Skip to main content

Il nuovo governo israeliano ha avuto la fiducia della Knesset1 giovedì 29 dicembre: nasce il governo più a destra nella storia di Israele. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, già incriminato per corruzione, torna al potere con un’alleanza con l’estrema destra religiosa e nazionalista.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu

Il primo ministro israeliano designato Benjamin Netanyahu, 29 dicembre 2022. © foto di AMIR COHEN / AFP

Diamo un’occhiata ad alcuni personaggi che compongono la squadra dei ministri.
Itamar Ben Gvir (partito: Potere Ebraico) ministro della Sicurezza nazionale. È stato allievo di Meir Kahane, un rabbino razzista il cui partito anti-arabo Kach fu dichiarato illegale. Ben Gvir, fino a qualche anno fa, teneva appesa a casa sua una foto di Baruch Goldstein, il terrorista che nel 1994 massacrò 29 palestinesi che pregavano nella Tomba dei Patriarchi a Hebron. Nel 2008, fu visto prendere a calci una donna trans durante un pride.

Quando i giovani acclamano Ben Gvir, cantano:

“I vostri villaggi [dei palestinesi] dovranno bruciare”.

Ben Gvir avrà il controllo delle forze di polizia e si sta già adoperando per garantire l’immunità legale ai militari, proibire la bandiera palestinese nelle istituzioni educative e instaurare la pena di morte per terrorismo.

Bezalel Smotrich (partito: Sionismo Religioso), ministro delle Finanze e ministro della Difesa. Ebreo ortodosso, nato e cresciuto lui stesso in colonie israeliane nelle alture del Golan e in Cisgiordania, ha militato per la legalizzazione di avamposti israeliani nei territori palestinesi occupati. Secondo l’accordo di coalizione, Smotrich controllerà l’Amministrazione civile nei territori occupati. Il governo ha già elaborato un piano per facilitare e sostenere, anche da un punto di vista finanziario, la costruzione di colonie israeliane in Cisgiordania, annunciando che gli ebrei avrebbero un “diritto naturale” a tutte le terre bibliche di Israele, di cui si favorirà l’annessione “nei limiti degli interessi nazionali e internazionali”.
Inoltre, altri membri del partito di Smotrich spingono perché le imprese private siano libere di rifiutare di prestare i loro servizi sulla base delle loro convinzioni religiose: come ha detto uno degli uomini del partito, il proprietario di un hotel dovrebbe poter rifiutare di ricevere una coppia gay, per esempio.

Avi Maoz (partito: Noam) ha l’incarico di vicepremier e fonderà una nuova “Autorità per l’Identità Nazionale Ebraica”. Anche lui esponente integralista dell’ebraismo ortodosso, ha definito il pride di Gerusalemme “una vergogna e una disgrazia”.

Jerusalem Pride Parade

Jerusalem Pride Parade. © foto di Ohad Zwigenberg / haaretz.com

Maoz dirigerà l’unità del Ministero dell’istruzione che supervisiona e finanzia le attività extra-curriculari nelle scuole: gite scolastiche, progetti, approfondimenti, incontri con associazioni… momenti ideali per trasmettere, al di fuori del programma scolastico, una cultura identitaria, di fanatismo religioso e anti-LGBTQ+.

UNA DESTRA SDOGANATA TRA GIOVANI E LGBTQ+

Il risultato elettorale rivela una società che scivola sempre più a destra, dove nazionalismo e razzismo avanzano più in fretta e diversamente rispetto alle società europee. Se la vittoria della destra in Italia è spesso attribuita al peso demografico e politico delle vecchie generazioni e all’astensionismo di quelle giovani, in Israele i dati parlano di una realtà più inquietante: secondo uno studio dell’Israel Democracy Institute, il 70% dellə giovani ebreə israelianə tra i 18 e i 24 anni si identifica nella destra. Già nelle elezioni del 2021, il 7% di questa fascia di età aveva votato per il Partito Sionista Religioso, mentre per la fascia over 65 la percentuale si abbassa al 3.4%.

