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I gay hanno cambiato casacca politica? Questo quesito è diventato una delle situazioni striscianti del dibattito pubblico, in un contesto più generale di erosione delle identità politiche tradizionali e di spettacolari riallineamenti elettorali. Il politico olandese Pim Fortuyn, omosessuale dichiarato (cosa che l’ha tenuto lontano dai partiti che sostenevano i “valori familiari tradizionali”), alla fine della sua vita fece una svolta populista radicale, attaccando l’islam e la volontà degli immigrati di non integrarsi.

Il suo assassinio agli inizi degli anni 2000 ha aperto un nuovo ciclo politico all’interno delle destre radicali, ma anche un’evoluzione ideologica innegabile tra un elettorato che fino ad allora aveva giudicato con ben poca benevolenza i partiti nazional-populisti e l’estrema destra. Ormai Geert Wilders nei Paesi Bassi e le estreme destre di altri paesi sanno considerare con attenzione il ruolo strategico dell’elettorato LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali). Ma è importante essere prudenti e attenti alle sfumatura, dal momento che questo tema può dare facilmente vita a caricature pericolose.

La comunità svolta a destra

Flashback. Negli anni ’70 il Front homosexuel d’action révolutionnaire (Fronte omosessuale d’azione rivoluzionaria; FHAR) permise alla rivendicazioni gay di convergere con le crescenti aspirazioni libertarie e progressiste che si erano rivelate nel 1968. Da allora, però, il contesto è decisamente cambiato: a cavallo degli anni 2000 il legame tra le persone LGBTQIA e la sinistra si è sfaldato. Una cosa è certa: il fenomeno della possibile svolta a destra preoccupa da quando si è manifestato con le scelte politiche di Pim Fortuyn. È un fenomeno interessante e importante, da situare nel contesto più ampio dell’evoluzione ideologica delle nostre società. Ma l’osservazione di questo fenomeno deve emanciparsi dal sospetto di voyeurismo che accompagna i cambiamenti all’interno delle comunità LGBTQIA.

Molti libri suscitano dibattiti, controversie, anche vere e proprie polemiche. È il caso, per esempio, del libro di Didier Lestrade (“Pourquoi les gays sont passés à droite”, Perché i gay sono passati a destra; Seuil 2012, 144 pp.) [Il Grande Colibrì], ma anche di quello di Jasbir Puar (“Terrorist Assemblages: Homonationalism in Queer Times”, Assemblaggi terroristici: l’omonazionalismo in tempi queer; Duke University Press 2007, 368 pp.) e dell’opera molto polemica di Joseph A. Massad, discepolo e figlio spirituale di Edward Saïd (“Desiring Arabs”, Il desiderio degli arabi; University of Chicago Press 2007, 472 pp.). È un tema complesso, in cui bisogna assolutamente dare la precedenza alle sfumature, e non ad affermazioni dogmatiche che negano un fenomeno che, invece, esiste.

L’effetto Marine Le Pen

L’Institut Français d’Opinion Publique (Istituto francese d’opinione pubblica; IFOP) segue assiduamente lo sviluppo del posizionamento politico dei gay francesi e anche della società francese nei confronti dell’esistenza, delle rivendicazioni e dei diritti delle persone LGBTQIA. Nel gennaio 2013, cioè al culmine del movimento Manif pour tous (manifestazione per tutti, contro le nozze tra persone dello stesso sesso), l’IFOP ci spiegava che “il 60% delle persone intervistate si dichiara favorevole al matrimonio per le coppie omosessuali, ma solo il 46% è favorevole al diritto ad adottare per le coppie gay”. I diritti delle persone LGBTQIA hanno fatto progressi nella società francese? D’altra parte, dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, l’universo mentale e la visione del mondo si sono modificati, anche per le persone LGBTQIA.

passaggio fascisti

François Kraus, autore di vari studi dai contenuti istruttivi per IFOP, ha scritto: “Misurata per la prima volta volta dall’IFOP nel 2011, l’attrazione di alcune persone gay, bisessuali o lesbiche per il Front National (Fronte nazionale, FN) è aumentata da quando Marine Le Pen è arrivata alla testa del partito. Infatti un’indagine realizzata nel 2013 mostra che la percentuale di elettori che esprimono la propria vicinanza all’FN non solo è superiore nella popolazione omosessuale e bisessuale (16%) che in quella eterosessuale (13%), ma è cresciuta di più tra omo e bisessuali (+7 punti da marzo 2011 a ottobre 2013) che nel resto dell’elettorato (+4 punti nello stesso periodo).

