l’Europa dovrebbe smetterla di dare all’Africa lezioni in tema di diritti LGBT, perché potrebbero danneggiare il mercato, cosa grave poiché l’Europa è il primo partner d’affari del continente e l’istituzione più generosa a livello di donazioni.

Incidentalmente Westcott ha anche ripreso un argomento già sollevato da diversi attivisti gay africani: che troppe pressioni, cioè, possano essere controproducenti. Ma con le sue parole ha comunque contraddetto le linee guida concordate nel giugno scorso dai ministri degli esteri dell’Unione, che s’impegnavano a “promuovere attivamente e proteggere i diritti delle minoranze sessuali” che, come dimostrano diversi omicidi (come quello di Eric Ohena Lembembe in Camerun; ilgrandecolibri.com), sono particolarmente a rischio (euobserver.com).

Nel frattempo, a parte la buona nuova (tutta da verificare) del Ghana, da altri paesi africani prosegue uno stillicidio di notizie una più triste dell’altra. Dai due presunti gay arrestati per aver avuto un rapporto sessuale nell’auditorium di una chiesa in Nigeria (sunnewsonline.com) al presidente del Gambia che nel discorso di indirizzo alle Nazioni Unite accusa gli omosessuali di essere una sciagura ancor più letale di tsnunami e terremoti (ibtimes.co.uk). Dai locali pubblici vietati ai gay in Camerun (ipstelevision.net) agli accusati di omosessualità in Zambia ancora in carcere dopo cinque mesi poiché il procuratore è assente (76crimes.com), che è solo una delle oltre quaranta violazioni di diritti subite nel paese dalle persone LGBT negli ultimi sei mesi (76crimes.com).

E in questa cornice nemmeno il Sudafrica , unico stato continentale dove i diritti LGBT sono riconosciuti, è immune da qualche ombra: se a Soweto, infatti, il recente Pride è stato una festa di pace e di colori (mambaonline.com), a Pretoria è stato un misto di celebrazione e di paura (timeslive.co.za). E a Johannesburg è andata anche peggio, visto che la festa dell’orgoglio gay non è nemmeno stata celebrata ma è stata rinviata per le minacce giunte alla manager dell’organizzazione Kaye Ally (mambaonline.com). E proprio in questi giorni in Sudafrica si sta discutendo della presunta discriminazione avvenuta nell’esercito ai danni di giovani che sarebbero stati rifiutati come reclute a lungo termine a causa del loro orientamento sessuale (ewn.co.za).

Intanto, come già negli anni scorsi (ilgrandecolibri.com), anche questo 10 ottobre in Algeria una protesta silenziosa e a lume di candela ricorderà i diritti LGBT negati con una iniziativa giunta ormai alla settima edizione che si chiama TenTen proprio per il giorno scelto in cui celebrarla. Con una candela accesa alla finestra delle case si manifesterà per i diritti civili, con l’intento di rendere sempre più luminosa e visibile la notte che avvolge le speranze omo e transessuali del paese maghrebino (alouen.org).

 

Michele
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