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Malgrado il governo di Narendra Modi non sia sicuramente il più progressista e progredito tra quelli che hanno gestito la situazione dell’India negli ultimi anni, forse dovremo in futuro riconoscergli un merito che potrebbe essere epocale per il rispetto delle minoranze sessuali e la lotta alle discriminazioni di genere. E se la legalizzazione dell’omosessualità non è nemmeno all’orizzonte, il rispetto delle persone lesbiche e gay, così come il rispetto dell’autodeterminazione delle donne, potrebbe essere meno lontano per gli adulti di domani.

Il Ministero della salute e del benessere familiare, in collaborazione con il Fondo per le popolazioni delle Nazioni Unite, ha predisposto per oltre 160mila educatori in tutto il paese un manuale, “Saathiya” (Compagno) che presenta l’omosessualità come un fatto normale e che dice che quando una ragazza dice di no a una proposta, quella risposta significa no. “Nonostante l’espansione dei mezzi di comunicazione, ci sono molte domande senza risposta nella mente dei giovani nei villaggi. Il progetto affronterà queste domande. Stiamo anche parlando di cambiamenti nel modo di comportarsi e di pensare” ha spiegato il segretario Chandra Kishore Mishra.

Nel manuale e nel video che costituiscono parte del materiale vengono fatti a pezzi molti luoghi comuni: un ragazzo può piangere, può cucinare e occuparsi di design, esattamente come una ragazza può amare i vestiti considerati maschili ed essere interessata a attività e giochi generalmente associati agli uomini, e soprattutto deve essere libera di decidere, senza che i suoi “no” vengano interpretati dall’interlocutore.

Il materiale affronta anche molte questioni dedicate alla salute: si parla di fumo, alcol e dipendenze, ma soprattutto si affrontano temi “scabrosi” come quello delle malattie sessualmente trasmissibili, offrendo informazioni sui diversi metodi di contraccezione, sia per maschi che per femmine, e consigliando la masturbazione come forma di sesso sicuro. Ci sono poi tutte le cose da sapere sull’interruzione di gravidanza, che per le ragazze minorenni può essere fatta solo con il consenso di un tutore o dei genitori.

La pecca maggiore del progetto è che agli educatori non sono destinate risorse: questo significa che non riceveranno alcun compenso per l’addestramento da parte del Ministero della salute, eccetto abbonamenti a riviste o ricariche per cellulari, il che potrebbe forse indurli a non essere adeguatamente motivati nel diffondere queste importanti informazioni [The Indian Express].

Accanto alle istituzioni, anche la pubblicità sembra accorgersi che nel paese c’è qualcosa da cambiare e attraverso spot sempre più coraggiosi e sempre più politically correct va ad attaccare molti luoghi comuni dell’immaginario collettivo indiano: dalla parità delle donne, con le campagne sempre più decise del tè Tata, al rispetto delle relazioni tra persone dello stesso sesso, ormai frequenti negli spot televisivi.

E anche se forse è legittimo lo scetticismo del documentarista Paromita Vohra (“Io non credo davvero che il mercato dei brand sia diventato realmente conscio: si tratta di un semplice sfruttamento di una relazione che si è creata tra alcune comunità di persone ed alcuni marchi”), l’effetto non può che essere benefico, tanto più in un paese in cui il 40% della popolazione ha meno di vent’anni, anche se da parte di molti si teme che la riduzione di un messaggio importante a campagna pubblicitaria rischi di rendere meno significativo il contenuto stesso del messaggio [Quartz India].

Ma se la pubblicità interviene a rendere più forte una serie di informazioni già fornite dagli educatori, con le linee guida date dal Ministero, forse l’effetto può essere quello di rafforzare un messaggio di rispetto che le abitudini e le leggi ancora non riescono ad approvare.

 

Michele
©2017 Il Grande Colibrì

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