“Più recentemente, un’indagine del Centre de Recherches Politiques de Sciences Po (Centro di ricerche politiche dell’Istituto di studi politici di Parigi; CEVIPOF) su una parte della popolazione omosessuale (solo chi è sposato o pacsato, cioè circa una persona omosessuale su tre) ha confermato il successo della formazione di Le Pen all’interno dell’elettorato gay: al primo turno delle elezioni regionali del 2015 gli elettori sposati omosessuali hanno votato a favore delle liste FN un po’ più frequentemente (32,5%) degli elettori sposati eterosessuali (29%)” [per maggiori dettagli: Il Grande Colibrì].

Cos’è l’omonazionalismo?

Uno dei cambiamenti principali della visione del mondo occidentalista risiede nel fatto che questa visione sempre più integra alcune nuove tematiche sociali per opporre l’Occidente liberale a un Oriente caricaturale e percepito come “barbaro” (in quanto si ritiene che opprima popolazioni e minoranze che in Occidente godono invece di maggiori diritti rispetto al passato). Ecco allora che emergono le problematiche legate al femminismo o al movimento gay internazionale.

In particolare, Jasbir Puar si è impegnata a criticare la “propaganda di guerra gay” dell’Occidente, frutto, secondo lei, dello shock rappresentata dagli attentati dell’11 settembre sulla società americana. Allacciandosi al filone dei “cultural studies”, alla loro parte più profonda, Jasbir Puar analizza l’evoluzione del discorso occidentalista o neo-conservatore alla luce dell’integrazione, in quello che lei definisce come “omonazionalismo” [Il Grande Colibrì], di movimenti un tempo marginali e dediti a criticare l’eteronormatività. In questo modo molto gay americani si sono ritrovati a far parte della propaganda bellicista e sono stati reintegrati nella comunità nazionale americana attraverso l’adesione all’idea secondo cui l’Occidente (e gli Stati Uniti in particolare) farebbe la guerra a un Oriente oscurantista.

omonazionalismo

Una nuova visione binaria

Così in “Terrorist Assemblages” si concentra sulle nuove realtà del movimento gay negli Stati Uniti e tenta di analizzare le grandi trasformazioni delle rappresentazioni collettive e delle mobilitazioni dei movimenti gay negli USA legate, in particolare, all’11 settembre. Lo shock immenso creato da questi attentati tanto spettacolari quanto drammatici, le cui immagini sono state trasmesse senza sosta dalle TV, e il trauma di vedere una delle metropoli del mono occidentale colpita in pieno da aerei dirottati hanno avuto un’influenza profonda sull’immaginario delle società occidentali.

Secondo questa ricercatrice, sembra che la società americana stia assistendo alla collusione tra “omosessualità” e “nazionalismo americano”, cioè a una mutazione molto forte della percezione che gli Stati Uniti hanno delle minoranze sessuali. La visione binaria del mondo potrebbe, infatti, aver “riabilitato” alcune persone gay e lesbiche (non tutte, è importante sottolinearlo) all’interno della comunità nazionale americana. È questo che si intende per “omonazionalismo”.

Integrati e normalizzati

Quando ci si interroga sull’adesione crescente delle persone LGBTQIA a partiti di estrema destra o sulla maggiore apertura di questi partiti alle preoccupazioni di questi cittadini, quello che è importante non è la ricerca di una ipotetica “lobby gay”, ma piuttosto si dovrebbe fare attenzione e analizzare il mutamento ideologico e la tentazione occidentalista di un numero crescente di nostri concittadini. Su questa questione è da poco uscito “Manifeste contre la normalisation gay” (Manifesto contro la normalizzazione gay; La Fabrique 2017, 144 pp.), un libro di Alain Naze serio e ricco di sfumature, che pone una nuova domanda: alla base della svolta a destra e della crescente adesione dei gay all’occidentalismo, potrebbe esserci il processo di “normalizzazione” legato in particolare al “matrimonio per tutti” o al “coming out”?

