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Molti di noi sono a conoscenza del fatto che Israele, in materia di diritti degli omosessuali, è uno stato piuttosto aperto e avanzato: non si celebrano matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma sono riconosciuti quelli contratti all’estero, la gente di sente libera di esprimere la propria sessualità senza temere discriminazioni e anzi artisti che in patria venivano perseguitati, come il poeta iraniano Payam Feili, cercano accoglienza nel paese.

Le accuse dei rabbini

Tutto questo, però, non vale se sei un ebreo ultraortodosso. Ancor meno se sei un membro della Knesset (il parlamento di Israele) e appartieni al settimo partito più grande della nazione. The Times of Israel il 13 settembre riporta la storia di Yigal Guetta, che dopo essere finito dentro una bufera per aver partecipato alle nozze gay del nipote, è stato costretto a dimettersi dal ruolo di parlamentare di Shas nella Knesset. Shas (acronimo di Shomrei Sfarad, ovvero “Guardiani dei sefarditi”) è appunto uno dei partiti più votati dagli ultraortodossi, anche perché si occupa della realtà dei cosiddetti ebrei mizrahim, gli ebrei orientali, che provengono fondamentalmente dai paesi arabi e mediorientali.

In maniera molto semplicistica, secondo i rabbini membri del partito Yigal Guetta si sarebbe macchiato della colpa di una “pubblica profanazione dei cieli”: in quanto rabbino e conoscitore della legge ebraica, avrebbe dovuto disapprovare le nozze del nipote, ricordandogli che la Torah proibisce i matrimoni omosessuali, perciò gli altri membri si sono adoperati a scrivere una lettera pubblica richiedendo l’espulsione immediata di Guetta da Shas.

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Guetta, da parte sua, ha preferito dimettersi, forse per non mettere in difficoltà Aryeh Deri, leader del partito e ministro degli interni, ricevendo per questo gesto le lodi di quest’ultimo, che gli ha poi anche assicurato che avrebbe potuto, in futuro, ricoprire altri ruoli all’interno del partito.

La versione di Guetta

Yigal Guetta racconta in maniera un po’ più dettagliata e sentita la sua versione. L’uomo ha infatti ricevuto una telefonata dalla sorella che gli annunciava che lo avrebbe fatto felice con una bella notizia: il matrimonio del proprio figlio. Il politico non ha avuto nemmeno il tempo di congratularsi che si è ritrovato a parlare personalmente con il nipote, il quale gli ha chiesto che fosse lui a celebrare le nozze. Guetta ha risposto che non capiva la richiesta e che esistono figure preposte e qualificate per officiare il rito, ma il nipote ha voluto aggiungere dell’altro: “Sono gay e sposerò un uomo”. “Ora ci capisco ancora meno” è stata la risposta dello zio, il quale però, pur non potendo celebrare, ha partecipato al matrimonio con tutta la famiglia, non mancando di ricordare ai propri figli che la Torah vieta questo tipo di unione.

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Le reazioni all’accaduto sono state immediate: i partiti del centro e della sinistra hanno condannato l’atteggiamento di Shas e dei rabbini nei confronti di Guetta. Yair Lapid del liberale Yesh Atid (C’è un futuro) scrive su Twitter: “Guetta è un eccellente membro della Knesset e amico. È triste che in Israele nel 2017 un membro della Knesset sia costretto a dimettersi perché ha partecipato al matrimonio di due persone che si amano”. Zehava Gal-On, presidentessa del socialdemocratico partito Meretz, chiede invece che Guetta sia riammesso nella Knesset, perché secondo le leggi israeliane un membro non può essere espulso, ma perde il diritto di essere rieletto in futuro, e soprattutto perché ritiene che l’uomo abbia compiuto semplicemente un gesto di umanità.

Oltre politica e religione

Guardando a questa vicenda con uno sguardo più ampio si può vedere una cosa semplicissima: la storia di uno zio e dell’amore per il proprio nipote. Un amore che lo mette in difficoltà perché va contro ciò che la società ebraica ortodossa in cui la famiglia è cresciuta impone. È la storia di un uomo che si trova combattuto tra il riconoscere che la felicità di una persona che trova l’amore non si può condannare, e il doverlo fare a causa del suo ruolo, non solo familiare ma anche istituzionale.

È naturalmente un controsenso partecipare al matrimonio del nipote, spiegando però ai proprio figli che l’omosessualità è proibita: un uomo che ha fatto uno “strappo alla regola” (se così vogliamo definirlo) per il nipote, non potrebbe farlo se fosse necessario, a maggior ragione, per i propri figli? Eppure questa è una storia molto comune, la storia di chi crede in certe idee limitanti, omofobe e in qualche modo razziste “perché è sempre stato così”, “perché ci sono cresciuto”, “perché mi è stato insegnato”, fino al momento in cui queste stesse idee non finiscono per ferire qualcuno che ci è caro. E allora ci si trova di fronte al grande dubbio che poi spalanca tutte le porte: “Cosa c’è di sbagliato in qualcosa che è amore?”.

 

Elena
©2017 Il Grande Colibrì

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