Tra i sostenitori della destra, c’è anche un numero non trascurabile di persone LGBTQ+. Pur sentendosi ostracizzate dal resto della comunità, che le vede come “traditrici” della loro stessa causa, queste persone a volte rivendicano come un segno di progresso il fatto che il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere non condizioni le loro scelte politiche. O comunque, si sentono disposte a mettere in secondo piano le loro rivendicazioni in quanto LGBTQ+ rispetto alla questione nazionale che avvertono come prioritaria. O ancora, vogliono negoziare con le leadership di destra per far progredire lentamente le questioni di genere e sessualità, facendo notare che anche Ben Gvir e Smotrich hanno smorzato i toni rispetto al passato. Ecco le parole di un uomo gay di Potere Ebraico:

“Dal mio punto di vista, la questione dei diritti LGBTQ ad oggi si riduce a: devo fare un viaggio all’estero per sposarmi, invece di poter sposarmi in Israele. Per me, problemi come introdurre lezioni sul genere a scuola, o se ci si può registrare come queer o persona non binaria sulla carta di identità, sono robe eccentriche. Non hanno a che vedere con i diritti LGBTQ basilari. Secondo me, ci sono problemi più urgenti: espellere gli infiltrati [i richiedenti asilo], la sicurezza personale, l’identità ebraica dello stato, un’economia di destra”

LE VOCI DELLA CONTESTAZIONE

Diversamente la pensano le migliaia di persone che hanno bloccato le strade di Tel Aviv la notte di giovedì, sventolando bandiere arcobaleno, mentre altrettanto affollate di manifestanti in protesta erano le strade di Gerusalemme fuori dalla Knesset durante il giuramento del governo.

Delle organizzazioni LGBTQ+ israeliane hanno già trovato modi creativi di mobilitarsi: il gruppo che organizza ogni anno il pride di Gerusalemme ha dato alla raccolta fondi per l’evento il nome “Avi Maoz” (il politico omofobo di Noam) e deciso che invierà al politico una lettera di ringraziamento ogni volta che riceverà una donazione per il pride. Nel giro di 48 ore, sono arrivate 700 donazioni – e altrettante lettere a Maoz. L’associazione Israel Hofsheet ha offerto consulenze e cerimonie di matrimonio gratis per le coppie lesbiche – anche se, ricordiamo, Israele non riconosce le unioni civili e quindi queste coppie dovranno fare una cerimonia anche all’estero per essere ufficialmente riconosciute.

La maggior parte delle voci d’opposizione considera il nuovo governo un grandissimo pericolo, la fine della possibilità che Israele si affermi come stato democratico, laico e liberale. Ma qualche altra, più rara, voce israeliana nutre una speranza paradossale: che proprio un politico come Ben-Gvir sia la speranza per Israele. Secondo il giornalista Gideon Levy, quello della democrazia liberale era uno specchio per le allodole che permetteva allo stato israeliano di commettere impunemente, di fronte alla comunità internazionale, crimini di apartheid contro lə palestinesi. Perciò, di fronte a un politico esplicitamente razzista come Ben-Gvir, la comunità internazionale potrebbe finalmente scuotersi. Perché di fronte alla bancarotta morale e politica di Israele, il cambiamento può venire, secondo lui, solo da una reazione ferma della comunità internazionale.

Anche gran parte del mondo dell’attivismo palestinese vede una sostanziale continuità tra questo governo e le politiche coloniali israeliane sin dalla fondazione dello stato.

Con l’elezione del nuovo governo, che da questo punto di vista “mostra al mondo il vero volto del sionismo”, si sarebbe arrivati a un “momento di verità per la Palestina”.
Ma questa “verità” potrà portare a esiti migliori della “finzione”?

IL SOSTEGNO DI FRATELLI D’ITALIA

Se si guarda dalle parti nostre, la reazione della comunità internazionale non lascia sperare. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è congratulata con Netanyahu, promettendo collaborazione per assicurare “stabilità e pace in Medio-Oriente”.

Del resto, il Partito dei Conservatori europei, guidato dalla Meloni, è alleato del Likud di Netanyahu. Fratelli d’Italia ha ribadito più volte il suo sostegno a Israele, che il deputato Edmondo Cirielli ha definito “l’unica democrazia esistente attualmente nel Medio-Oriente”. Anzi, spesso il sostegno a Israele viene usato da FdI per provare la loro estraneità al fascismo e all’anti-semitismo.
Ma fino a quando la parola “democrazia” potrà coesistere indisturbata con razzismo e discriminazioni ormai così esplicite?

 

Simone Spera
©2022 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da foto di AMIR COHEN / AFP

 

  1. Il parlamento israeliano

Leave a Reply