Se si dà retta all’autore, questo processo priverebbe i gay della capacità di resistere all’integrazione e alla normalizzazione prodotte dal capitalismo contemporaneo. L’invocazione di Pasolini è infatti inseparabile da una critica radicale del potere normalizzatore del capitalismo contemporaneo, mentre la vita gay, all’epoca del poeta italiano, creava spazi non riconosciuti di libertà. Ciò che dice Alain Naze riguarda la capacità del capitalismo non tanto di trasformarci tutti in esponenti della destra, quanto di schiacciare anche la minima fessura di libertà e dissenso. In questo senso, interrogarsi sulla svolta a destra delle persone LGBTQIA, al di là della risposta fornita, ci conduce a un senso e a una discussione più vasti.

Gaël Brustier per Slate
ricercatore in scienze politiche
traduzione di Pier Cesare Notaro
foto: elaborazione da chtfj21 (CC BY-SA 2.0)
Il Grande Colibrì / elaborazione da Natasha Sinegina (CC BY 4.0)
©2018 Slate – Il Grande Colibrì

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5 Comments

  • Gino ha detto:

    Come fa notare libé il libro di Alain Naze non parla assoluatamente delle lesbiche ma solo di gay e non tiene assolutamente conto della tragedia che ha attraversato la comunità gay con l’Aids che ha avuto un certo effetto sulla voglia di ottenere diritti come le unioni civili o il matrimonio. Del resto era una delle principali battaglie d’Act Up all’epoca. Lestrade lasciamo perdere nel suo libro ti racconta che se non ha trovato un compagno musulmano è per colpa della Repubblica francese. Ha tentato invano di convincere Robin Campillo a non proiettare 120 battiti al minuto in Israele al festival LGBT. Non capisco perché su questo sito si continua a considerare come scontati questi termini come omonazionalismo o imperialismo gay, quando ormai sono state fatte le critiche all’essenzialismo di tali termini, alla Puar e a Massad che addirittura accusa i gay e lesbiche che si definiscono come tali nel mondo arabo come traditori, come se la culture araba dovre restare immutabile all’ora di internet e come se fosse sempre stata “pura” e priva del binarismo occidenatale che tra l’altro e molto più recente rispetto a quello che dice la Puar. Io credo che la storia del movimento LGBT+ tra qualche hanno guarderà con un occhio molto critico questa mania di accollare il prefisso omo a cose orribili o percepitate come tali (omo-imperialismo, omo-nazionalismo, omo-liberismo) ma siamo l’unica comunità che crea e/o accetta questi termini colpevolizzanti da sola senza nemmeno il concorso degli altri. Se domani un ricercatore si inventa omo-antisemitismo vi va bene ? Vi consiglio di leggere la critica di Bruno Perreau “Queer Theory: The French Response” che mette in evidenza le incoerenze e gli errori di Massad e Puar e soprattutto le loro sbagliate previsioni. I dibattiti sul matrimonio gay di questi anni sono stati un confronto in occidente con i fondamentalisti cristiani non come credevano loro uno scontro tra “noi” e “loro” (i musulmani).

    • Il Grande Colibrì ha detto:

      Si possono leggere e commentare opere di autori condividendole completamente, in parte o per nulla. E se domani un ricercatore si inventasse il termine “omo-antisemitismo” e offrisse qualche spunto di riflessione ne saremmo sicuramente interessati, condividendole completamente, in parte o per nulla le conclusioni, chissà.
      P.S.: avrò sicuramente ragione lei sul fatto che su questo sito “si continua” a considerare scontato l’espressione “imperialismo gay”, ma ci spiega come facciamo, dal momento che non l’abbiamo mai usata in più di 7 anni?

      • Gino ha detto:

        Invence secondo me è problematico utilizzare categorie che possono essere oppotune per Stati o correnti di pensiero, ma non per minoranze che non hanno nessuno stato dove sono maggioritaire. Vedo comunque che ci sono siti che riprendono queste teorie accusando la “lobby gay”. Tutto ciò non annuncia nulla di buono

        • Il Grande Colibrì ha detto:

          Quindi non si deve parlare di qualcosa perché altri siti ne potrebbero approfittare per parlare di “lobby gay”? A parte che parlano di “lobby gay” riprendendo tutt’altre teorie, ma le vie dell’autocensura sono davvero infinite…

  • Massimo Battaglio ha detto:

    Scusa
    Posso quasi condividere fino a “LGBTQIA”. Arrivato lì, mi piglia il nervoso e divento di destra.
    Ciao

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